“La rocca di Giustina” a cura di Marluna Teatro
La pièce, a cura di Marluna Teatro, rievoca la figura straordinaria di donna e giurista, dotata di grande auctoritas, così come riportato nel De iure patronatus di Cesare Lambertini, chiamata a risolvere una controversia ereditaria tra due suoi nipoti.
Il giorno 8 aprile 1500 Giustina pronunciò in abiti muliebri e in lingua volgare (non in latino), per farsi comprendere dal folto pubblico di concittadini, la sentenza di tale arbitrato nel palazzo del tribunale di Trani e, per l’ufficio svolto, pretese ed ottenne che le fosse pagata la stessa trigesima di compenso stabilita per gli arbitri uomini.
Figlia di Orazio, oratore al Senato di Napoli, e moglie di Giovanni Antonio Palagano, capitano Regio della città di Trani, la Rocca ha anche ispirato il personaggio di Porzia di Belmonte nell’opera teatrale Il mercante di Venezia di William Shakespeare e a lei, nel 2022, è stata intitolata la torre più alta della Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo, oltre a due strade a Trani e Bari e a una scuola nella sua città (nel museo diocesano di Trani si conserva invece l’epitaffio per la morte prematura della figlia Cornelia).
Grazie alla collaborazione di Caterina Bolognese, inoltre, nel Calendario perpetuo europeo sulla Parità di genere (Gender equality perpetual calendar) è stata inserita una voce su Giustina Rocca alla data dell’8 aprile (giorno del lodo arbitrale).
Figura centrale nei rapporti diplomatici tra la sua Trani e Venezia, simbolo di libertà, giustizia, progresso ed emancipazione femminile per l’epoca, Giustina Rocca in scena è una intensa Elisabetta Aloia che interpreta un testo serrato e coinvolgente della drammaturga Arianna Gambaccini, già autrice dello spettacolo sugli “Ordinamenta Maris”. Maria Elena Germinario e la stessa regista e autrice Gambaccini sono mirabili attrici nelle vesti delle Parche, Cloto e Atropo. A magnificare lo svolgimento della drammaturgia, le scene e le luci di Gianluigi Carbonara. Un continuum di 65 minuti che tiene avvinto il pubblico.
Tutto si svolge il giorno prima della pronuncia del lodo arbitrale. Nello spettacolo, infatti, Giustina, inconsapevole incarnazione della parca Lachesi, la notte tra il 7 e l’8 aprile del 1500 è consumata da un dilemma: andare a prendere la benedizione del doge a Venezia e diventare ambasciatrice anche per la città di Trani, oppure scegliere le vesti di arbitro per sentenziare un lodo che vede due suoi nipoti in causa? Quale servizio è più alto e più utile all’umanità? Come faranno le due parche a riportare Lachesi al suo lavoro, quello di reggere la rocca della vita, senza che nel mondo smetta di nascere crescere e morire l’umanità?
“La Rocca di Giustina” narra di come, alle volte, la storia venga scritta in maniera inconsapevole dalle sue protagoniste, che col piglio tipico della concretezza del fare femminile sistemano l’oggi, decretando legge sul domani.