Giudizi universali – Come il timore e ricerca del consenso condizionano il rapporto con sé stessi e con gli altri
La nostra esistenza sembra risentire dell’esposizione continua a una qualche forma di valutazione da parte dell’esterno.
Che si tratti della vita scolastica, di relazione o, anche, di scelte politiche, il valore del nostro percorso e delle nostre decisioni si traduce nell’attribuzione di una stima numerica o di un giudizio, che si rivela essenziale per darci una parvenza di sostanza e di transitoria pacificazione con noi stessi.
Le giornate di ognuno di noi sono intrise della minaccia di ricevere un voto negativo, un ‘non mi piace’, da qualche eventuale flessione degli ‘indici di gradimento’.
A questa minaccia, però, fa da contraltare una ricerca attiva della valutazione esterna: basti pensare a quanti ‘talent show’ si basano su un meccanismo impietoso in cui, dal verdetto di cosiddetti giudici, dipende l’andare o non l’andar bene di un concorrente, che volontariamente vi si sottopone.
Sembra prendere sempre più forma una visione dell’umanità come popolata di esseri prestazionali e forzatamente ‘popolari’, dove il doversi attenere a dei parametri di funzionamento – più o meno sensati – prevale sul rispetto dei percorsi personali, del diritto alla fragilità, della processualità delle acquisizioni e sulla legittimità del non uniformarsi.
Ma, al di là delle derive psicopatologiche, come impatta tutto ciò sul sentimento dell’accoglienza verso di sé e verso gli altri, sui processi di apprendimento, sulle decisioni importanti da prendere per il bene comune e per il progresso dell’umanità stessa?
In poche parole, che fine fa la gioia di imparare, di impegnarsi, di creare e, quindi, di vivere?
Partecipano:
Miguel Benasayag, psicoanalista e filosofo; Andrea Colamedici, filosofo, co-fondatore di Tlon; Emanuela Confalonieri, psicologa, docente di psicologia dello sviluppo e dell’educazione, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Moderano l’incontro: Maria Silvana Patti, membro del Comitato Scientifico della Casa della Psicologia; Davide Baventore, vice-presidente OPL.
“La serata si propone di riflettere su come si stia via via consolidando una visione dell’umanità costituita da esseri prestazionali e ‘vincenti’, secondo dei parametri – più o meno condivisibili – ai quali bisogna uniformarsi per riuscire a sopravvivere emotivamente. La valutazione, sempre più presente nelle nostre vite e, spesso, attivamente ricercata sotto forma di consenso, condiziona il nostro modo di sentirci, di scegliere, in un assetto di non rispetto dei percorsi personali, della gradualità dell’apprendimento, del diritto alla fragilità” ha dichiarato Maria Silvana Patti, membro del Comitato Scientifico della Casa della Psicologia. “Anche in un momento come questo in cui dovrebbe prevalere il rallentare, il sintonizzarsi con i propri ritmi, l’accogliere la precarietà della vita, diventa preponderante, come dice Benasayag, ‘funzionare’ invece che ‘esistere’, con tutte le conseguenze del caso”.
La Casa della Psicologia dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia (Opl) organizza incontri a cadenza mensile. Davide Baventore, vice-presidente OPL, ha spiegato: “L’attenzione e la curiosità verso la psicologia sono ormai estremamente diffuse e alla psiche umana è ormai riconosciuto un ruolo fondamentale per il benessere personale, la realizzazione di sé, la gestione di situazioni complesse, la performance nello sport, il benessere organizzativo. È per offrire alle persone un’informazione psicologica di qualità che nel 2015 abbiamo deciso di aprire le porte della Casa della Psicologia: un luogo dedicato a chi vuole arricchire e approfondire la conoscenza di questa scienza affascinante e la sua capacità di dare contributi rilevanti su quasi ogni area dell’esperienza umana”.
Per la rassegna di eventi del 2021 la Casa della Psicologia ha scelto il titolo “Cambiare strada: un cantiere per il futuro”. “Se ogni momento di crisi – individuale o sociale – offre l’opportunità di introdurre dei cambiamenti, questa pandemia ha evidenziato aspetti critici della contemporaneità: il nostro rapporto con le città e i loro spazi, il ruolo dell’informazione e della scienza nella vita civile, la centralità delle relazioni per il nostro benessere, una drammatica mancanza di equità. Questo momento di arresto forzato della precedente “normalità” ci offre dunque un tempo prezioso per pensare e decidere quale strada vogliamo costruire per il futuro della nostra società; la Casa della Psicologia si propone quindi come un luogo di idee, stimoli e confronto per costruire insieme un’idea di domani grazie al contributo irrinunciabile della psicologia” ha detto Davide Baventore, vice-presidente OPL.