Radici – Il festival dell’identità (coltivata, negata, ritrovata)
La Fondazione Circolo dei lettori dà vita a Radici, il festival dell’identità (coltivata, negata, ritrovata), un progetto a cura di Giuseppe Culicchia sostenuto dall’Assessorato all’Emigrazione della Regione Piemonte, in programma dall’1 al 5 novembre a Torino tra il Circolo dei lettori e il Cinema Centrale.
Il festival chiama grandi artisti e voci a interrogarsi su una nessuna e centomila identità, con ispirazione pirandelliana: l’identità individuale e l’identità dei popoli, l’identità di una comunità e quella di una nazione; l’identità come idea che un individuo ha di sé stesso all’interno di una società a partire da quelle caratteristiche che dovrebbero teoricamente renderlo unico e inconfondibile ma che il consumismo ha omologato in stili di vita e modelli culturali, come denunciò per primo Pier Paolo Pasolini, già negli anni Sessanta del Novecento.
In parallelo, Radici indaga anche il tema dell’identità di chi a un certo punto della sua vita ha deciso per mille ragioni di espatriare e di costruire il proprio futuro altrove, che si ritrova sospeso tra due mondi e due identità.
É ancora così? Oggi che i social media amplificano e distorcono le identità e l’Intelligenza Artificiale la mette in discussione, Radici si interroga sull’identità – storica, esistenziale, antropologica, filosofica, politica – allargando il più possibile il discorso, aprendolo a idee e contenuti diversi, ponendo domande capaci di risvegliare la nostra consapevolezza.
«A poco meno di cent’anni dalla pubblicazione da parte del Premio Nobel per la Letteratura Luigi Pirandello del romanzo Uno, nessuno e centomila, tra i temi ricorrenti di questi nostri anni Venti del secondo millennio c’è senza dubbio quello dell’identità. L’identità, tra le altre, come concezione che l’individuo ha di se stesso all’interno della società, a partire da quelle caratteristiche che almeno in teoria dovrebbero renderlo unico e inconfondibile» racconta Giuseppe Culicchia, curatore di Radici.
Il programma
Radici inaugura con una grande anteprima: sabato, 21 ottobre, al Circolo dei lettori arriva Bret Easton Ellis, in occasione della pubblicazione in Italia di Le schegge, il ritorno al romanzo dello scrittore statunitense in libreria per Einaudi. L’autore discute della ricerca dell’identità attraverso la sua opera e le vicende della Los Angeles dei primi anni Ottanta con lo scrittore Diego De Silva dopo l’introduzione di Giuseppe Culicchia, traduttore per l’Italia del romanzo.
Il festival, giorno per giorno, inizia l’1 novembre al Circolo (ore 17) con Viva la pampa gringa!, con i racconti dei piemontesi d’argentina, a partire dalla lingua, che muta e rinnova le radici e l’identità di una comunità. In collegamento da Santa Fe per la FAPA – Federazione delle Associazioni Piemontesi d’Argentina Hernan Trossero, Alejandra Gaida e Laura Moro dialogano con Eugenio Goria dell’Università di Torino, Albina Malerba, direttore del Centro Studi Piemontese, il filologo Giovanni Tesio. Lo stesso giorno lo studioso Giordano Bruno Guerri in una lezione su Gabriele D’annunzio e la Carta del Carnaro, dialogando con Culicchia, si domanda se fosse la costituzione più bella del mondo (ore 19); prosegue la scrittrice finalista 2023 del Premio Strega Maria Grazia Calandrone che discute con la giornalista de «La Stampa» Simonetta Sciandivasci sulla ricerca di sé di bambine e bambini, in sospeso tra genitori adottivi e genitori biologici (ore 21). Alle 24, per la prima di quattro sere, inaugura Radici di Mezzanotte, quattro notti al Cinema Centrale per una retrospettiva in quattro classici film sul passaggio della storia, sulla costruzione dell’identità, sul riconoscimento di sé e dell’appartenenza a una comunità; si comincia con L’Odio di Mathieu Kassovitz, introdotto dal coordinatore di AIACE Torino Enrico Verra e dal curatore del festival.
Nel pomeriggio di giovedì 2 novembre si torna al Circolo dei lettori con Padre Enzo Bianchi che, con il giornalista Francesco Antonioli, ragiona su identità e comunità (ore 17.30), quando un individuo trova se stesso nella condivisione, nella meditazione e nel dialogo. A seguire (ore 19), sempre in sala grande del Circolo, la fotografa Paola Agosti in dialogo con il direttore della Fondazione Circolo dei lettori Elena Loewenthal racconta quarant’anni di testimonianze dei piemontesi che lasciarono le loro terre per le Americhe e l’Argentina, come nel mondo dei vinti di Nuto Revelli. A seguire lo scrittore e critico Paolo Di Paolo ragiona su Pier Paolo Pasolini e la mutazione antropologica degli italiani (ore 21); alla mezzanotte al Cinema Centrale per Radici di Mezzanotte, il secondo film in programma è Il Sorpasso di Dino Risi, presentato da Enrico Verra.
La terza giornata di Radici, venerdì 3 novembre, al Circolo dei lettori è aperta dallo scrittore Roberto Alajmo con Mediterraneo Culture Club; introdotto da Giuseppe Culicchia, l’incontro (ore 18) parte dalla Sicilia, «la chiave di tutto» come scrive Goethe nel Viaggio in Italia, l’isola che isola non è ha una storia unica di contaminazioni e migrazioni, che molto dice sulle nostre radici. A seguire (ore 19) il filosofo Marcello Veneziani, sempre con Culicchia, si interroga su identità, tradizioni e negazione: quand’è che i concetti sono diventati, se riferiti all’Occidente, politicamente scorretti? Alle 21 arriva a Torino un altro grande ospite internazionale di Radici, il regista due volte Palma d’oro a Cannes Emir Kusturica, che dialoga con il giornalista e scrittore Piero Negri Scaglione del caso Peter Handke, a partire da L’Angelo ribelle, pubblicato in Italia dalla Nave di Teseo. Alla mezzanotte al Cinema Centrale, la visione di uno dei capolavori di Kusturica Gatto nero, gatto bianco, anticipata dalla presentazione del film di Enrico Verra e Giuseppe Culicchia.
La mattina di sabato 4 novembre, la storica dell’Islam Farian Sabahi dialoga con la giornalista del «Corriere della Sera» Alessandra Coppola, raccontando la sua storia di radici ramificate tra la Persia e il Piemonte, tra due paesi e tre religioni (ore 11). Il mestiere di chi traduce significa mettere da parte la propria identità e di assumerne un’altra: Ilide Carmignani, traduttrice di scrittori quali Gabriel Garcia Márquez, Roberto Bolaño, Luis Sepúlveda ne conversa con il collega Giuseppe Culicchia nell’incontro Un caffè con l’alter -ego (ore 15). Segue un altro appuntamento con le storie dei piemontesi d’argentina: Javier Chiabrando, scrittore di noir discendente da genitori piemontesi, che dialoga con un altro giallista, lo scrittore Giorgio Ballario; al dialogo (inizio ore 18) segue il concerto della Cricca dij mes-cià, gruppo folk che rivede canti della tradizione in chiave ballabile, cantando l’amore e le tradizioni, lo spopolamento di paesi, l’importanza di possedere un orto; da una tournée in Argentina, la Cricca ha realizzato il documentario Réis – Raiz, sulle comunità piemontesi in America Latina. Alle 21 lo scrittore Paolo Nori, introdotto dal curatore del festival, in un monologo per immagini e voci di Lev Tolstoj, Anna Achmatova, Iosif Brodskij, si domanda A cosa servono i russi?. Dalla grande letteratura russa si transita alla DDR e alla Germania di fine Novecento per Radici di Mezzanotte: al Cinema Centrale, presentato da Culicchia, è in programma la proiezione di Good Bye, Lenin!, il film di Wolfgang Becker che racconta la perdita di identità dei cittadini della Germania Est alla caduta del Muro di Berlino.
Domenica 5 novembre, giornata conclusiva della prima edizione di Radici, comincia al Circolo dei lettori con l’ex presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello in dialogo con Elena Loewenthal sulla complessità dell’essere ebrei, con inevitabile affaccio sulla drammatica attualità (ore 11). A seguire (ore 12), il professor Franco Cardini incontra Giuseppe Culicchia un secolo dopo la pubblicazione de Il tram0nto dell’Occidente del filosofo tedesco Oswald Spengler, a partire dal saggio La deriva dell’Occidente, pubblicato per Laterza, in un momento di rinnovato conflitto tra Oriente e Occidente. Nel pomeriggio (ore 17) è il momento di uno dei più grandi scrittori contemporanei tedeschi, Ingo Schulze; nato e cresciuto nella DDR, Schulze ha visto sgretolarsi la sua identità e quella dei concittadini della DDR, costretti a costruirne un’altra, come ha raccontato in tanti romanzi e nel recente La rettitudine degli assassini (Feltrinelli). È l’attrice Stefania Rocca a chiudere Radici in bellezza e leggendo l’Italia, il Paese dove sono accampati gli italiani in un reading tratto da Diario Notturno e La solitudine del Satiro di Ennio Flaiano.