da “Macro a Roma. Il prossimo direttore sarà scelto con un bando (alla fine hanno capito!)” di Massimiliano Tonelli – 14 giugno 2019, Artribune
A Roma sono fatti così, specie se sono grillini. Non è che sono cattivi, è che capiscono le cose con quei due\tre anni di ritardo. Oggi hanno capito che per fare un direttore di museo non devi prendere un tuo ex compagno di scuola che ti sta simpatico, ma devi selezionare un professionista con una procedura a evidenza pubblica. Ben svegliati…
continua…
L’affermazione “noi lo avevamo detto” è sempre molto antipatica, chiaro. Ma visto che non ci capita di ripeterla troppo spesso, allora una volta ogni tanto forse ci possiamo permettere il lusso. Questa è una di quelle volte. Si parla del museo Macro di Roma, del suo attuale direttore Giorgio De Finis e si parla di come questo spazio pubblico di cultura sia stato (mal)tratto dall’amministrazione grillina della Capitale. La scelta dell’assessore alla cultura della Capitale, Luca Bergamo – dopo alcune bizzarre decisioni tipo quella di trasformare il Macro in una location in affitto ospitante rassegne fuori luogo tipo quella sui Pink Floyd proveniente da Londra – fu di assegnare la direzione dello spazio ad una personalità assolutamente improbabile ma di fiducia e utile a tener buoni i consensi nell’area dell’ultra sinistra. Senza nessuna procedura ad evidenza pubblica, dunque, il Macro venne regalato ad un signore, Giorgio De Finis, che aveva l’unico merito di essere ex compagno di scuola di Bergamo stesso. I risultati, fallimentari, non tardarono a palesarsi.