L’idea della Biblioteca. La collezione di libri antichi di Umberto Eco alla Biblioteca Nazionale Braidense
Dal 5 maggio al 2 luglio 2022, la Biblioteca Braidense presenta “L’idea della biblioteca. La collezione di libri antichi di Umberto Eco alla Biblioteca Nazionale Braidense”, una mostra che esporrà per la prima volta al pubblico una selezione dei volumi antichi acquisiti dal Ministero della Cultura dalla famiglia Eco nel 2018.
Allo stesso tempo in Biblioteca sarà inaugurato lo “Studiolo”, uno spazio a disposizione degli studiosi, dove verranno conservati tutti i 1300 titoli rari, tra cui 36 incunaboli, libri stampati prima del 1500, provenienti dalla Bibliotheca semiologica, curiosa, lunatica, magica et pneumatica come la chiamava il grande intellettuale.
Lo “Studiolo” preserva il più possibile la collocazione dei libri che Umberto Eco aveva ordinato nella sua casa che affacciava sul Castello Sforzesco a Milano.
La mostra intende celebrare l’importantissima acquisizione dei volumi antichi di Umberto Eco da parte della Braidense che si concretizza oggi integrando le collezioni già esistenti in biblioteca, a partire da quelle riguardanti le opere del XV e XVI secolo. Sempre nel rispetto delle volontà di Umberto Eco e della sua famiglia, la sua vasta collezione di oltre 35.000 libri moderni e l’archivio saranno in comodato d’uso all’Università di Bologna Alma Mater Studiorum.
Sono presenti nella raccolta degli antichi alcuni incunaboli di cui un collezionista non può fare a meno, come il De Civitate Dei (1470) e l’Hypnerotomachia Poliphili (1499), ma anche opere di grande suggestione e contenuto sinistro, come il Malleus maleficarum (1492). Inoltre, il Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto, di cui Eco possiede la terza edizione della versione latina stampata a Venezia nel 1481 e una serie di edizioni del XVI secolo; la Polygraphiae libri sex del Trithemius (1518); il De umbris idearum di Giordano Bruno (1582); opere stampate dai primi Rosacroce, come Allgemeine und General Reformation (1681) e Chymische Hochzeit (1616); scritti dell’alchimista Michael Maier e del filosofo naturalista Robert Fludd (Utriusque Cosmi Historia, 1617); l’Amphiteatrum Sapientiae Aeternae di Heinrich Khunrath (II ed. 1609) e quasi tutte le opere dell’erudito Athanasius Kircher.
La mostra “L’idea della Biblioteca. La collezione di libri antichi di Umberto Eco alla Biblioteca Nazionale Braidense” si avvale della curatela scientifica di James Bradburne e degli specialisti del Centro internazionale di studi umanistici “Umberto Eco” di Bologna, Riccardo Fedriga, Anna Maria Lorusso, e Costantino Marmo dell’Università di Bologna e di Valentina Pisanty dell’Università di Bergamo.
La mostra espone 82 volumi, di cui 62 del Fondo libri Umberto Eco, 19 della collezione Biblioteca Braidense e 1 del The Warburg Institute.
Ogni teca indaga un aspetto dell’intenso rapporto di Umberto Eco con i libri antichi e rari. Come segno dell’importanza mondiale di Eco, e del debito intellettuale che egli stesso aveva nei confronti della comunità internazionale, eccezionalmente la mostra include importanti prestiti provenienti dal Warburg Institute di Londra e curati dal suo direttore, Bill Sherman.
Il percorso espositivo si apre con due teche dedicate proprio al Warburg Institute: Umberto Eco condivideva con Aby Warburg, storico dell’arte e del Rinascimento italiano (1866- 1929), la passione per le biblioteche e il principio della legge del buon vicino, secondo cui il libro di cui abbiamo bisogno è solitamente accanto a quello che stiamo cercando. Eco come Warburg, organizzava gli scaffali affinché ogni libro avesse accanto i vicini più fruttuosi e si potesse creare uno spazio di pensiero, di immaginazione e rimandi infiniti. L’appetito collezionistico di Eco, così come il suo interesse per la cultura materiale del tardo Rinascimento è rappresentato dalla teca Cambiare Il Paesaggio Del Pensiero Moderno.
Proseguendo lungo il percorso, ogni teca porta il nome di un grande capolavoro di Umberto Eco: dal Il Nome della Rosa alla Storia delle Terre e dei Luoghi Leggendari passando per Il Pendolo di Foucault, La Ricerca della Lingua Perfetta nella Cultura Europea, L’Isola del Giorno Prima, Baudolino, La Misteriosa Fiamma della Regina Loana, il Cimitero di Praga, la Storia della Bellezza e la Storia della Bruttezza. A partire dal Il Nome della Rosa, romanzo nato quasi per gioco per pochi amici che si rivela un grande puzzle di riferimenti a opere e a oggetti medievali, ogni libro è uno scrigno di citazioni che attingono al passato e di connessioni ai testi antichi.
Tra quelli presenti in mostra L’Atalanta Fugiens, di Michael Maier, uno dei numerosi testi simbolici stampati dai torchi De Bry di Oppenheim che definirono in larga misura il mondo occulto della corte del tardo Rinascimento, combinando neoplatonismo, Cabala, ermetismo e alchimia, le Etimologie di Isidoro di Siviglia, assieme alla serie del famoso alchimista ed esoterista, Athanasius Kircher, il libro di Ketham, le Chymische Hochzeit di Andreae, il De Umbris Idearum di Giordano Bruno, La città del Sole di Campanella, Monas Hieroglyphica di John Dee, Von hylealische.. . Natürlichen Chaos di Khunrath.
I temi e i rimandi di questa esposizione riguardano dunque gli interessi costanti dell’avventura intellettuale di Umberto Eco. Tra questi l’ossessione del voler porre rimedio alla confusione babelica delle lingue, come nella teca dedicata a La Ricerca della Lingua Perfetta nella Cultura Europea. Un altro degli argomenti più frequentati da Eco è il rapporto tra vero e falso. Dopo Il Nome della Rosa, il suo secondo romanzo medievale Baudolino è un momento importante di questo asse di ricerca. La sua caratteristica è quella di mescolare il resoconto attendibile, fondato su fonti storiche accreditate, con i racconti fantastici. Infine, nella sezione dedicata al volume Storia delle Terre e dei Luoghi Leggendari si comprende come l’immaginazione sia un’operazione fondamentale per capire la storia della cultura. Collegata a questo Eco introduce una delle forme per lui più interessanti della catalogazione, quella dell’elenco: liste di cose e di luoghi danno il senso dello stupore, dell’infinità e alla non ordinabilità del mondo.
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Bublioteca Nazionale Braidense – Studiolo Umberto Eco