Mercanteinfiera 2021 – 40a edizione
Da uno spremi grappoli in pietra per la liturgia del ‘500 a un trumeau veneziano di Palazzo Gatti Casazza del 1740, da un velocipede di fine ‘800 o un antico proiettore di inizio secolo. E ancora, una pochette da sera di Mario Bucellati degli anni Venti, una fotografia scattata da Henri-Cartier Bresson o un paio di Marie Jane di Dolce e Gabbana tempestata di Swarovski. E poi tutto il design, quello che passa da Gio Ponti a Fornasetti, da Sottssas ad Albini che sta conquistando un pubblico giovane sempre più curioso e avido di vintage.
Su una superficie di 40mila mq, tra 1000 espositori distribuiti in cinque padiglioni di Fiere di Parma, torna dal 2 al 10 ottobre Mercanteinfiera, l’appuntamento di antiquariato, design storico e collezionismo vintage con moda, accessori e gioielli che celebra la sua 40ma edizione. Una Wunderkammer, una enorme camera delle meraviglie, nella quale immergersi alla ricerca di pezzi unici e rarità, come ben sanno i 5mila buyer che ogni anno vengono da tutto il mondo; quest’edizione sono attesi in particolare da Europa, Stati Uniti e Russia.
Due le mostre collaterali in programma.
“La spina dorsale di un uomo. Storia della cravatta”
Quanti sono i nodi possibili, quale l’ultimo inventato e quando si può dire che sia nata la cravatta moderna? Alcuni sostengono sia una simbologia utilizzata già dagli uomini delle caverne, i croati se ne attribuiscono l’invenzione durante la Guerra dei Trent’anni ed è certo che il Re Sole ne fu un appassionato collezionista. Sono davvero tante le curiosità da scoprire nella mostra realizzata in collaborazione con Paolo Aquilini Direttore del Museo della Seta di Como, Fondazione Setificio, Associazione ex Allievi Setificio, Confartigianato Como, Associazione Italiana Disegnatori Tessili e Confindustria Como. Ecco le prime: i nodi base sono tre: Orientale, mezzo Windsor e Windsor, ma se ne contano ben 85 varianti. L’ultimo inventato è il nodo Pratt (o Shelby), un mezzo Windsor rovesciato, mentre la cravatta moderna nasce nel 1850 in Inghilterra (ma era diversa da quella di oggi). La collaterale, con le sue 40 cravatte in esposizione, vuole essere l’omaggio ad un accessorio “cult” la cui l’utilità è da sempre motivo di discussione e controversie, ma che tra alti e bassi, domina indisturbato da secoli il guardaroba di ogni gentleman che si rispetti. Disegni, bozzetti, messe in carta jacquard, fustelle e naturalmente cravatte di fogge e dimensioni diverse per ogni occasione e celebrazione sono il cuore della collaterale.
“Back to the games”
Il videogame più raro presente in mostra è il Virtual Boy, un flop a fine millennio per la Nintendo: era la console portatile “meno portatile” di sempre. Ma nella mostra, realizzata in collaborazione con Archivio Videoludico della Fondazione Cineteca di Bologna e l’Associazione Bologna Nerd, oltre ad alcuni pezzi in esposizione ce ne saranno davvero molti da provare. Si potrà utilizzare l’Atari 2600, e i grandi classici Asteroids e Space Invaders degli anni ’70, o il Commodore 64 con Super Mario Bros – leader indiscusso degli ’80 – e la Playstation dei ’90, fino all’Xbox del 2000. L’esposizione, articolata in un percorso a quattro stazioni (corrispondenti ai citati decenni), non è solo un racconto della tecnologia, ma anche della società con i cambiamenti che console e computer portarono nel modo di intrattenerci ma (anche) negli spazi delle nostre case.