Middle East Now 2021 – Festival di cinema arte e cultura medio orientale
Middle East Now torna a Firenze dal 28 settembre al 3 ottobre, con un programma sfaccettato di cinema, documentari, arte, mostre, musica, food, incontri e progetti culturali in senso più ampio. È questo un festival che da sempre si caratterizza per una forte attenzione all’attualità, al racconto dei fenomeni più nuovi e vibranti delle culture e delle società del Medio Oriente contemporaneo, che oggi più che mai hanno bisogno di essere approfonditi.
(Re)-Aligning Perspectives è il tema di questa edizione: Dopo l’immenso impatto di una crisi globale, in cui la nostra quotidianità è stata ed è interrotta con forza, sentiamo la necessità di un reset, un riallineamento e una nuova scansione delle nostre vite. Oggi più che mai siamo desiderosi di cose semplici, capaci di dare conforto alle nostre vite. E mentre ci avventuriamo verso ulteriori incertezze e in un periodo di transizione, il cinema, la fotografia, le arti visive in generale ci forniscono un rifugio: uno spazio di significato e d’ispirazione condivisi e reciproci, un’opportunità per riconsiderare le nostre vite e (ri)allineare le nostre prospettive. Middle East Now vuole contribuire a dare un segno, presentando titoli e progetti speciali in cui questo tema sarà affrontato in maniera trasversale.
In programma l’anteprima di 42 film premiati nei migliori festival internazionali: 19 cortometraggi, 33 anteprime italiane, 4 anteprime internazionali, 2 anteprime europee. Un viaggio cinematografico che tocca i paesi dell’area mediorientale, sempre di più al centro dell’attenzione della politica e dei media internazionali. Storie forti, personaggi, temi d’attualità nei titoli più recenti da Iran, Iraq, Kurdistan, Israele, Palestina, Egitto, Emirati Arabi, Kuwait, Afghanistan, Siria, Algeria, Marocco, Tunisia, Algeria, faranno conoscere al pubblico le culture e le società di questi paesi, con una prospettiva che cerca di andare oltre i pregiudizi e i luoghi comuni con cui spesso vengono rappresentati.
Sarà una 12esima edizione sia di proiezioni ed eventi fisici, al Cinema La Compagnia, al Cinema Stensen e in altri spazi cittadini – in sala, con tutte le precauzioni e garantendo al pubblico tutta la sicurezza necessaria – sia con proiezioni online, sulla speciale sala virtuale Più Compagnia in collaborazione con MyMovies, che darà la possibilità a un numero ancora più alto di spettatori di vedere i film in anteprima.
Tra i focus del programma cinema:
Afghanistan sotto i riflettori, con storie che raccontano di un paese da sempre al centro di una situazione storica e geopolitica molto complessa; e poi il focus “Filming Catastrophe” in collaborazione con la piattaforma libanese Aflamuna, che a partire da una serie di film di autori libanesi e non solo, riflette su come la creatività araba reagisce ai disastri e apre spiragli di guarigione e speranza per il futuro.
Focus Afghanistan: “Challenges and Perspectives”Un percorso tematico all’interno del festival, un festival nel festival, che diventa un viaggio in Afghanistan attraverso una selezione attenta di film e documentari, talk, libri, incontri con testimoni d’eccezione, che ci accompagnano dentro un paese che sta vivendo un’evoluzione politica e sociale drammatica. Un programma che vuole raccontare da vicino – attraverso le testimonianze di registi e artisti che da quel paese provengono, e di giornalisti ed esperti – le tante sfaccettature della società e del popolo afgano, e la complessità dello scenario geopolitico che vi ruota attorno. Il focus va oltre il Cinema e si estende a una selezione di libri dedicati all’Afghanistan presentati nel bookshop, alla musica presente in sala, agli eventi food, ai talk in programma durante la settimana del festival.
Tra i film in programma Osama di Siddiq Barman (Afganistan, Giappone, Irlanda, 2003), capolavoro assoluti del cinema afgano, storia di una bambina che durante la dominazione talebana, per continuare a lavorare e salvare la famiglia dalla miseria, su consiglio della madre decide di travestirsi da maschio per passare inosservata e non essere discriminata. Il pluripremiato documentario Kabul, City In The Wind di Aboozar Amini (Afghanistan, Paesi Bassi, 2018, 88′), ritratto intenso e intimo di Kabul vista attraverso la vita quotidiana di due bambini e di un autista di bus, i loro sogni e le loro paure, sullo sfondo di una città distrutta dal potere politico e religioso. E ancora The Forbidden Strings di Hasan Noori (Iran, Afghanistan, 2020) su quattro giovani immigrati afgani in Iran, che hanno formato una rock band e sono decisi a esibirsi in patria, scontrandosi con una dura realtà; The Silhouttes di Afsaneh Salari (Iran, 2020), emozionante spaccato di vita degli afgani emigrati in Iran, alle prese con mille discriminazioni. E tanti altri ancora…
Da segnalare – domenica 3 ottobre alle 11:30 – appuntamento finale dei Festival Talks “Afghanistan, dalla Repubblica all’Emirato dei talebani: quale futuro per il suo cinema e la sua cultura?”, con un panel d’eccezione: con Giuliano Battiston (giornalista e ricercatore, ISPI e Lettera22), Emanuele Giordana (giornalista e scrittore, Afgana e atlanteguerre.it), Alberto Tonini (Prof. Storia delle Relazioni Internazionali – Università di Firenze), e la partecipazione dei registi afghani Aboozar Amini, Dawood Hilmandi, Ilyas Yourish. Modera Luciana Borsatti.
Anche una Food Experience per conoscere la cultura afgana (giovedì 30 settembre – ore 20:00 al Cinema La Compagnia) dal tema “Ricette Sulla Via Della Seta. Profumi e sapori dell’Afghanistan”, per avvicinarci alla cultura di questo paese anche attraverso i suoi profumi e sapori.
“Filming Catastrophe”: la creatività araba reagisce ai disastri.
A questa edizione uno speciale programma di proiezioni curato da Aflamuna – piattaforma online basata in Libano che promuove il cinema arabo indipendente – che ci offre l’opportunità di riflettere su come la creatività araba abbia affrontato il disastro. Com’è possibile comprendere i disastri? Come li affrontiamo e come riusciamo a raccontare gli effetti che hanno sulle nostre vite? I film e documentari proposti, a partire da quelli di una serie di autori libanesi di grande profilo, ci offrono l’occasione per riflettere e forse anche per cercare speranze di guarigione e ricostruzione.
Tra i titoli in programma, gli short The Disquiet (Libano, Francia, 2013, 20′) e Untitled (To The Lebanese Citizens) (Libano, 2006, 3′) dell’artista e regista libanese Ali Cherri, Faces Applauding Alone di Ahmad Ghossein (Libano, 2006, 7′), Merely A Smell di Maher Abi Samra (Libano, Francia, 2007, 10′), (Posthumous) (Libano, 2007, 28′) di Ghassan Salhab, grande esponente del cinema d’autore libanese. Fino a Ma’loul Celebrates Its Destruction (Belgio, 1994, 30′) del regista palestinese Michel Khleifi, dedicato ai centinaia di villaggi palestinesi distrutti dal 1948. Fino al bellissimo Panoptic di Rana Eid (Libano, Emirati Arabi Uniti, 2017, 71′), saggio visivo e sonoro che nell’analizzare in profondità la dimensione sotterranea di Beirut parla in realtà della schizofrenia del Libano.
Tra i progetti speciali (vedi comunicato stampa dedicato):
La mostra di fotografia e video “Marrakech, In Times Of Stillness” del giovanissimo talento marocchino Tabit Rida, fotografo autodidatta, che si terrà al MAD Murate Art District dal 29 settembre al 20 novembre 2021, a cura dell’artista libanese a cura di Roï Saade. Rida è sceso in strada per documentare la sua città natale, Marrakech, in questo momento storico senza precedenti: mentre l’industria del turismo, principale fonte di reddito per la città, è stata pesantemente colpita dalla pandemia, Rida ha colto l’occasione per fotografare i numerosi cambiamenti e osservare la realtà spesso trascurata di Marrakech, al di là del turismo e della folla.
La mostra di illustrazioni Watermelon After Lunch dell’artista di origini kuwaitiane Zahra Marwan, sulla complessità dell’essere mediorientale in una realtà e un paese completamente diverso. Le illustrazioni di Zahra, evocative e ironiche al tempo stesso, sono una delicata combinazione di pensieri casuali, piccoli ricordi del passato e immagini sognanti, e raccontano tanto della complessità della sua condizione: del sentirsi straniera ovunque si trovi e al tempo stesso a suo agio, abbracciata dalla sua vita in New Mexico ma con un cuore Kuwaitiano. Sarà visibile dal 28 settembre al 3 ottobre al Cinema La Compagnia (Via Camillo Cavour, 50/R), e dal 30 settembre al 6 ottobre alla galleria Cartavetra (Via Maggio 64R Firenze)
Medioriente A Fumetti – Volume #2, una serie di talk e workshop con gli autori, per osservare il Medio Oriente da un punto di vista diverso dal solito. E ancora la libreria-installazione e il programma di Talk e presentazioni sui temi caldi del Medio Oriente oggi.
Highlights programma cinema: ecco alcuni dei film in anteprima al festival
Dall’Egitto il closing night film ZIP-IT di Anicee Gohar
Si preannuncia una serata finale davvero speciale quella di questa edizione, con un film in anteprima europea e tanti ospiti. Il film di chiusura sarà ZIP-IT di Anicee Gohar (Egitto, 2021), il film sullo stilista 26enne Mohanad Kojak, astro nascente della moda egiziana lanciato dal reality show Project Runway. “Zip it” racconta le sfide che un giovane ed eccentrico creativo deve affrontare in una società in cui tutto ciò che non è convenzionale è considerato controverso. Segue la sua vita ordinaria ma al tempo stesso fuori dal comune, e mostra la resilienza necessaria per avere successo nonostante tutto. Un ritratto affettuoso di un personaggio affascinante, fatto da una giovane regista egiziana, Anicee Gohar, che è anche una sua cara amica. Ospiti speciali della closing night saranno proprio la regista e il protagonista del film Mohanad Kojak.
Dall’Arabia Saudita, l’anteprima europea di Cue: Saudi Arabia’s Electronic Music Underground (Arabia Saudita, 2021, 60′) di Ramadan Alharatani e Talal Albahiti, in cui i due registi – fondatori del festival MDL Beast, il più grande evento di musica e arte che si è mai svolto in Arabia Saudita, la cui prima edizione 2019 ha avuto un pubblico di 400.000 persone – raccontano in prima persona la nascita della scena underground della musica elettronica. DJ sauditi come Baloo, Vinyl Mode e Dish Dash hanno operato nell’ombra per la maggior parte della loro vita, organizzando party illegali in casa e producendo musica elettronica audace, ispirata alla scena globale. A partire dal 2017, il loro mondo è cambiato quando una serie di riforme sociali sono state avviate nel paese, inaugurando una nuova era di creatività. In questo film raccontano candidamente le loro storie, con un accesso senza precedenti, e come sono riusciti ad andare avanti in una società ultra-conservatrice fino al loro nuovo status di celebrati pionieri musicali.
Dall’Iran l’opening film “Radiograph Of a Family” e tanto altro
Ad aprire il festival uno dei documentari più belli dell’ultimo anno, Radiograph Of A Family (Iran, Norvegia, Svizzera, 2020, 82′) della regista Firouzeh Khosrovani. Storia della famiglia della regista e della lotta perenne dei suoi genitori tra laicità e ideologia islamica, e di una storia d’amore che va dallo Scià alla Rivoluzione Islamica, attraversa la guerra Iran-Iraq fino ai giorni nostri. Una famiglia divisa, una figlia combattuta. Attraverso fotografie, lettere e voci, la regista racconta la sua giovinezza, e la sua storia privata assurge a metafora dei cambiamenti della società iraniana negli ultimi quarant’anni, in un film bellissimo vincitore come Miglior Documentario al festival IDFA di Amsterdam.
Dall’Iran anche un’altra delle anteprime più attese di questa edizione: Hit The Road (Iran, 2021, 93′), film di debutto di Panah Panahi, figlio del celebre regista iraniano Jafar Panahi, vibrante road movie familiare girato sullo sfondo di un’aspra campagna iraniana, dove le risate si mescolano alle lacrime e alla musica ad alto volume, che ha debuttato con grande successo all’ultimo festival di Cannes. E dall’Iran e dal Kurdistan anche una serie di cortometraggi di giovani registi, microcosmi su piccole e grandi storie e sorprendenti spaccati di quotidianità. Come Messi di Mojtaba Rostami, su un ragazzino che si guadagna da vivere scavando tra i rifiuti, sognando però di diventare come il fuoriclasse argentino, oppure Haboob di Mahsa Samani, corto d’animazione con un morte messaggio ambientalista.
Sulla Siria riflettori accesi anche a questa edizione, con una serie di titoli potenti e straordinarie anteprime. Il pluripremiato documentario We Are From There di Wissam Tanios (Libano, 2020), che mette in discussione il concetto di “casa”, incentrato sui destini di due fratelli siriani, Jamil e Milad, che decidono di iniziare una nuova vita al di fuori della Siria, compiendo un viaggio di cinque anni documentato dal loro cugino Wissam. Sempre dalla Siria 9 Days In Raqqa (Siria, Francia, 2020) di Xavier de Lauzanne, film che ha debuttato a Cannes su un personaggio incredibile come Leila Mustapha, donna 30enne curda siriana che si batte come sindaco di Raqqa, l’ex capitale dello Stato islamico distrutta dalla guerra, per ricostruire la città, portare la riconciliazione e istituire la democrazia, in un mondo tutto di uomini. E poi il bellissimo e intenso Damascus Dreams di Émilie Serri (Canada, 2021, 83′), in cui il desiderio della regista di costruire un legame col suo paese devastato dalla guerra, si traduce in un documentario eccezionale e poetico, in cui collega le reminiscenze dei rifugiati alla sua storia familiare.
Anche la Palestina e il suo cinema avranno uno spotlight importante, con storie intense e talenti emergenti a raccontarle. Tra i titoli in programma il bellissimo cortometraggio The Present di Farah Nabulsi (Palestina, 2019, 25′), candidato all’ultima edizione dei Premi Oscar, protagonisti Yusuf e la figlia, che vanno ad acquistare un regalo di anniversario per la moglie, cosa che in Cisgiordania richiede molta pazienza e contrattazioni. Due documentari e due prospettive diverse: The Mayor di David Osit (Palestina, USA, 2020, 90′), una vera saga politica nella vita reale che segue Musa Hadid, il sindaco cristiano di Ramallah durante il suo secondo mandato, un ritratto di dignità in mezzo alla follia e all’assurdità di un’occupazione senza fine, che pone una domanda cruciale: come si gestisce una città quando non si dispone di un paese? E poi l’anteprima Palestinian Women: A Guide To Cultural Resistance di Mariette Auvray (Francia, 2020, 52′), da Gerusalemme ad Haifa, passando per Acre, Betlemme e Ramallah, in questo vibrante documentario attiviste, femministe, imprenditrici, artiste ci raccontano la loro cultura e identità, la loro vita quotidiana in un territorio tormentato dalla guerra.
E poi uno dei titoli di punta di questa edizione: 200 Meters (Palestina, Giordania, Qatar, Italia, Svezia, 2020, 96′), bellissima opera prima del giovane talento Ameen Nayfeh, premio del pubblico alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia. Protagonisti Mustafa e sua moglie Salwa, che provengono da due paesi palestinesi distanti solo duecento metri, ma separati dal muro. Questa strana situazione sta influenzando in negativo un matrimonio che altrimenti sarebbe felice. Un giorno Mustafa riceve la telefonata che ogni genitore teme: suo figlio ha avuto un incidente, e i duecento metri si trasformano in un’odissea di duecento chilometri.
Altre iniziative nel programma cinema:
New Perspectives from the Middle East and North Africa
Il documentario creativo visto da Close-Up
Una selezione di documentari work in progress di giovani registi, un’occasione unica per conoscere da vicino storie da Libia, Iraq, Palestina, Libano e Afghanistan. Una selezione curata da Sigal Yehuda, fondatrice e direttore esecutivo di Close-up, il programma che supporta registi emergenti di film documentari che si impegnano con le loro opere a rappresentare il dialogo, la lotta per la giustizia e la libertà nelle regioni del Medio Oriente e Nord Africa. A a questa edizione Close-Up presenta 5 progetti “work-in-progress”, che saranno mostrati in anteprima e raccontati dai loro registi al pubblico, per svelare i retroscena di come nascono film sul reale dalla grande attualità e forza creativa.
Iraqi Tales: Finding My Voice, Telling My Stories
Focus speciale sul cinema del regista iracheno Maythem Ridha
Evento-proiezione speciale pensata per Middle East Now, in cui il grande regista e fotografo iracheno Maythem Ridha condivide con il pubblico un viaggio attraverso i film che ha realizzato in Medio Oriente e Nord Africa, molto spesso in ambienti ostili. Un’occasione unica in cui mostrerà clip dai suoi progetti cinematografici (Domenica 3 ottobre, ore 14:30 – Cinema La Compagnia – 70′) condividerà esperienze, sfide e tecniche con cui ha raccontato storie che toccano il cuore e la mente del pubblico di tutto il mondo. Maythem si è formato in Iraq prima di fuggire con la sua famiglia in esilio in Inghilterra. I suoi film sono stati selezionati nei maggiori festival internazionali, distribuiti in sala e hanno vinto numerosi riconoscimenti e premi. è l’autore di Iraqi Tales, un insieme di originali storie per il cinema. Tra i suoi film: Drifting On The Wind è stato scelto da oltre 20 festival cinematografici internazionali, vincendo il Director’s Award a Hearts & Minds; a seguire, Al-baghdadi ha vinto il Gold Prize per il miglior film all’International Filmmaker Festival; Ali And His Miracle Sheep, l’ultimo film della sua serie Iraqi Tales, ha avuto la world première al Festival di Sheffield 2021 dove ha vinto il premio per il Miglior Film.
Focus “gulf Brush Strokes – Pennellate dal Golfo”
Torna anche il consueto focus sui Paesi del Golfo, a questa edizione in una nuova prospettiva: il Golfo viene dipinto attraverso le opere su carta e sullo schermo di due artiste che vivono lontano dai loro paesi d’origine. Laura Aimone, consulente del festival per i film dei Paesi del Golfo, propone la mostra “Watermelon After Lunch” di Zahra Marwan (presentata al Cinema la Compagnia e alla galleria Cartavetra – opening 30 settembre alle ore 18, alla presenza dell’artista) e il documentario “Jaddoland” di Nadia Shihab a suo completamento (Domenica 3 ottobre, alle 18:30/Cinema La Compagnia). Due artiste, dal Kuwait e dall’Iraq che, dall’altra parte del mondo, colorano dettagli delle loro terre d’origine. Talvolta bisogna essere un po’ più lontani per trovare la via verso quello che ci è più vicino.
Tornano L’audience Award del pubblico, il Best Off Award, e lo Staff Award
Oltre al nuovo premio istituito “Premio Cinema Iran e Afghanistan 2021”, tornano i premi che il festival assegna già: il “Middle East Now Audience Award 2021”, al miglior film votato dal pubblico, il “Best Off”, riconoscimento al miglior cortometraggio d’autore conferito da OFF Cinema, e il “Middle East Now Staff Award” al miglior corto o mediometraggio, assegnato dallo staff del festival.
Altre iniziative:
Il Bookshop dedicato al tema (RE)-Aligning Perspectives
Il festival presenterà una nuova edizione della sua libreria-installazione al Cinema La Compagnia, progettata dal gruppo di architetti Archivio Personale, e che si ispirerà al tema del festival, proponendo un viaggio letterario tra i romanzi e saggi che maggiormente esprimono il concetto di originalità di racconto di storie e prospettive di vita in Medioriente. La selezione sarà a cura di Chiara Comito, fondatrice di Editoria Araba, blog di riferimento per la narrativa dal mondo arabo, in collaborazione con Ponte 33, casa editrice specializzata in Iran e Afghanistan.
Festival Talks 2021 – Il Punto delle 19.30
Anche a questa edizione un programma ricco di conversazioni, dibattiti, presentazioni di libri e approfondimenti su temi forti e di attualità, curato da Giuseppe Alizzi, esperto di Medio Oriente, architetto e saggista. Il festival invita sul palco del Cinema La Compagnia esperti, autori, giornalisti, saggisti, fumettisti, artisti a parlare del Medio Oriente di oggi e di alcuni dei suoi temi d’attualità più caldi. (vedi comunicato stampa dedicato)
Per il programma e tutti gli aggiornamenti:
middleastnow.it