Jacopo Veneziani racconta Parigi
Quale alchimia ha fatto sì che, a un certo punto della sua storia, Parigi sia diventata una calamita per intellettuali, scrittori, musicisti e artisti venuti da ogni parte del mondo?
A questa domanda risponderà, martedì 19 novembre (ore 21) Jacopo Veneziani, storico dell’arte e divulgatore, portando ‘Parigi’ sul palco del Teatro Duse di Bologna.
Al centro del racconto, che si avvale delle scenografie in live painting di Gabriele Pino e delle musiche di Antonio Rimedio per la regia di Pietro Grandi, gli anni in cui la Ville Lumière è stata lo scenario di incontri che hanno segnato tutta l’arte del Novecento.
La narrazione prende avvio a inizio secolo, al tempo delle avanguardie per poi addentrarsi negli atelier sgangherati di Montmartre e nei caffè di Montparnasse per capire come nacquero i colori infuocati di Matisse, le forme scomposte di Picasso, le figure allungate di Modigliani. Grazie allo storytelling di Veneziani, il pubblico incontrerà anche poeti e intellettuali del calibro di Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Jean Cocteau e straordinarie protagoniste femminili della vita culturale e artistica di quegli anni magici, come Fernande Olivier (modella e amante di Picasso), Jeanne Hébuterne (musa e compagna di Modì, lei stessa pittrice), Gertrude Stein e Kiki de Montparnasse. Una stagione cosmopolita interrotta dalla Prima Guerra Mondiale che, in breve, cancellò il mondo al quale tutti loro sentivano ormai di appartenere.
Gli artisti e intellettuali francesi vennero arruolati, molti degli stranieri partirono volontari e altri abbandonarono la capitale. Che aria si respirava per le strade di Parigi in quei tragici anni? C’era ancora spazio per l’arte? Lo capiremo intrufolandoci nello studio della pittrice russa Marie Vassilieff, uno dei tanti locali clandestini che, nonostante il coprifuoco, rimanevano aperti tutta la notte, nascosti dietro ad anonime porte, in viuzze oscurate.
Si riemergerà poi, a pace fatta, per assistere alla cena memorabile all’hotel Majestic, dove, per la prima e unica volta, si riunirono intorno allo stesso tavolo Igor Stravinsky, Pablo Picasso, Serge Diaghilev, James Joyce e Marcel Proust. Ciò che si dissero i cinque illustri convitati riassume alla perfezione il clima culturale e artistico della Parigi dei ruggenti anni Venti, popolati da principi e duchesse, prostitute d’alto rango e giovani rivoluzionari desiderosi di scuotere il mondo dell’arte. Come faranno poi i surrealisti André Breton, Man Ray, Salvador Dalì, René Magritte e la svizzera Meret Oppenheim, con i quali invece Veneziani attraverserà gli stravaganti anni Trenta, fino a un nuovo imprevedibile trauma.
Nel 1940, la Parigi libera e spregiudicata, rifugio per chi fuggiva dalla Germania di Hitler, piomba nell’incubo dell’occupazione nazista. Lo storico dell’arte spiegherà come reagì il mondo dell’arte a questa tragica situazione, sbirciando negli uffici dei funzionari dei musei impegnati a documentare i furti di opere, compiuti dai tedeschi o sedendoci al Café de Flore, dove Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir davano vita a quell’esistenzialismo di cui Alberto Giacometti catturò l’essenza nelle sue figure gracili e allungate.
Il racconto si concluderà negli anni successivi alla Liberazione, quando, nelle cantine di Saint-Germain-des-Près le nuove sonorità della musica jazz lasciarono intuire che, oltreoceano, New York si stava preparando a strappare alla metropoli francese il primato di capitale mondiale dell’arte.
PARIGI
di Jacopo Veneziani, Nicoletta Lazzari
scenografie live painting Gabriele Pino
musiche Antonio Rimedio
regia Pietro Grandi