Incontro con Cristina Battocletti: “La creatività femminile nel ‘900 triestino”
Nell’ambito della mostra “L’arte triestina al femminile nel ‘900 d’avanguardia italiano ed europeo“, allestita all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles fino al 31 luglio, avrà luogo martedì 28 maggio alle 19, un incontro con la scrittrice e giornalista Cristina Battocletti sul tema “La creatività femminile nel ‘900 triestino”.
L’appuntamento, ideato, curato e condotto da Marianna Accerboni, sarà introdotto da Allegra Iafrate, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, e da Giulio Groppi, presidente del Circolo di Bruxelles dell’Associazione Giuliani nel Mondo.
L’esposizione, ideata e curata da Accerboni, presenta circa 130 opere tra dipinti, disegni, bozzetti teatrali e non, sculture e ceramiche accanto a fotografie, lettere, documenti, libri, abiti, accessori, profumi, gioielli e oggetti. E intende focalizzare e approfondire la creatività triestina femminile d’avanguardia nel contesto del Novecento italiano ed europeo attraverso cinque artiste emblematiche, note per la maggior parte a livello internazionale: Leonor Fini, Maria Lupieri, Maria Melan, Anita Pittoni e Miela Reina.
Cristina Battocletti, scrittrice, giornalista per la Domenica de Il Sole 24 Ore, nata a Cividale (Regione Friuli Venezia Giulia), esperta di cultura del Nord Est italiano e di quella triestina in particolare, ha composto a quattro mani con lo scrittore triestino Boris Pahor la biografia Figlio di nessuno (Rizzoli, 2012), Premio Manzoni, rieditata da La Nave di Teseo con testi inediti. Ha scritto il romanzo La mantella del diavolo (Bompiani, 2015), Premio Latisana per il Nord-Est italiano; Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste (La Nave di Teseo, 2017), Premi Comisso e Martoglio, dedicato al grande intellettuale triestino, traghettatore della letteratura dell’Est europeo attraverso Trieste in Italia; Giorgio Strehler. Il ragazzo di Trieste. Vita, morte, miracoli (La Nave di Teseo, 2021), il romanzo Epigenetica (La Nave di Teseo, 2023), segnalato tra i libri di qualità da La Lettura del Corriere della Sera.
Colte, ribelli, creative, fiorite e imprigionate nella Trieste del loro secolo: il 900. Sono – scrive Cristina Battocletti – un manipolo di donne pittrici, costumiste, scenografe, illustratrici, disegnatrici, scultrici, scrittrici ed editrici, nate a Trieste nel secolo scorso, cresciute nella tradizione di libertà che l’Impero austroungarico riservava alle figure femminili.
Trieste era, agli inizi del secolo scorso, una fucina di cultura che attingeva alle novità dell’Impero austroungarico, in cui covavano le spinte innovatrici di Peter Altenberg, Karl Kraus, Sigmund Freud, Walter Gropius, Egon Schiele, Gustav Mahler, Arnold Schonberg. È in questo contesto che si muovevano Leonor Fini (Buenos Aires, 1907 – Parigi, 1996), pittrice, costumista, scenografa, illustratrice, disegnatrice e scrittrice triestina; Maria Lupieri (Trieste, 1901 – Roma, 1961), pittrice scenografa, designer, poetessa e scenografa triestina; Maria Melan (Gorizia, 1923 – Bruxelles, 2023), architetto, pittrice, illustratrice, grafica pubblicitaria, docente e atelierista triestina; Anita Pittoni (Trieste, 1901 – 1982), designer di moda, di costumi teatrali e arredi, artista artigiana, disegnatrice, pittrice, poetessa, scrittrice ed editrice triestina, e Miela Reina (al secolo Maria Francesca Reina – Trieste, 1935 – Udine, 1972) pittrice, grafica, fumettista, scenografa, scultrice triestina.
Ragazze che frequentavano cinema e teatro e si muovevano con gran disinvoltura tra l’Austria e Trieste, facendo a gara per riferire le novità letterarie o teatrali viennesi e scoprire i libri che arrivavano nella capitale asburgica. Allora Trieste era popolata da personalità come Svevo e Joyce, Saba e Giotti, Bobi Bazlen, Gillo Dorfles, Felicita Frai, Leo Castelli, Wanda Wulz, tutte figure che avrebbero lasciato un segno.
Tra il salotto letterario di Elsa Dobra, che Dorfles frequentava, e quello di Svevo a Villa Veneziani, dove spesso lo scrittore si intratteneva con Montale, Trieste era città di fulgidi talenti. Ma anche luogo di ombre: era la città eletta dai fascisti per esercitare lo squadrismo, dove le trincee della Prima guerra mondiale erano state costruite a un soffio dai bei caffè triestini. Dopo la Grande Guerra Trieste divenne una questione politica e una città isolata, impedendo alle nuove leve dell’arte triestina di venire alla ribalta nel mondo.
Di queste donne, in parte dimenticate, e del loro genio multiforme parlerà Cristina Battocletti, nel solco della miglior tradizione mitteleuropea con i suoi controluce e il loro fascino.
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Cristina Battocletti © Rocco Casaluci