Il 14 Giugno del 1968 a Napoli, moriva il grande poeta Salvatore Quasimodo.
Nato a Modica (Ragusa) nel 1901, fu anche uno tra i più prestigiosi traduttori del suo tempo, traducendo molte liriche greche dell’età classica ed opere teatrali di William Shakespeare e Molière.
Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1959.
Si diplomò nel 1919 ed insieme a Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira (che divenne in seguito sindaco di Firenze) fondò il “Nuovo Giornale Letterario” nel quale pubblicò le sue prime poesie.
Si trasferì a Roma per gli studi universitari, ma per le sue precarie situazioni economiche interruppe gli studi ed intraprese varie attività lavorative.
Nel frattempo collaborò ad alcuni periodici ed intraprese privatamente studi di greco e latino.
Assunto al Ministero dei Lavori Pubblici, risolse i problemi economici e si dedicò più assiduamente all’opera letteraria.
Fu inviato a Firenze da Elio Vittorini che lo introdusse nell’ambiente letterario locale e favorendo la pubblicazione di sue poesie, che assunsero lo stile dell'”ermetismo”.
Nel 1930 pubblicò la sua prima raccolta di poesie e fino al 1938 ebbe occasioni di successive pubblicazioni e partecipò a vari premi.
Nel 1938 lasciò il Genio Civile per dedicarsi interamente all’attività letteraria.
Iniziò a lavorare per Cesare Zavattini in un’impresa di editoria ed iniziò la collaborazione con la rivista “Letteratura” (vicina all'”ermetismo”).
Nel 1939 iniziò le traduzioni dei lirici greci e nel 1941 venne nominato Professore di Letteratura Italiana presso il Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Milano.
Durante il periodo fascista collaborò con la rivista “Primato, Lettere e Arti d’Italia” dove collaboravano intellettuali di varia estrazione ed orientamento e si dedicò alle traduzioni del “Vangelo secondo Giovanni” ed episodi dell’Odissea.
Pur essendo antifascista non partecipò alla Resistenza.
Nel dopoguerra pubblicò raccolte di poesie d’impegno morale e sociale, continuò l’opera di traduttore e svolse attività giornalistica anche attraverso la “critica teatrale”.
Negli anni ’50 vinse importanti premi letterari che lo consacrarono alla fama nazionale e negli anni ’60 gli furono riconosciute lauree ad honoris causa dall’Università di Messina e da quella di Oxford.
Negli ultimi anni di vita compì viaggi in Europa e negli Stati Uniti per tenere conferenze e per letture pubbliche dei suoi poemi, ormai tradotti in varie lingue.
Nel 1968 mentre si trovava ad Amalfi per presiedere un premio di Poesia, venne colpito da ictus e morì.
Questa mia opera a seppia acquerellata è in suo omaggio e memoria.
Bruno Pollacci
Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa