Se anche tu getti nell’umido stoviglie, piatti e altri imballaggi rigidi in plastica compostabile tirando un sospiro di sollievo perché si decomporranno “come una buccia di mela”, devi sapere che la verità è un’altra!
L’Unità Investigativa di Greenpeace ha scoperto che in Italia la maggior parte dei rifiuti organici (il 63% stando ai dati ISPRA) finisce in impianti che non sempre sono in grado di trattare efficacemente i materiali in plastica compostabile. Il resto finisce in altre tipologie di impianti in cui non è detto che le plastiche compostabili rimangano il tempo necessario a decomporsi. Risultato? Gran parte finisce in inceneritore o in discarica, in barba alla presunta “sostenibilità”.
Il nostro Governo è schiavo delle lobby industriali: continua a promuovere il monouso e la semplice sostituzione di materiali, che si trasformano in un boomerang per il Pianeta e anche per le casse pubbliche. L’Italia è infatti a rischio procedura di infrazione per aver aggirato la nuova direttiva europea sulla plastica monouso!
Servono regole rigorose a livello globale, vincoli per tutte le multinazionali e un impegno serio per fermare il traffico di rifiuti non riciclabili verso i paesi del Sud del Mondo.
Greenpeace ha lanciato una nuova Campagna per chiedere un intervento delle Nazioni Unite.
Firma la nuova petizione!
Dall’oceano antartico fino alle coste asiatiche, il viaggio della plastica tocca interi continenti, dalla produzione allo smaltimento.
Come se non bastasse, la plastica è dannosa ancora prima di entrare in commercio: il 99% viene prodotta da petrolio e gas fossile, minacciando anche il clima e la nostra salute.
Con la nuova Campagna di Greenpeace si vuole fare luce anche su un tema scomodo: oggi, una parte di ciò che separiamo e differenziamo correttamente nelle nostre case viene spedito in Paesi, come Turchia e Malesia non dotati di impianti di smaltimento adeguati, inquinando terra, fiumi e mettendo a rischio la salute della popolazione.
Anche per questo serve un intervento globale, che coinvolga tutti gli Stati sotto l’egida delle Nazioni Unite.
La battaglia contro la plastica si può vincere, ma non possiamo fermarci ora, altrimenti la daremo vinta a chi crede che con timidi impegni di facciata si possa mettere a tacere la coscienza dei cittadini.