A cena con Picasso. Tra arte e libertà, l’amicizia dell’autore di Guernica con Mario Bocchi
Il titolo della mostra “A cena con Picasso” è stato scelto per ricordare una cena memorabile avvenuta nel 1964 in Francia nella casa dell’artista e della moglie Jacqueline a Mougins alla quale parteciparono Mario Bocchi, Renato Guttuso con Mimise e lo storico dell’arte del movimento cubista Douglas Cooper. La particolarità di questo incontro conviviale, animato da un intenso dibattito sull’arte e la politica, è che l’artista e padrone di casa, solitamente restio a farsi ritrarre nella sua intimità famigliare, ha permesso a Mario Bocchi di scattare fotografie, di straordinaria rarità, del Picasso privato: tali immagini – che testimoniano il legame confidenziale e amichevole tra Bocchi, Picasso ed altri importanti artisti e intellettuali del Novecento – saranno esposte per la prima volta all’APE Parma Museo insieme a documenti inediti autografati e ad alcuni disegni artistici raccolti e conservati dalla Fondazione-Archivio Bocchi.
Tra i documenti più toccanti, il ricordo dei giorni indimenticabili che Bocchi ha trascorso in Francia da Picasso è fissato su un piccolo film amatoriale girato a passo ridotto dallo stesso Mario, una trentina di fotografie, ma anche disegni, lettere e dediche a lui indirizzate su oggetti, cartoline, materiali preziosi che raccontano l’intimità delle sue privilegiate relazioni con artisti e intellettuali dell’epoca.
Si potrebbe dire che l’incontro del destino tra Mario Bocchi e Pablo Picasso risale all’autunno del 1953, quando a Milano viene annunciato il più grande evento dell’arte dai tempi delle performance futuriste dei primi decenni del ‘900. Nei saloni di Palazzo Reale, ancora danneggiato dai bombardamenti del conflitto mondiale, sarebbe infatti stata aperta un’esposizione con alcune importanti opere di Pablo Picasso a far da cornice a Guernica, la tela del 1937 simbolo della Guerra di Spagna, proveniente dal Museum of Modern Art di New York dove era stata portata per evitare che fosse danneggiata dalla guerra o dagli occupanti nazisti.
Alla notizia dell’inaugurazione della mostra, il giovane Bocchi, animatore di un cineclub della sua città, attento lettore degli animati dibattiti culturali sull’arte su riviste e giornali nazionali, entusiasta e fremente di poter vedere, dopo anni d’attesa, le opere di Pablo Picasso, convince i compagni del circolo culturale a seguirlo nel suo viaggio a Milano. Lì, di fronte a Guernica, è catturato da un’emozione profonda. È difficile per lui, figlio di una famiglia proletaria, che non ha mai potuto coltivare interessi artistici, comprendere appieno quell’opera così diversa, così semplice e insieme così complessa, ma non ne è intimorito. È un uomo deciso, ha comandato degli uomini nella guerra di Liberazione, ha visto paesi e villaggi distrutti, bruciati dalla furia nazista, vittime innocenti. C’è qualcosa di Guernica, forse il possente urlo d’accusa contro ogni brutalità, che gli toglie il fiato. Da quel momento, si rende conto che la passione per l’arte sarebbe stata la linea guida della sua esistenza ed è fortemente deciso a conoscere colui che gli ha cambiato la vita e la visione del mondo, Pablo Picasso.
Innamorato dell’arte, coi suoi risparmi inizia a comprare disegni e tele: Birolli, Guttuso, Sironi, Morandi, Soldati, Rosai, Severini. In quel periodo i collezionisti d’arte sono cosa rara. Si contano in Italia sulle dita di due mani e Mario Bocchi è uno di loro. Nel tempo la sua casa diventa luogo d’incontro di artisti, intellettuali, scrittori, cineasti: da Renato Guttuso a Ennio Morlotti, da Carlo Levi a Guido Piovene, da Valerio Zurlini a Bernardo Bertolucci. E così, il 25 ottobre del 1961, in occasione dell’ottantesimo compleanno dell’artista, Mario Bocchi corona il suo sogno: è invitato, tra gli ospiti della cerchia più ristretta dell’artista spagnolo, insieme a Renato Guttuso e Rafael Alberti.
Il racconto in mostra della privilegiata amicizia tra Mario Bocchi e Pablo Picasso offre lo spunto per affrontare anche un altro importante tema, quello delle grandi cene della storia dell’arte. Il titolo allude, infatti, all’importanza che i momenti conviviali e gli incontri informali hanno avuto nella storia dell’arte. Molte delle idee che hanno innovato o reinventato l’arte nel Novecento sono nate proprio da artisti, poeti e scrittori che, dandosi appuntamento nelle taverne, nelle osterie, nei bistrot o nei propri studi per bere e mangiare qualcosa, finivano per dare forma a nuove espressioni artistiche o inventare neologismi come, ad esempio, “cubismo”.
Una delle cene più celebri è stata proprio quella organizzata da Pablo Picasso nel 1908 nel suo studio parigino al Bateau-Lavoir per Henri Rousseau detto il Doganiere, tra i primi naïf, spesso vittima degli scherzi degli artisti d’avanguardia. I ricordi di quel banchetto vennero descritti negli anni a venire da Gertrude Stein, Maurice Raynal, Fernande Olivier e dallo stesso Picasso. La serata fu animata da Guillaume Apollinaire che, del tutto insensibile alla pittura di Rousseau, si burlava della verità inventando false attività lavorative del Doganiere. Il banchetto al quale parteciparono George Braque, Max Jacob, Alice Toklas e altri trenta invitati prese poi un’altra piega per la dignità mostrata dal Doganiere nel subire le burle e nel sostenere la qualità della sua arte.
Il tema delle cene tra artisti del secolo scorso sarà approfondito nell’incontro in programma il prossimo 24 maggio all’APE Parma Museo alle ore 17:30 con la presentazione del volume A cena con Picasso da parte dell’autore Giancarlo Bocchi.
“A cena con Picasso” è promossa da Fondazione Monteparma in collaborazione con l’Archivio Storico Bocchi.
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Pablo Picasso con Mario Bocchi – Foto di Renato Guttuso © Archivio Storico Bocchi