Ad Asti dal 20 al 30 giugno torna AstiTeatro, lo storico festival di teatro nazionale e internazionale, con la direzione artistica di Emiliano Bronzino, giunto alla quarantunesima edizione.
AstiTeatro 41, con 10 giorni di festival in programma, più due giorni di anteprime, consolida la sua vocazione per la drammaturgia contemporanea, con 8 prime nazionali e numerose prime regionali, oltre a performance di attori e drammaturghi emergenti ed espressioni di artisti astigiani.
Tre le sedi principali, alle quali si aggiungono piazze e cortili come in una grande costellazione, che vengono svelate e aperte per poche occasioni all’anno, tra cui proprio AstiTeatro.
Tre chiese sconsacrate del centro storico di Asti sono gli affascinanti spazi riconvertiti a sale teatrali. Lo Spazio Kor in piazza San Giuseppe, già Centro Giraudi e prima ancora Chiesa di San Giuseppe, è un’architettura barocca che dialoga con la creatività contemporanea, all’esterno con l’opera “Lens Flare” di Valsania e Poletti, e all’interno con “La Macchina delle Illusioni”, un piccolo museo interattivo, ideato dallo scenografo Francesco Fassone, primo e unico spazio in Italia dedicato alla scenotecnica.
Il Diavolo Rosso di piazza San Martino dal 2000 è spazio multiculturale e ristorante dedicato al grande ciclista astigiano, Giovanni Gerbi, una volta chiesa di San Michele dall’architettura barocca.
L’ex Chiesa del Gesù al Michelerio, in corso Alfieri 381, palazzo al quale era annesso l’antico monastero delle Clarisse, era un luogo di culto progettato a metà del XVI secolo da Vincenzo Seregno, lo stesso ingegnere della Fabbrica del Duomo di Milano, che ancora oggi costudisce al suo interno l’affresco “La Gloria del Paradiso” del noto pittore astigiano Gian Carlo Aliberti. Saranno luogo di spettacoli anche piazza San Secondo e lo storico Teatro Alfieri.
Per informazioni e prenotazioni:
Biglietteria Teatro Alfieri (Asti) 0141 399057-399040
astiteatro.it
IL PROGRAMMA
Come anteprima del festival, sabato 15 giugno alle 18 i Narratempo condurranno il pubblico in un viaggio nelle vecchie osterie astigiane, che si concluderà alla Cascina del Racconto; domenica 16 giugno alle 18 allo Spazio Kor, all’interno del cartellone del festival “Babel – I 3 giorni del Diavolo”, andrà in scena “Overload“, spettacolo di Sotterraneo scritto da Daniele Villa e premiato con il Premio UBU 2018 e con il Premio Best of Be Festival di Birmingham, con Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini. È un esperimento di ipertesto teatrale: a partire da un discorso centrale, i performer offrono continuamente dei collegamenti a contenuti nascosti che innescano possibili azioni e immagini. Il pubblico ha la facoltà di rifiutare i collegamenti e continuare a seguire il discorso, oppure di attivarli, allontanandosi dal centro dello spettacolo e perdendosi in un labirinto di distrazioni, attraverso una rincorsa continua al frammento che è molto simile alla nostra esperienza quotidiana.
Giovedì 20 giugno il festival si apre alle 19 allo Spazio Kor con l’anteprima de “La notte è dei fantasmi“, il nuovo progetto people-specific ideato e diretto dalla regista Eleonora Pippo (vincitrice nel 2010 con il Mulino di Amleto della prima edizione del Premio Scintille con “Come fu che in Italia scoppiò la rivoluzione ma nessuno se ne accorse” di Davide Carnevali) che ha per protagonista un gruppo di ragazze e ragazzi di Asti. Nel tempo record di sette giorni questa compagnia locale temporanea parteciperà alla creazione di una performance originale ispirata all’omonima sceneggiatura del fumettista Ratigher con contributi video curati da Pier Paolo Ceccarini. Una festa tra tredicenni, una serie di telecamere che riprende in diretta tutto quello che accade. Questa la situazione in cui si ficca Zurlo, uno spregiudicato studente delle medie che per guadagnare qualche soldo vende le riprese della festa a un servizio online di guardoni. La notte però è dei fantasmi: tre smidollati cani sciolti e un fantasma ‘vero’ irrompono alla festa portando terrore e tensione nel gruppo di ragazzini costringendoli a guardare in faccia la paura più profonda. Migliaia di utenti, nascosti dietro i loro schermi, spiano senza muovere un dito…
Alle 22 in piazza San Secondo “Romeo e Giulietta, l’amore è saltimbanco” di Stivalaccio Teatro, con Anna De Franceschi, Michele Mori e Marco Coppelli, che cura anche la regia. Una rilettura del classico shakespeariano irriverente e scanzonata che coinvolge il pubblico in un divertente mix di trame, dialetti, improvvisazioni, duelli e pantomime con una macchina comica che sa rendere contemporanea una tradizione senza tempo.
Il 21 e 22 giugno, nei principali cortili del centro storico, spazio alla decima edizione di Scintille, il concorso nazionale che mira ad individuare nuove proposte teatrali, promosso dal Teatro Alfieri di Asti, in collaborazione con Tieffe Teatro Milano e la Fondazione Piemonte dal Vivo. Otto le compagnie in gara, che verranno selezionate da una giuria di esperti e operatori del settore entro il 10 maggio tra le proposte che stanno arrivando da tutta Italia. Al vincitore un premio di produzione e la possibilità di far circuitare lo spettacolo.
AstiTeatro 41 entra nel vivo domenica 23 giugno: alle 17 allo Spazio Kor il sipario si alza su “Hans e Gret“, spettacolo della Fondazione TRG Onlus scritto e diretto da Emma Dante, con Manuela Boncaldo, Salvatore Cannova, Clara De Rose, Nunzia Lo Prest e Lorenzo Randazzo. Emma Dante, autrice e regista palermitana tra i migliori talenti della scena contemporanea, con questa favola esplora il tema della famiglia e dell’abbandono attraverso una poetica di tensione e follia, nella quale non manca una punta di umorismo.
Alle 19 alla Chiesa del Gesù “Happy Hour” di Cristian Ceresoli con Silvia Gallerano e Stefano Cenci.Dopo aver vinto numerosi premi, tra cui l’oscar del teatro europeo al Fringe Festival di Edimburgo, e registrato un grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo con “La Merda”, Cristian Ceresoli presenta una sua nuova scrittura, lisergica e rock, dove Silvia Gallerano, già osannata interprete de “La Merda”, incarna la piccola Ado, una ragazzina affamata d’amore, mentre Stefano Cenci, interprete unico e potente, è suo fratello Kerfuffle. La regia è affidata alla sensibilità di Simon Boberg, regista danese di fama internazionale.
Alle 21 al Teatro Alfieri grande attesa per “Il sistema periodico“, con protagonista Luigi Lo Cascio (noto per le magistrali interpretazioni in film come “I cento passi” e “La meglio gioventù”), diretto da Valter Malosti, una produzione TPE dall’opera omonima di Primo Levi, testo a cura di Domenico Scarpa. Il sistema periodico è un punto dove si concentra tutta l’opera dello scrittore e tutta la sua biografia intellettuale. Le ventuno storie brevi che compongono il libro sono intitolate ciascuna a un elemento chimico, da Argon a Carbonio. È l’autobiografia di un chimico, o per meglio dire la storia di una passione e delle sue radici: fin dagli anni dell’università, fin da prima di Auschwitz, Levi ebbe il desiderio di raccontare la storia di un atomo di carbonio. Oggi, ascoltare uno dopo l’altro sulla scena quei ventuno racconti, ventuno giornate come in un decameron abbreviato, sarà una movimentata e sorprendente avventura.
Lunedì 24 giugno alle 20 allo Spazio Kor torna ad AstiTeatro Saverio La Ruina con “Masculo a Fìammina“, una produzione Scena Verticale, evento in collaborazione con l’associazione “La Città del Sole” di Asti. Un uomo semplice parla con la madre che non c’è più. Lui la va a trovare al cimitero. Si racconta a lei, le confida con pacatezza di essere omosessuale, “o masculu e fìammina cum’i chiamàvisi tu”, l’esistenza intima che viveva e che vive. Per lui scatta un tipico confessarsi del sud, al riparo dagli imbarazzi, dai timori di preoccupare. Forse con un piccolo indicibile dispiacere di non aver trovato prima, a tu per tu, l’occasione di aprirsi, di cercare appoggio, delicatezza. E affiorano memorie e coscienze di momenti anche belli, nel figlio, a ripensare certi rapporti con uomini in grado di dare felicità, un benessere che però invariabilmente si rivelava effimero, perché le cose segrete nascondono mille complicazioni, destini non facili, rotture drammatiche.
Alla 22 al Diavolo Rosso spazio a “Schianto“, l’ultimo progetto di Oyes, Premio Hystrio Iceberg 2018 e tra le nuove compagnie di rilevanza nazionale under 35 riconosciuta del Ministero dei Beni Culturali. Ideato e diretto da Stefano Cordella, con Francesca Gemma, Dario Merlini, Umberto Terruso, Fabio Zulli.
Lo schianto è la condizione di partenza della nostra generazione. Ogni personaggio dovrà fare i conti con la propria spinta vitale in equilibrio precario tra speranza e disincanto. La storia è un pretesto per far esplodere i rapporti tra i personaggi ed esplorare l’abisso del desiderio contemporaneo. Una serie di incidenti reali e metaforici porterà i quattro protagonisti a condividere ansie, paure e quel che resta dei sogni nell’epoca della disillusione.
Martedì 25 giugno alle 20 allo Spazio Kor Claudia Castellucci e Chiara Guidi presentano in prima regionale “Il regno profondo – Perché sei qui?“, una produzione Societas. “Perché sei qui?” è la prima di molte domande che due ‘luogotenenti’ arroccate su un podio si scambiano. Presidiano un luogo su cui sono arroccate, simbolo di fermezza circa il compito di difendere la logica del loro ragionare. L’unico motore, su cui tutto ruota, è la generazione continua di domande insaziate da provvisorie risposte. Il carattere scettico e vedovile del dialogo rifluisce in un mare comico che lascia perplessi. La forma di teatro scelta per questo spettacolo recupera il dialogo didascalico classico, per la rappresentazione di un mondo privo di peso, dove ‘non succede niente’, come si suol dire. La metrica delle frasi serve a conferire velocità crescente alle domande, e la ricerca idiomatica para-dialettale inventata da Chiara Guidi fa abitare in ambienti domestici e ‘bassi’ la loro risonanza. Le asprezze vernacolari tingono di sangue le vette glaciali di un ragionamento sofisticato che ridiventa primitivo e sfacciato.
Alle 22 alla Chiesa del Gesù prima nazionale per “Sangue del mio sangue“, di Riccardo Spagnulo liberamente ispirato a “Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello… ” di Michel Foucault con Simone Benelli, Tommaso Bianco, Matteo Di Somma, Maurizio Sguotti regia di Maurizio Sguotti, una produzione Kronoteatro e con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello e di AstiTeatro.
Nel nord della Francia di inizio Ottocento, avviene un fatto di sangue che sconvolge l’opinione pubblica: Pierre Rivière, appena diciottenne, si macchia dell’omicidio a sangue freddo di sua madre, della sorella e del fratello di pochi anni allo scopo di “liberare il padre” dalle sofferenze della famiglia. Chi era, dunque, Pierre Rivière? Un contadino semianalfabeta, un folle, un assassino, un liberatore, un prodigio, un mostro? Attraverso il teatro, si cercherà di mettere alla luce gli aspetti contraddittori e stridenti della vicenda ancora comuni della nostra realtà: il limite tra il ruolo di vittima e quello di carnefice.
Mercoledì 26 giugno alle 20 allo Spazio Kor Babilonia Teatri presenta in prima regionale “Calcinculo“, spettacolo di e con Enrico Castellani e Valeria Raimondi candidato ai premi Ubu come miglior novità italiana/ricerca drammaturgia e come miglior progetto sonoro/musiche originali.
È uno spettacolo dove le parole prendono la forma della musica e la musica prende la forma delle parole. Musica e teatro si contaminano e dialogano in modo incessante e vertiginoso. Viviamo un tempo ossessivo che le parole e le immagini non riescono più a raccontare da sole, la musica arriva in soccorso come una medicina e o una miccia esplosiva. “Calcinculo” è uno spettacolo che vuole fotografare il nostro oggi. Le sue perversioni e le sue fughe da se stesso. La sua incapacità di immaginare un futuro, di sognarlo, di tendere verso un ideale, di credere.
Alle 22 al Diavolo Rosso Giuseppe Pambieri sarà il protagonista della prima nazionale di “Un Edipo“, scritto e diretto da Nicola Fano.
In un luogo senza spazio e senza tempo, ma nostro contemporaneo, Edipo, accompagnato dalla figlia Antigone, ormai cieco e deluso da sé e dalla vita, incontra il figlio di Tiresia. Il ragazzo non vorrebbe farsi riconoscere ma è il vecchio Edipo a riconoscerlo, malgrado la propria cecità, e dunque a “smascherarlo”. Come se l’esperienza di vita (con il suo accumulo di sconfitte) fosse sufficiente a penetrarne i segreti. E alla fine proprio contro questa pretesa onnipotenza del vecchio Edipo si scaglierà il figlio di Tiresia, accusando il vecchio re decaduto di aver costruito un mondo dal quale la vitalità è esclusa.
Giovedì 27 giugno si prosegue alle 20 allo Spazio Kor con Marta Cuscunà e “Il canto della caduta“. La guerra è parte incancellabile del destino dell’umanità? È realisticamente possibile il passaggio da un sistema di guerre incessanti e di ingiustizia sociale a un sistema mutuale e pacifico? Il canto della caduta pone punti interrogativi propri anche del nostro tempo: una risposta, possibile, sta forse fra le pieghe di un’antica storia ladina, il mito dei Fanes, un regno pacifico di donne, distrutto dall’inizio di un’epoca del dominio e della spada. Uno stormo di corvi animatronici e una piccola comunità di bambini-pupazzo superstiti, ispirati alla street art di Herakut, sono i nuovi compagni di scena della straordinaria Marta Cuscunà, in un nuovo viaggio di resistenza.
Alle 22 alla Chiesa del Gesù prima nazionale per “Piccola Patria“, uno spettacolo di Lucia Franchi e Luca Ricci, con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori. Regia di Luca Ricci.
Un testo per tre attori, ambientato nel nostro presente, diviso in tre parti, cioè il giorno prima, il giorno stesso e il giorno successivo a un referendum locale dove si chiede agli abitanti di un luogo non specificamente identificato se vogliono staccarsi dall’Italia e proclamare di nuovo l’indipendenza della loro antica Repubblica. Ne emergono conflitti familiari e vari livelli di disgregamento, perché quando si rompe qualcosa, altri cocci si vengono a creare incidentalmente, e ogni lacerazione ne porta altre, anche nei rapporti tra le persone o interni alle persone stesse.
Venerdì 28 giugno alle 19 allo Spazio Kor va in scena in prima regionale “L’ombra della sera” di Alessandro Serra con Chiara Michelini, una produzione Teatro di Sardegna/Compagnia Teatropersona.
Lo spettacolo si ispira alla vita e all’opera di Alberto Giacometti il cui universo viene evocato con un racconto silenzioso ed essenziale, fatto di immagini e movimento. Un movimento che non corrisponde mai al puro spostamento, ma piuttosto a una qualità più profonda e intima. La struttura drammaturgica si compone a partire dalle opere dell’artista: forme precise da cui estrarre possibili qualità di movimento e corrispettivi frammenti di umanità da evocare. Il racconto si sviluppa attraverso un punto di vista femminile ispirato alle tre donne della sua vita: la madre Annetta, la moglie Annette e la prostituta Caroline. Sarà un ritratto dal vivo.
Alle 20:30 alla Chiesa del Gesù prima nazionale per “Le confessioni di Monica a Sant’Agostino“, uno spettacolo di Lorena Senestro, prodotto dalla Caduta, tratto da “Le Confessioni” di Sant’Agostino. Loredana Senestro dà voce alla madre di Agostino, Santa Monica, figura dibattuta e contraddittoria, che rivolge le sue confessioni al figlio invece che a Dio. La vita che narra è quella di una madre, apprensiva e severa, completamente dedita alla conversione del figlio primogenito al Cristianesimo. Un traguardo raggiunto faticosamente che le è valso la santificazione. Un figlio adorato più di Dio, un dialogo vivo, illuminato, che conduce gli spettatori ad una riflessione sui limiti e sulle speranze dell’esistenza.
Alle 22 alla Casa del Teatro 3 – L’Arcoscenico prima nazionale de “L’uomo più crudele del mondo“, scritto e diretto da Davide Sacco, con Mauro Lamanna e Gianmarco Saurino, prodotto da Teatro Bellini di Napoli e Teatro Vascello.
Una stanza spoglia, in un capannone abbandonato. I rumori della fabbrica fuori e il silenzio totale all’interno. Paul Veres è seduto alla sua scrivania, è l’uomo più cattivo del mondo, o almeno questa è la considerazione che la gente ha di lui. Proprietario della più importante azienda di armi d’Europa, ha fama di uomo schivo e riservato. Davanti a lui un giovane giornalista di una testata locale è stato scelto per intervistarlo, ma la chiacchierata prende subito una strana piega.
“Lei crede ancora che si possa andare avanti dopo questa notte… lei crede che questa vita domani mattina sarà la stessa che viveva prima?” dirà Veres al giornalista. In un susseguirsi di serrati dialoghi emergeranno le personalità dei due personaggi e il loro passato, fino a un finale che ribalterà ogni prospettiva.
Sabato 29 giugno alle 18 in Sala Pastrone “Emigranti” di Slawomir Mrozek, spettacolo con Besmir Haliti ed Endri Ahmetaj, diretto da Emiliano Palali e prodotto dall’associazione Dora e Pajtimit. È la storia di due profugi che si ritrovano vivere in un sottoscala in una capitale europea, affrontando drammi personali e cercando di fuggire da questa realtà. Dalle loro diversità nascono incontri e scontri.
Evento realizzato in collaborazione con la Fondazione Giovanni Goria.
Alle 20 il festival torna al Teatro Alfieri per Alessandro Bergonzoni con “Trascendi e Sali“, del quale è autore del testo, oltre che regista insieme a Riccardo Rodolfi. Bergonzoni è diventato un “sistema artistico” complesso che produce e realizza le sue idee in svariate discipline per, alla fine, metabolizzare tutto e ripartire da un’altra parte facendo tesoro dell’esperienza acquisita. E tutto questo ad un autore che non ha rinunciato alla sua matrice comica, mai satirica, aggiunge un ulteriore, ovvia, complessità per il suo quindicesimo debutto teatrale. “Trascendi e sali” arriva infatti dopo “Urge” e “Nessi” spettacoli che hanno inciso profondamente Bergonzoni, in tutti i sensi, aprendogli artisticamente e socialmente strade sempre più intricate e necessarie. Uno spettacolo dove il disvelamento segue e anticipa la sparizione, dove la comicità non segue obbligatoriamente un ritmo costante e dove a volte le radici artistiche vengono mostrate per essere subito sotterrate di nuovo.
Alle 22 la Chiesa del Gesù ospita un’altra prima nazionale, prodotta dalla Corte Ospitale, “Molière e Madelaine“, scritto e diretto da Roberto Cavosi, con Patrizia Milani, Marco Spiga e Antonio Carnevale.
È il racconto di una delle più famose coppie di teatranti, Molière e Medeleine Bejart, sul palcoscenico del teatro dove Molière stava rappresentando Il Malato Immaginario. La notte in cui renderà l’anima a Dio, per quanto Dio avesse realmente voglia d’accoglierla.
Egli è infatti in collera con il nostro Creatore e con l’umanità intera: una collera così sorda da provocargli i mali più impensati, da farlo sentire ormai un osso completamente spolpato, da diventare lui stesso un malato immaginario. Ma c’è una ragione più profonda: egli infatti non sa se la sua attuale sposa, la giovane figlia della Bejart, sia sua figlia. Madeleine, in quella strana notte, è con lui, ma non vuole sciogliere l’enigma. Lo scontro tra i due ex amanti diventa così cocente e lacerante, ma anche e soprattutto rivelatore di un grande amore, di un amore carnale e intellettuale al tempo stesso, un amore capace di legarli per sempre.
Il festival si chiude domenica 30 giugno: alle 17 (con replica alle 21) in Sala Gianni Basso (ex ridotto Teatro Alfieri) va in scena in prima regionale “Scavi“, un progetto di Daria Deflorian e Antonio Taglierini scritto ed interpretato da Francesco Alberici, Daria Deflorian e Antonio Taglierini, una coproduzione A.D. e Festival di Santarcangelo.
Si tratta di un progetto collaterale allo spettacolo “Quasi niente” dedicato al film di Michelangelo Antonioni “Il deserto rosso”, una performance per un numero limitato di spettatori, che vuole essere la restituzione pubblica delle “scoperte” della compagnia nella fase di indagine del lavoro, gli “scavi” appunto, che hanno portato alla luce il diario di uno degli assistenti alla regia, le fotografie di scene girate non montate, e i primi pensieri di Antonioni scritti a penna quando l’idea era vaghissima.
Alle 19 lo Spazio Kor ospita il debutto di “Sempreverde“, da “Trilogia dei legami” di Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani, con Caroline Baglioni e Christian La Rosa.
Il terzo elemento della Trilogia dei legami affronta quello che forse è il più complesso e affascinante tra i rapporti di sangue, ovvero quello tra Sorella e Fratello. Le vicende interiori dei protagonisti sono emblema di un’epoca, quella contemporanea, e assumono un valore generazionale, i personaggi infatti incarnano sentimenti diffusi e contraddizioni del nostro tempo.
Chiude il festival alle 21 alla Chiesa del Gesù in prima regionale “Io sono. Solo. Amleto“, spettacolo scritto e interpretato da Marco Cacciola. Come si fa a “uccidere un padre che è già morto”? Che di vendicarlo proprio non si ha voglia… Bisogna davvero “ereditarne il nome” e seguirne i passi sulla terra? O meglio risolversi a lasciarlo riposare sotto quella terra e seguire i propri passi, rischiando pure di sparire? Da queste e da altre domande ancora, l’interprete di Amleto parte per indagare i propri confini. E così, in questo non-luogo, misterioso e di passaggio, sono destinati a sprofondare alcuni personaggi dell’Amleto, ognuno portatore di un tema e di una rinnovata visione sulla vita e sulla morte, ognuno interpretato dallo stesso uomo, Solo. Il progetto parte dal testo shakespeariano per attraversare i dubbi che fondano il nostro tempo.
Al cartellone del festival si affiancano numerose iniziative, a partire da AstiTeatro per la Città, sezione dedicata alle proposte teatrali locali che animerà il cortile della Cascina del Racconto dal 23 al 30 giugno.
Il 24 giugno alle 18 al Teatro Alfieri andrà in scena “La Straviata“, a cura dell’associazione L’Altro Verso. Dal 26 al 30 giugno a Palazzo Ottolenghi si potrà scoprire “Il viaggio fragile al Mago Povero” a cura di Antonio Catalano.
Torna anche il consueto appuntamento con Burattinarte, rassegna internazionale del teatro di figura, che farà tappa ad AstiTeatro giovedì 27 giugno.
AstiTeatro farà un’incursione alla Casa di Reclusione di Quarto d’Asti il 28 e 29 giugno con lo spettacolo “Lisistrata nei quartieri spagnoli” di Mimmo Sorrentino, interpretato da tredici detenuti.
Grande novità: in piazza San Giuseppe, dal 18 al 25 giugno, arriva il tendone di MagdaClan, compagnia di circo contemporaneo al suo ottavo anno di tournée formata da venti elementi, tra acrobati, musicisti e tecnici sotto i 35 anni. MagdaClan unisce all’immaginario tradizionale del circo e della vita itinerante, l’innovazione di un linguaggio contemporaneo, poetico, ironico e multiforme non riconducibile a qualsivoglia grammatica o formula classica, mai superficiale, fatto di una poetica surreale e disequilibri fragili. Oggi MagdaClan Circo è una delle più affermate compagnie italiane di circo contemporaneo ed è riconosciuta dal MiBAC, Ministero dei Beni culturali, organizzando nel Monferrato “Fantasy – festival di circo contemporaneo del Monferrato” e “Mon Circo”, rassegna di circo contemporaneo di Montiglio Monferrato.
All’interno del tendone dal 14 al 16 giugno alle 21:30 la compagnia Zenhir presenterà “Ah, com’è bello l’uomo“, mentre dal 18 al 25 giugno, sempre alle 21:30, MagdaClan Circo sarà protagonista di “Emisfero“.
AstiTeatro è organizzato dal Comune di Asti, nell’ambito del progetto di rete PATRIC – Polo Astigiano per il Teatro di Ricerca e di Innovazione Contemporaneo, il cui maggiore sostenitore è la Compagnia di San Paolo nell’ambito dell’edizione 2019 del bando Performing Arts grazie al sostegno di Regione Piemonte, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Fondazione CRT, MIBAC, Fondazione Piemonte dal Vivo e ASP.
Articolo realizzato a cura di Redazione Cultura