Otto progetti culturali, 86 volontari (di cui il 30% donne), 25 nazionalità. Sono i numeri con i quali si è concluso Eu-Voice, European Volunteering and Integration through Cultural Experience, il progetto europeo che ha visto la Toscana protagonista, grazie al Centro Servizi Volontariato Toscana, che ha avuto il ruolo di capofila delle altre realtà coinvolte: l’italiana Co&So, l’inglese Volunteering Matters, l’irlandese Meath Partnership e la greca Usb.
Obiettivo del progetto europeo, avviato a dicembre 2018, era quello di promuovere non solo la partecipazione dei cittadini immigrati, ma anche il volontariato in ambito culturale come luogo di integrazione tra popolazione immigrata e popolazione locale.
L’attuazione del progetto in Toscana ha visto il raggiungimento di ottimi risultati. Delle 91 persone che avevano iniziato il percorso, ben 86 appunto lo hanno portato a conclusione. Tra i Paesi di provenienza: Giordania, Nigeria, Mali, Ghana, Guinea Conacri, Gambia, Costa d’Avorio, Ciad, Etiopia, Pakistan, Nepal, Iran, Albania, Brazil, Marocco. Tra i partecipanti anche sei cittadini UE provenienti da Romania, Spagna e naturalmente Italia. Una trentina gli enti del Terzo Settore coinvolti sul territorio regionale.
Teatro, arte, riqualificazione urbana. Sono questi i settori che hanno visto il coinvolgimento dei 28 migranti durante la prima fase del progetto, che si è realizzata nel corso del 2019. A San Miniato (Pisa), con l’associazione Tra i Binari una ventina di stranieri, in prevalenza richiedenti asilo, insieme a volontari italiani, hanno contribuito all’organizzazione del XXI Festival del Pensiero popolare (agosto 2019) e sono stati protagonisti di uno spettacolo teatrale di strada.
Insieme agli Angeli del Bello, a Firenze, un gruppo di volontari, italiani e stranieri, hanno realizzato percorsi per la cura e la riqualificazione di palazzi e giardini. E sempre nel capoluogo toscano, i migranti si sono impegnati per consentire la riapertura di piccoli musei poco conosciuti.
La seconda fase del progeto, che si è conclusa questa estate, e che è andata avanti nonostante le difficoltà legate alla pandemia, ha visto coinvolte le città di Lucca, Pisa, Firenze, Pistoia e San Quirico D’Orcia.
Tra i progetti realizzati, mostre multimediali e fotografiche legate al tema dell’abitare. La prima esposizione a inaugurarsi è stata a Pisa, nell’Atrio di Palazzo Gambacorti: “Le città invisibili”, titolo ispirato alla poetica di Calvino. Si è trattato di una narrazione digitale artistica, audiovisiva e di fotografia. Dieci i protagonisti, coordinati da Cesvot e dal CSI Solidarietà “Abitare in città – storytelling a Pisa”: Natnael Brazzalotto, Sajan Chaudhary, Arturo Bortone, Anxhela Zhuka, Parsa Ghasemi, Naiara Aldana Julian, Younoussa Haidara, Tommaso Chiappelli, Jafar Talal Kamel Al Shishani, Angelica Pellegrini.
A Firenze, in collaborazione con l’associazione El-Mastaba, è stata realizzata la mostra “In viaggio. Segni, immagini e sogni del nostro abitare” presso il circolo Arci 25 Aprile: foto, racconti, installazioni, un documentario e anche una rivista con tante testimonianze e riflessioni sull’esperienza abitativa, tra un luogo di origine e uno in cui si studia, si lavora e si vive.
A Lucca, infine, i volontari hanno realizzato il recupero dell’archivio storico della Misericordia, fondata nel 1830: un patrimonio importante per la città contenente documenti, foto, arredi sacri e antiche attrezzature per svolgere le operazioni di soccorso e cura dei malati. Un team di dieci persone (tre migranti richiedenti asilo dall’Africa, una rumena e tre italiane), formato e affiancato da storici dell’arte ed esperti di restauro, si è impegnato ad archiviare, restaurare e riorganizzare opere e materiali cartacei, con l’obiettivo di “restituire” questa memoria alla comunità trasformandola in una piccola collezione da visitare.
Un momento conclusivo e di bilancio ha permesso di tirare le somme di tutti questi progetti. A metà luglio, infatti, una conferenza nazionale, in collaborazione con il Centro interdisciplinare Scienze per la Pace dell’Università di Pisa, ha messo intorno a una tavola rotonda virtuale tutti i partecipanti. Tra i vari interventi anche quelli di Maurizio Ambrosini, sociologo e docente al Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Milano, che ha affrontato il tema della partecipazione dei cittadini stranieri alle attività del volontariato e dell’importanza di questa opportunità per la costruzione di spazi relazionali, e l’economista Alessandra Venturini, docente all’Università degli studi di Torino e Jean Monnet Chair in European migration studies, intervenuta sugli effetti che l’accesso ai beni culturali ha sugli stranieri in termini di benessere psicofisico, autostima, socializzazione.
“Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti da questo progetto” commenta Pablo Salazar del Risco, responsabile per il Cesvot del progetto EU-Voice. “Abbiamo dimostrato che attraverso il volontariato culturale possiamo creare nuove opportunità per il nostro immenso patrimonio artistico, stimolando nuova coesione tra cittadini italiani e migranti che arrivano da Paesi stranieri. I risultati delle mostre, delle collaborazioni e degli spettacoli non si esauriscono con la fine del progetto, ma rimarranno stabilmente sul territorio e nel cuore delle persone che hanno partecipato, come viatico per il nostro futuro che inizia subito”.