Convegno: “Redefining narratives: cultural institutions and migration”
Nell’ambito del complesso di attività dedicate all’amplificazione delle voci di persone migranti, il Teatrino di Palazzo Grassi presenta, venerdì 17 maggio, dalle ore 10:00, una giornata di studi realizzata in collaborazione con Suha Nabhan di Migration Jam.
“Redefining Narratives: Cultural Institutions and Migration” è il titolo scelto per il programma elaborato da Palazzo Grassi – Punta della Dogana con Suha Nabhan, che intende sviluppare una riflessione collettiva su come un’istituzione occidentale possa stimolare una narrazione diversa sulla migrazione. Professionisti, attivisti e artisti sono invitati partecipare alla discussione sul ruolo delle istituzioni culturali come promotori di un cambiamento sociale. Palazzo Grassi – Punta della Dogana da diversi anni si interroga sul ruolo che un museo può avere nei confronti della propria comunità e come esso possa agire da piattaforma di incontro, sperimentandolo con progetti di diversa natura, come ad esempio il bando di mediazione culturale Altri Sguardi.
La giornata si articola in tre momenti: dopo i saluti istituzionali e l’introduzione previsti alle 10:00, si parte alle 10:30 con un workshop su iscrizione condotto dalla formatrice interculturale Annelie Wambeek e da Suha Nabhan, professionista della comunicazione strategica, impact producer e imprenditrice.
A seguire, dalle 15:00, si tiene il panel moderato da Peggy Brandon, direttrice del MOCCA, Amsterdam, con la partecipazione di Bridget e Justin Fonkeu di Silent University, Justin Randolph Thompson di Black History Month Florence e The Recovery Plan, Mackda Ghebremariam Tesfau, ricercatrice e attivista, e Marta Foresti fondatrice di Lago Collective.
Conclude il programma la proiezione di “The Story Won’t Die”, di David Henry Gerson. Il film documentario realizzato dal pluripremiato regista David Henry Gerson e dalla produttrice premio Oscar Odessa Rae (“Navalny”, 2022) poggia il suo sguardo su una generazione di artisti siriani in esilio, che utilizzano il proprio lavoro per protestare ed elaborare il dolore e le difficoltà rispetto a quello che attualmente è il più grande e prolungato dislocamento di persone nel mondo. Il rapper Abu Hajar, insieme ad altre celebri personalità creative della rivolta siriana, come il musicista post-rock Anas Maghrebi, i membri della prima rock band siriana tutta al femminile, in particolare Bahila Hijazi e Lynn Mayya, il breakdancer Bboy Shadow, il coreografo Medhat Aldaabal e artisti visivi, come Tammam Azzam, Omar Imam e Diala Brisly, usano la propria arte per sollevarsi nella rivoluzione e resistere. È uno sguardo incoraggiante e umano su ciò che significa essere un rifugiato nel mondo di oggi, in grado di offrire prospettive di ispirazione e speranza su una risposta creativa al caos della guerra.
PROGRAMMA
Teatrino di Palazzo Grassi
10:00 – 10:30: Introduzione, a cura di Palazzo Grassi – Punta della Dogana con Suha Nabhan (Migration Jam)
10:30 – 12:30: Workshop, Curato da Annelie Wambeek e Suha Nabhan
15:00 -17:00: Panel
Moderatrice: Peggy Brandon (MOCCA Amsterdam)
Bridget e Justin Fonkeu (Silent University)
Justin Randolph Thompson (Black History Month Florence and The Recovery Plan)
Mackda Ghebremariam Tesfau (Ricercatrice e attivista)
Marta Foresti (LAGO Collective)
19:00 – 20:30: Proiezione aperta al pubblico di “The Story Won’t Die” (USA, 83′) di David Henry Gerson
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foto Matteo De Fina (part.)