My generations: la cultura underground nella Collezione Giancarlo Soldi
Immagini, parole, suoni e video dalla Beat Generation al maggio francese, in esposizione a Roma presso lo Studio Stefania Miscetti.
“My Generations” presenta un’ampia e variegata selezione di testimonianze prodotte tra il 1944 e il 1976 provenienti dalla collezione del regista, produttore, scrittore e sceneggiatore Giancarlo Soldi.
La mostra, attraverso un percorso di immagini, parole, suoni e video, offre un inedito spaccato della controcultura degli anni Sessanta e Settanta, tra Stati Uniti d’America, Regno Unito e Francia, con un’attenzione particolare al movimento della beat generation, alla psichedelia, ai fenomeni underground e al maggio francese.
Tra i “reperti” protagonisti dell’iniziativa, ricordiamo: il menabò di un libro rifiutato dagli editori italiani, con quaranta negativi della beat generation, alcuni inediti; riviste della beat generation come Beat Scene e City Light Journal; riviste underground americane come Berkeley Tribe, The Other, Helix; riviste psichedeliche inglesi quali Oz e It, con i relativi poster; foto, flyer e poster dal Fillmore East di San Francisco; manifesti, foto iconiche, volantini e riviste del maggio ‘68 a Parigi; poster, foto e speciali di Time, Rolling Stone, Life, Observer, Telegraph, da Woodstock a Katmandu; fumetti undergrounddi San Francisco.
«Quando Annamaria Gandini mi telefonò, mi disse: “C’è ancora qualcosa che ti devo dare. Ho trovato un’altra scatola, Giovanni ha scritto sopra il tuo nome. Cercavi qualcosa della Beat Generation? C’è!” Succedeva così, ogni tanto qualcuno dei miei amici molto più grandi di me mi lasciava “un’eredità”. – ricorda Giancarlo Soldi – Erano disegni, lettere, fotogrammi, fogli sparsi, vecchie riviste ma piene di storie, che profumavano di Storia, la mia storia. Questo interesse col tempo si ingrandiva, senza che me ne accorgessi perché erano i fumetti il pensiero dominante. Ancora minorenne, nei primi anni Settanta a Londra. facevo il giro delle redazioni underground (“It”, “Oz”, “Frendz”) e per pochi penny prendevo pacchi di numeri arretrati, convincendomi di essere anch’io un giovane ribelle rock. Negli anni, ho sempre coltivato questa passione, foto, riviste, volantini, poster, fanzine. I fumetti erano la collezione principale e i reperti della controcultura rischiavano di rimanere sepolti, non organizzati, nelle mie librerie, ma i “lasciti” continuavano. Per cui, una decina di anni fa, presi una decisione: a tutti i costi, mettere in salvo questo “Archivio”, impiegando le mie energie per salvare questi “reperti”, queste “carte povere”. Filmati d’archivio inediti, nastri che, quando li ascolto, riviste che, quando le sfioro, mi emozionano, e sono felice pensando a tutte le connessioni, a tutte le storie che ogni oggetto contiene. Mi accorgo che conservare materiali del genere, filmati privati in super8, foto, riviste, carteggi scritti, disegni preparatori, originali unici, è stato un dono inaspettato. Qualcosa che mi è stato dato, che ho accolto e che, col mio lavoro, cerco di restituire. Le parole, i suoni e le immagini sono luoghi dell’anima e raccogliere, studiare, custodire è stato, per me, una forma di attrazione fatale che mi ha sottratto a ciò che la mia natura di “collezionista” mi impedisce anche solo di concepire: l’oblio.»
Immagine in evidenza
Berkeley 1967 (part.)