Con cura, con amore, con rigore. La mostra sulla storia dei vaccini
Dalle cronache di Tucidide del 400 a.C., che racconta del “male che non aggrediva mai due volte”, alla pandemia da Covid 19, che ha reso indelebile il 2020. È un racconto per immagini e parole – come “contagio”, “immunità”, “vaccinazione” – quello che ci offre “Con cura, con amore, con rigore. Viaggio nella storia dei vaccini”, la mostra itinerante a Firenze, a Palazzo Strozzi Sacrati, presso la presidenza della Regione Toscana.
Ventisei pannelli che illustrano la battaglia incessante dell’uomo contro virus e malattie, ma anche l’impegno di scienziati e medici che grazie alle loro scoperte hanno salvato migliaia di vite.
Tra documenti storici, fotografie, illustrazioni e infografiche, il percorso espositivo spiega nel dettaglio come la medicina abbia affrontato il tema delle epidemie, dai dottori della peste con le loro inconfondibili maschere a becco d’uccello, antesignane delle nostre mascherine chirurgiche, alle varie tipologie di vaccini che abbiamo a nostra disposizione. Si scopre allora che i passaporti vaccinali di cui si discute oggi, erano previsti già nel Settecento e si chiamavano “Fede di sanità”. E che il primo “lazzaretto”, cioè il luogo in cui venivano isolati i malati per evitare il diffondersi del contagio, fu costruito a Venezia nel 1423. Si scopre anche che, dal vaiolo all’influenza, il tema dei vaccini ha sempre scatenato reazioni opposte. Elisa Bonaparte, nel 1800, fu una grande sostenitrice del vaccino. Elvis Presley, negli Anni Cinquanta, fu uno dei testimonial della campagna antipolio. Mentre tra i No-Vax troviamo l’antroposofo Rudolf Steiner. Un capitolo della mostra viene dedicato espressamente alla Toscana, una terra che è sempre stata all’avanguardia sul fronte delle vaccinazioni e della ricerca, con l’ottocentesco Istituto Vaccinogeno Fiorentino e con la Sclavo di Siena, dove nel 1950 venne prodotto il vaccino che sconfisse la poliomielite. Chiude la mostra la storia dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, fondato nel 1288 da Folco Portinari, padre della Beatrice di Dante, e ancora oggi attivo, anche sul fronte della lotta al Covid. Santa Maria Nuova è – insieme all’Ospedale degli incurabili di Napoli, all’Ospedale Civile SS Giovanni e Paolo di Venezia, al Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e all’Ospedale Santo Spirito in Sassia di Roma, ente fondatore di ACOSI – Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani che ha patrocinato e sostenuto questa mostra.
L’idea della mostra ha preso forma all’interno del Museo delle Arti sanitarie dell’Ospedale degli incurabili di Napoli.
Dopo le tappe di Napoli e Roma, la mostra rimarrà a Palazzo Strozzi Sacrati e sarà visitabile fino al 31 maggio, dal lunedì al venerdì (ore 10-13 e 15-17), per poi proseguire nei principali hub vaccinali della Toscana: a Empoli, Pistoia e Prato.
Infine, tornerà a Firenze per un nuovo allestimento, tra dicembre e gennaio 2022, all’interno dell’Ospedale Santa Maria Nuova.