Spettacolo: “Everyday shoes” di Guido Gazzilli e Ludovica Rosi
“Everyday Shoes”, è un progetto a lungo termine che nasce nel 2015 all’interno di alcune carceri italiane. Grazie alla partecipazione di importanti fotografi internazionali, si è voluto creare un laboratorio di analisi all’interno del carcere di Civitavecchia e di Rebibbia, dove i detenuti, attraverso la fotografia ed il suo linguaggio, si sono esposti ad un percorso terapeutico fatto di immagini e parole, evocando sensazioni, ricordi e speranze, attivando un processo di (ri)scoperta della propria coscienza spesso sommersa. L’idea è quella di portare l’arte in luoghi così alienanti e così pieni di sofferenza, convinti che la sua bellezza sia un’opportunità per stimolare riflessioni, dare origine a relazioni e reazioni. Senza regole e costrizioni ogni detenuto ha esplorato dove l’istinto emotivo, supportato e protetto dall’arte, li potesse portare, riuscendo ad evadere in una dimensione in cui sembrava quasi vivere brevi istanti di libertà.
“Everyday Shoes”, vuole raccontare il mondo del carcere sotto un’altra prospettiva, un mondo che noi immaginiamo lontano e distante, ma in realtà è vicino a noi, pieno di difficoltà. Questo luogo è parte integrante della nostra società. Dietro le porte blindate, il filo spinato, e le alte distese di cemento, c’è una realtà violenta, dura, di sofferenza. è un mondo a cui il sistema ha fatto perdere ogni tipo di contatto con il fuori, perimetrato dal solido confine che è stato tracciato e che divide nettamente due realtà che negano un punto d’incontro. è una realtà che predilige le impossibilità alle possibilità, il cemento al vetro, il buio alla luce, la distanza al contatto, l’esclusione all’inclusione. Quello, è il luogo della separazione tra chi è dentro e chi no; è il limite che annulla le possibilità; è il margine del distretto; è il non-luogo dove passa un non-tempo. L’idea di “Everyday Shoes”, delle “Le scarpe di tutti i giorni”, nasce da questa riflessione di non-spazio, identificato in un dettaglio notato all’interno del carcere di Rebibbia: le scarpe. Tutti i detenuti all’interno del carcere indossano scarpe molto pulite. Le scarpe molto pulite, non sporche di strada, sono la percezione più emblematica del luogo chiuso, del luogo che non è aperto. Del luogo in cui anche la polvere ha difficoltà ad entrare.
Questo progetto è stato una soffiata di “polvere” di vita dall’esterno, un punto d’incontro, un momento intimo di analisi, di riflessione, di apertura. Il detenuto ha avuto la possibilità di mettersi in discussione, accettando il confronto, ed affrontando un tema sensibile quale il sentimento. Nei testi, nelle lettere, nei loro pensieri, ci sono scritte riflessioni comuni a tutti noi, ci sono rappresentate paure, ricordi struggenti, immagini di errori commessi, la vergogna degli atti illeciti del passato oggi accettati con umiltà, l’emozione di ritrovare nelle foto un figlio, un familiare, un amico…
Everyday shoes – Libro edito per: NFC Edizioni – 215 pagine – 22×26 cm – Con il contributo di Guido Gazzilli, Yulia Kazban, Angelo Turetta, Peppe Tortora, Piotr Zbierski, Adam Cohen, Daniel Hoflund, Stephane Charpentier, Roger Ballen, Michael Ackerman, J ore Engström, Damien Daufresne, Lele Saveri, Gianfranco Gallucci, Gabrielle Duplantier, Veronica D’altri, Zoe Zipela, Massimo Nicolaci, Cato Lein, Gilda Aloisi, Fabien Pio, Lavinia Parlamenti
EVERYDAY SHOES
di Guido Gazzilli e Ludovica Rosi.
Immagini a cura di: Guido Gazzilli
Testi a cura di: Ludovica Rosi
Proiezione video: Everyday Shoes: 29 minuti / Lina Ti Amo: 10 minuti
Panetteria Atomica
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