Si sono appena conclusi i lavori di pulizia e manutenzione straordinaria del Giardino romantico del Palazzo Reale di Napoli. Questo intervento avvia un più ampio progetto di restauro e manutenzione dei giardini, diretto dall’architetto paesaggista Marco Ferrari.
Durante il periodo della chiusura dei musei e luoghi della cultura per l’emergenza sanitaria in zona arancione, l’accesso gratuito al Giardino romantico è stato comunque sempre garantito, offrendo ai visitatori un’area che ha consentito di mantenere vivo il legame tra il Palazzo e la città. Si tratta infatti di un raro e prezioso polmone verde nel cuore di Napoli, a disposizione degli abitanti del quartiere.
A progetto ultimato, il giardino sarà interessato dalla messa a dimora di specie storicamente documentate e adeguate ai nuovi scenari ambientali e fruitivi e tutti potranno contribuire al suo restauro e al suo arricchimento.
Da domenica 16 maggio è stato riaperto al pubblico il Giardino pensile, nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid e con ingressi contingentati. La visita guidata, della durata di circa 40 minuti, prevede un’introduzione alla storia del palazzo e l’accompagnamento diretto al Giardino dove, passeggiando sotto eleganti berceaux, tra profumi di agrumi, si raggiunge la fontana centrale da cui si gode un’incomparabile vista sul Golfo di Napoli, col Vesuvio sullo sfondo, fino alla penisola sorrentina e all’isola di Capri.
Le visite sono previste, ogni domenica (ore 11:00 – 11.45 – 12:30) con prenotazione obbligatoria su coopculture.it, con un costo di 5 euro a persona, più il prezzo del museo (€ 6:00, ridotto € 3, 00), in gruppi di massimo 15 persone.
Il Giardino Romantico risale al 1842, quando il botanico tedesco Friedrich Dehnhardt lo ideò nella grande piazza del maneggio del Palazzo, a seguito dell’abbattimento di alcuni edifici. Affacciano sul giardino il foyer del Teatro di San Carlo e la Biblioteca Nazionale, inaugurata nel 1927, per la quale l’architetto Camillo Guerra progettò un accesso da via San Carlo, realizzando una scalinata e un viale rettilineo, attraverso il giardino ottocentesco.
Il Giardino è disegnato con aiuole sinuose nelle quali trovano dimora piante autoctone ed esotiche: tra lecci, bagolari, cedri dell’Himalaya, pini domestici e alti palmizi spiccano i due maestosi esemplari di Ficus magnolioides, con imponenti radici colonnari che giungono a terra e un Pinus canariensis, la cui presenza in Italia è attestata dal 1822 a opera dello stesso Dehnhardt, che lo acclimatò e riprodusse nell’antico Hortus Camaldulensis di Napoli.
Il primo nucleo del Giardino pensile risale all’epoca vicereale, verso la metà del XVII secolo; durante il regno di Carlo di Borbone il giardino si estese a tutto il fronte a Mezzogiorno. L’assetto attuale venne definito all’epoca di Ferdinando II, nell’ambito della ristrutturazione del palazzo progettata da Gaetano Genovese (1838-58). In tale occasione il giardino fu collegato con un ponticello in ghisa al nuovo vestibolo di snodo tra l’Appartamento di etichetta e quello privato; a ovest esso prosegue con un terrazzo che consente l’affaccio anche sulla piazza del Plebiscito.
In tempi recenti il Giardino pensile è stato oggetto di un complesso intervento di restauro, concluso nel 2018, che ha interessato sia gli aspetti architettonici e strutturali, sia la componente botanica con l’inserimento di agrumi, rose e iris.