“Lontano. Intorno alle migrazioni sanitarie”. Reading di Laura Curino e Massimo Cirri
Prosegue mercoledì 6 luglio 2022 alle ore 21.15 la rassegna di spettacoli, concerti, performance ed eventi “Attorno al Museo”, organizzata dall’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica in occasione del 42° anniversario del tragico evento.
Protagonisti del secondo appuntamento sono Massimo Cirri e Laura Curino che presentano un reading basato sul testo originale Lontano, intorno alle migrazioni sanitarie scritto da Massimo Cirri, con l’accompagnamento di musiche eseguite dal vivo da Roberto Passuti e Giacomo Bertocchi.
Il testo affronta il tema dei viaggi da una regione all’altra per motivi di salute e ricorda i passeggeri che si trovavano sul DC9 Itavia il 27 giugno 1980 per rientrare a casa dopo un periodo di cura nelle regioni del Nord.
L’ingresso è a offerta libera.
Così i due interpreti raccontano il progetto: “Il 27 giugno 1980 il DC9 Itavia con matricola I-Tigi, identificato con nominativo radio IH870, giunto a Bologna da Palermo alle ore 17.04 GMT, decolla nuovamente per il capoluogo siciliano alle successive 18.08.
Non arriverà mai a destinazione. Muoiono settantasette passeggeri
A partire dal gennaio del 1992, scrive nella sentenza-ordinanza il giudice Rosario Priore: “sono stati svolti accertamenti nei confronti dei deceduti nel disastro aviatorio in ordine, in particolare, ai precedenti penali, all’attività lavorativa svolta ed ai motivi del viaggio”.
L’attività lavorativa ci dice che su quel volo viaggiavano persone comuni: un dentista, un insegnante di scuola media, un commerciante di carni, due che si occupano di macchinari per l’estrazione del marmo, sette casalinghe, due carabinieri, un operaio, un avvocato, otto impiegati e impiegate, due ingegneri, un magistrato, una laureata in ingegneria nucleare e uno che fa surgelati. E ancora due commercianti, un agente di cambio, un agente di pubblica sicurezza, un piastrellista, un fotografo, un assicuratore, un maresciallo di finanza in pensione. E poi un manovale edile, un perito metalmeccanico, un assistente di analisi matematica, due tecnici della Snamprogetti, due che lavorano in banca, quattro ragazzi e ragazze, studenti, e una baby-sitter che fa la baby sitter della figlia della signora laureata in ingegneria nucleare. La bambina si chiama Alessandra. Ha 5 anni. Sull’aereo ci sono anche 11 bambini.
I motivi del viaggio sono i più vari. C’è chi va al matrimonio della sorella di un amico, chi va in vacanza – è fine giugno – ci sono tanti che viaggiano per lavoro. C’è chi va ad un congresso, chi al compleanno della figlia, chi torna dalla laurea del fratello. C’è chi torna a casa per rimettersi in sesto – “diretto a Palermo presso i propri familiari, in congedo straordinario ottenuto a seguito di una contusione tibio-tarsica destra” e chi è stato a trovare i figli: “rientrava da Bologna dopo aver fatto visita ai figli, entrambi colà residenti”.
Un carabiniere è in permesso; il maresciallo in pensione della Guardia di Finanza si è “recato a Mantova per prelevare le nipoti” Daniela e Tiziana.
Poi c’è un gruppo particolare. Un filo che unisce alcune di queste vite. Sono quelli che viaggiano per curarsi. O accompagnano una persona che si muove per motivi di salute. O sono state a trovare un parente ricoverato lontano.
Passeggera n. 7: Calderone Maria Vincenza, da Marineo (PA), di anni 58, casalinga: “in viaggio dopo essersi sottoposta a visita medica di controllo presso l’ospedale di Bologna, conseguentemente ad un intervento chirurgico subito all’arto inferiore destro presso lo stesso ospedale”.
Passeggero n. 55: Norrito Guglielmo, da Campobello di Mazara (TP), di anni 37, impiegato: “rientrava dopo aver fatto visita al fratello ricoverato in ospedale”.
Passeggera n. 78: Volpe Maria, di anni 48, da Collesano, (PA), pensionata: “rientrava a Palermo dopo essersi sottoposta a visita medica specialistica a Bologna”.
E ancora: Pinocchio Antonella da Palermo, di anni 23, studentessa universitaria e suo fratello Giovanni, 13 anni, studente: “rientravano a Palermo dopo aver visitato a Bologna la propria madre ricoverata in un ospedale di quella città”.
In totale sono undici su settantasette. Tanti.
Perché ogni anno migliaia di italiani lasciano casa e si spostano per curarsi meglio o perché vivono in pezzi di paese in cui curarsi non è possibile. Aggiungendo fatica e sofferenza alla sofferenza della malattia.
“100mila persone all’anno – scrive il CENSIS – a cui si aggiungono 80mila accompagnatori, che devono affrontare una prova durissima, forse la più dura della loro esistenza, a cui la collettività sa fare fronte solo con la buona volontà del personale sanitario e con uno sparuto gruppetto di associazioni e di privato sociale, che accoglie fisicamente e moralmente”.
Un flusso continuo dal sud al centro-nord dell’Italia, da Palermo a Bologna, come su quel volo di ritorno.
Raccontiamo alcune storie di chi viaggia per guarire. Persone comuni, come i passeggeri del volo IH870 e quattro membri dell’equipaggio. È la strage di Ustica”.
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Laura Curino