L'ingegno delle donne nelle medaglie del Museo Civico Archeologico di Bologna

L’ingegno delle donne nelle medaglie del Museo Civico Archeologico di Bologna

Il Museo Civico Archeologico di Bologna – all’interno della rassegna espositiva “Il Medagliere si rivela”, volta a far conoscere al grande pubblico la ricchissima raccolta numismatica di proprietà del Museo – presenta per il suo sesto appuntamento una vetrina tematica dal titolo “L’ingegno delle donne nelle medaglie del Museo Civico Archeologico di Bologna”, a cura di Paola Giovetti e Laura Marchesini.
L’esposizione è liberamente fruibile nell’atrio del museo dal 5 marzo al 13 ottobre 2025.

Attraverso una selezione di ventitré medaglie della collezione numismatica è possibile ripercorrere la storia di figure femminili, che dal Rinascimento all’Ottocento, si sono distinte nell’arte, nella musica, nella letteratura e in vari ambiti della cultura, della finanza e della politica. La narrazione si avvale del particolare codice figurativo della medaglistica che mostra al dritto il ritratto del personaggio femminile ad imperitura memoria, e al rovescio un’immagine emblematica, riferita alle virtù e all’eccezionalità della sua vita.
In occasione della Giornata internazionale della donna, domenica 9 marzo 2025 alle ore 11:00 Laura Marchesini, co-curatrice della mostra, incontra il pubblico. La partecipazione è gratuita, fino a esaurimento posti posti disponibili (20 partecipanti).

L’esistenza di queste medaglie al femminile molto spesso testimonia il raggiungimento di un riscatto sociale di queste donne che, per prime, si affermarono in ambiti a loro proibiti, superando pregiudizi e arrivando a sfidare le convenzioni.
Altre volte si assiste alla celebrazione postuma in medaglia che attesta la fascinazione che queste figure femminili continuarono ad esercitare sui posteri, e che pone in evidenza anche il cambiamento culturale che il loro esempio ha contribuito a realizzare.

Alla pittrice bolognese Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma, 1614), una delle più celebri artiste del Rinascimento e considerata nella storia dell’arte occidentale la prima donna ad operare come artista professionista, è dedicata la medaglia realizzata nel 1611 dall’architetto e medaglista Felice Antonio Casoni (Ancona, 1559 – Roma, 1634). Educata alla bottega del padre Prospero, sposò nel 1577 il pittore Giovanni Antonio Zappi, con il quale ebbe undici figli. Questo non le impedì di affermarsi nella pittura, specializzandosi in uno dei pochi ambiti concessi alle donne, il ritratto. Richiestissima dalla nobiltà bolognese, fu la prima donna ad ottenere la commissione per una pala d’altare (Imola); diede un’impronta personale e femminile ai precetti della Controriforma in campo artistico e riuscì a tessere una rete di relazioni che la portarono a trasferirsi a Roma. Il marito amministrava per lei la bottega, facendole da manager, e si era specializzato nel dipingere i merletti delle sue tele. Grande fu il fascino esercitato sui contemporanei dalla sua vita da pittora, mito che lei per prima abilmente coltivò, nel segno delle artiste donne che a Bologna l’avevano preceduta (Santa Caterina de’ Vigri e Properzia de’ Rossi) e attraverso alcuni autoritratti ai quali affidò la sua immagine pubblica.
La medaglia, che la ritrae al dritto come ieratica e virtuosa matrona castamente abbigliata, mostra al rovescio l’allegoria della pittura: una donna seduta davanti ad una tela su cavalletto in preda al furore dell’ispirazione che le anima i capelli che volano nell’aria. A terra gli strumenti del mestiere. La legenda PER TE STATO GIOIOSO MI MANTENE (Petrarca) allude al fatto che “rende degni di fama la gioia che si prova nel lavorare alla propria arte”.

Tra le effigi femminili esposte in mostra si incontra anche quella di una donna italiana celebre e ammirata per un altro primato: Elena Lucrezia Corner Piscopia (Venezia, 1646 – Padova, 1684), la prima donna laureata al mondo. Nel 1678 ottenne dall’Università di Padova il titolo di magistra et doctrix in philosophia dopo il diniego, in quanto donna, a laurearla in Teologia, ambito nel quale eccelleva. L’agognato titolo era frutto di un acume eccezionale e di un’educazione accuratissima voluta dal padre, colto esponente di una nobile famiglia veneziana, che le fece studiare matematica, filosofia, teologia, astronomia, geografia, musica, lingue classiche e moderne. Elena fu esaminatrice per una laurea in filosofia, autrice di diversi testi letterari e fece parte di varie Accademie in tutta Europa. Rifiutò sempre il matrimonio, consacrando la sua vita agli studi, divenendo oblata benedettina e continuando a vivere liberamente nella sua casa.
A un anno dalla sua scomparsa, nel 1685, il Collegio dei Filosofi e dei Medici decretò l’emissione di una medaglia a ricordo, realizzata in bronzo da Giovanni Francesco Neidinger (attivo a Venezia fra il 1685 e il 1714 ca.). Al dritto Elena Lucrezia è ritratta con il manto di ermellino, a indicare la dignità dottorale, e la corona d’alloro, simbolo del trionfo. Al rovescio l’emblema raffigura un’ostrica aperta che riceve gocce di rugiada, che poi si trasformano in perle, accompagnata dalla legenda NON SINE FŒNORE (non senza frutti). Alcuni studiosi interpretano la scena come simbolo di una vita casta ma generatrice di nuove essenze spirituali.

Da segnalare infine la medaglia di Giuseppe Broccetti (Firenze, 1684 – ivi, 1733) per la cantante veneziana Faustina Bordoni (Venezia, 1700 – ivi, 1781), ritratta di profilo con acconciatura all’antica e abito riccamente decorato da gioielli. La medaglia, realizzata a Firenze durante il suo soggiorno, è il simbolo della fama e del riconoscimento pubblico del suo talento. La voce androgina le permetteva di attraversare i confini di genere, portandola a interpretare ruoli maschili, il che la rendeva davvero unica nel panorama musicale del suo tempo e per questo celebrata anche da pittori e disegnatori.
Sul rovescio sono raffigurati Ulisse e i suoi compagni sulla prua di una nave: davanti a loro una sirena che emerge dal mare.
La dedica di una medaglia ad una cantante suscitò clamore e controversie: se da un lato era ambìta da ammiratori e collezionisti, anche all’estero, dall’altra attirò le critiche feroci dei detrattori delle cantanti, molto spesso paragonate alle meretrici. Si racconta che il marchese G. P. Pepoli di Bologna, per mostrare lo sdegno verso questo omaggio alla Bordoni, fece riprodurre il disegno della medaglia, accompagnato da versi satirici, sopra ad una decina di pitali in ceramica.
La storia raccontata da questa medaglia testimonia le tante difficoltà che le donne affrontarono per affermarsi negli ambiti professionali.

Immagine in evidenza
Medaglia di Felice Antonio Casoni (Ancona, 1559 – Roma, 1634) per Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma, 1612) (diritto e rovescio) 1611, bronzo Bologna, Museo Civico Archeologico, inv. 9048

Data

05 Mar 2025 - 13 Ott 2025
Ongoing...

Luogo

BOLOGNA - MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA
Via dell'Archiginnasio, 2, 40124 Bologna
Sito web
http://www.comune.bologna.it/museoarcheologico/
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