“Lancillotto e Ginevra” di Riccardo Favaro e Giovanni Ortoleva
Sarà in scena al Teatro Basilica dal 17 al 19 marzo, “Lancillotto e Ginevra” di Riccardo Favaro e Giovanni Ortoleva, liberamente tratto da Chretien de Troyes, Sir Thomas Malory e Robert Bresson, regia di Giovanni Ortoleva. Le musiche sono di Pietro Guarracino. Protagonisti: Leda Kreider e Edoardo Sorgente.
“Quando pensiamo ai romanzi cavallereschi la nostra mente viene affollata da corazze, scudi, stendardi. Vediamo pesanti armature venire montate sui cavalli dagli stallieri, imbracciare lance di legno e sfidarsi a duello in nome di una dama distante. Sentiamo il rumore del loro cozzare riempire le foreste di un’Europa mitica, ancora piena di boschi. Quando pensiamo ai cavalieri dimentichiamo, sistematicamente, la loro carne. La carne che vive dentro le armature. La carne che tanti colpi prende, si lacera, ribolle alla vista della propria dama e gronda di sangue dopo un torneo. Questa è uno spettacolo sulla carne. In uno dei miti più noti del ciclo bretone, Ginevra, moglie di Artù, e Lancillotto, il più valente cavaliere del Re, cadono preda di un amore che porterà a scontri intestini e lotte fratricide, fino alla tragica caduta del regno. In seno alla cultura cortese nasce una storia che celebra il tramonto della tavola rotonda, come un cane che si morde la coda: è proprio il tanto decantato amore, spesso al centro delle prove affrontate dai cavalieri di Artù, a decretare la sua fine. Setacciando gli ampi materiali che formano il ciclo arturiano e gli circolano intorno, da Chretien de Troyes a sir Thomas Malory, da Dante Alighieri a Robert Bresson, Giovanni Ortoleva e Riccardo Favaro attraversano il mito e ne compiono una riscrittura essenziale, capace di far intravedere attraverso la vicenda dei due amanti l’affresco di un mondo in rapido cambiamento. Nella loro infinita, incolmabile distanza dal mondo reale, i romanzi cortesi parlano ad ogni epoca facendo riflettere su ciò che in essi si trova e che nella realtà manca. Non possiamo sapere che effetto facessero su chi li ascoltasse nella prima parte dello scorso millennio, ma a colpirci oggi non sono tanto gli animali fantastici o gli incantesimi quanto il mondo ideale dei cavalieri, la loro condivisione di valori per cui morire. Oggi la tavola rotonda, la cui forma indicava che nessuno poteva esserne il vertice, è più inimmaginabile degli ippogrifi. Se è vero, come dice Denis De Rougemont, che l’Occidente si fonda sull’idea di amore descritto nei romanzi cortesi, viene naturale chiedersi come ha fatto a perdere tutto il resto che si trova in quelle pagine. A questo proposito, proprio la storia di Lancillotto e Ginevra è cruciale. Quando la moglie di Re Artù e il suo cavaliere più valoroso avviano la loro relazione clandestina stanno mettendo in moto il processo che porterà alla fine del regno di Artù. Stanno decidendo, o non stanno riuscendo ad evitare, di distruggere la tavola rotonda. Stanno scegliendo l’amore al posto degli ideali. Stanno scegliendo per noi”.
Giovanni Ortoleva
dal 17 al 19 marzo
Lancillotto e Ginevra
di Riccardo Favaro e Giovanni Ortoleva
liberamente tratto da Chretien de Troyes, Sir Thomas Malory e Robert Bresson
regia di Giovanni Ortoleva
musiche di Pietro Guarracino
luci di Massimo Galardini
con Leda Kreider e Edoardo Sorgente
produzione Fondazione Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con Kanterstrasse, Capotrave/Kilowatt, Olinda
Immagine in evidenza
Foto Giulia Lenzi