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La Thuile: sui sentieri della storia, tra Cromlech millenari e antiche miniere

La Thuile: sui sentieri della storia, tra Cromlech millenari e antiche miniere

Sentieri immersi in una natura ancora intatta, boschi di conifere che abbracciano piccoli borghi e versanti scoscesi, impervi, audaci. E un territorio custode di un ricco patrimonio storico, archeologico e minerario.

Posta nella Valle del Piccolo San Bernardo, proprio al confine con la Francia e al cospetto dell’iconico massiccio del Rutor, La Thuile è un luogo in cui – inaspettatamente – si ammira e si ‘calpesta’ una rara testimonianza di interesse archeologico che da tempo calamita l’attenzione di appassionati e studiosi. Risale a un lontanissimo passato, come testimoniano i numerosi reperti ancora visibili e come si può constatare raggiungendo con una passeggiata questo luogo già anticamente scelto per la potenza energetica delle sue pietre e della sua montagna.

Un museo a cielo aperto

Il territorio di La Thuile era abitato sin dalle epoche più antiche, come testimonia ancora oggi uno dei rari cerchi megalitici presenti in Italia, di grande interesse storico e astronomico: un Cromlech, costituito da 43 pietre, a una distanza dai 4 ai 6 metri l’una dall’altra e con un diametro di 73 metri. In sintesi: uno spazio dedicato al culto,presumibilmente molto importante per la popolazione che l’aveva creato.

Nelle Alpi vicine al cielo, nel luogo in cui le rocce si vanno abbassando e si lasciano valicare, c’è un luogo sacro, in cui si innalzano gli altari di Ercole: l’inverno lo copre di una neve persistente; ed alza la sua testa bianca verso gli astri”. Così l’autore latino Petronio descriveva il misterioso Cromlech di La Thuile e, a distanza di duemila anni, quel ‘luogo sacro’ è ancora lì, a 2.188 metri, proprio sopra il Lago di Verney, in corrispondenza della linea di confine tra l’Italia e Francia. Anche se le leggende a riguardo si sono moltiplicate nei secoli, gli esperti di scienze astronomiche del nostro tempo concordano sul fatto che la misteriosa costruzione avesse funzione di tempio all’aperto e di osservatorio astronomico.

Secondo gli studiosi, c’era anche la presenza di una pietra molto più grande delle altre, un dolmen all’interno del cerchio, utilizzato per segnare la direzione del sole al solstizio d’estate (oggi andato perduto).

Il 21 giugno, infatti, il Cromlech offre uno spettacolo astronomico di grande impatto scenografico. Quando il sole tramonta dietro la sella del Lancebranlette – il monte che sovrasta il Cromlech – traccia un’ombra a semicerchio che abbraccia l’intera struttura megalitica lasciando in luce solo l’area sacra. Un fenomeno naturale brevissimo ma unico a queste altitudini.

Mezzo minuto da brivido puro, che da solo vale il viaggio.

Questo luogo, oggetto ancor oggi di studio, risale quasi sicuramente all’epoca preceltica (3.000 a.C.) e pare fosse la via di transito del Colle del Piccolo San Bernardo. Successivamente questa zona venne abitata dai Celti, dai Salassi e dai Romani, come testimoniano anche i resti di un tempietto gallico e due “Mansiones” di epoca romana che garantivano ristoro e pernottamento ai viaggiatori e agli animali che già nel I secolo a. C. percorrevano il valico come via verso le Gallie.

A rendere magica la zona anche la Colonna di Giove, alta quattro metri e visibile anche a grande distanza, sulla quale oggi sorge la statua di San Bernardo di Mentone, arcivescovo di Aosta, il cui nome evoca la divinità suprema dominante e onnipotente sulle cime alpine.

Che il Colle del Piccolo San Bernardo fosse un’importante via di transito è testimoniato anche dalla presenza dell’Ospizio, edificio fatto erigere intorno al 1.100 dallo stesso San Bernardo di Mentone. L’Ospizio, gestito negli ultimi secoli dai frati dell’Ordine Mauriziano, fu ripetutamente distrutto durante le guerre e abbandonato dopo il secondo conflitto mondiale. Oggi ospita l’ufficio internazionale di Informazioni Turistiche e il Museo della Storia del Colle, della Valdigne e della Savoia.

Tesori nascosti nel cuore della Terra

Lungo i numerosi sentieri che si dipanano nei boschi, tracciati nel verde e perfetti per riossigenarsi, si incontrano vecchi edifici, sfiati di gallerie e resti di infrastrutture che ricordano l’epopea mineraria di La Thuile.

Localizzate in luoghi molto panoramici, le miniere furono per anni fonte di ricchezza per il paese e parte integrante della sua storia e di quella dei suoi abitanti. I complessi minerari che si sono sviluppati qui sono due: uno legato all’estrazione di piombo argentifero e l’altro, quello più produttivo, finalizzato all’estrazione di antracite per la produzione di carbone.

Alcuni documenti testimoniano che l’estrazione mineraria cominciò già nel ‘500, mentre nell’800 nacquero le prime miniere di carbone a sfruttamento artigianale per favorire l’economia locale. È però a partire dalla seconda metà degli anni ’20 che, con l’investimento di ingenti capitali, si avviò un vasto programma di sfruttamento del minerale e La Thuile, da piccolo villaggio agricolo di montagna, si trasformò in un centro minerario fino a raggiungere l’apice estrattivo nell’immediato dopoguerra.

L’attività mineraria terminò nel 1966, quando a La Thuile avveniva una trasformazione radicale grazie allo sfruttamento di un altro elemento naturale, la neve, che le ha permesso di diventare l’importante località turistica internazionale che oggi tutti conosciamo.

Mondi sotterranei che si possono scoprire seguendo vari percorsi, da quelli più brevi di circa mezz’ora fino a quelli di più di quattro ore, accompagnati da guide professioniste, nei quali si possono osservare tracce delle rotaie che trasportavano i carrelli, gli ingressi dei cunicoli delle miniere di antracite e i ruderi dei rifugi dei minatori. Tra i più interessanti, quello che porta alla miniera Granier dove è possibile vedere l’argano che veniva utilizzato per issare – lungo un piano inclinato – il carbone estratto nei livelli di coltivazione sottostanti e indirizzarlo verso la stazione di partenza dei convogli per Arpy. Da qui, mediante teleferica, il minerale raggiungeva Morgex per le prime lavorazioni, per poi essere inviato alla fabbrica siderurgica della Cogne di Aosta.

Nella zona antistante alla galleria Granier si possono osservare anche i binari della ferrovia e i carrellini usati dai minatori per movimentare il minerale. Vicino alla miniera, un tavolo con panche in legno invita ad una meritata sosta per fare un piccolo spuntino e nel frattempo contemplare il panorama sul massiccio del Monte Bianco che si staglia proprio di fronte.

Accanto alle miniere, le fortificazioni sono la seconda grande testimonianza storica di La Thuile che in epoca sabauda era stata un importante baluardo contro le invasioni provenienti dalla Francia, mentre la presenza dei bunker è un ricordo delle cruente battaglie della Seconda Guerra Mondiale.

Informazioni:
Consorzio Operatori Turistici La Thuile
lathuile.it; info@lathuile.it