Spettacolo: “Turandot” di Carlo Gozzi
Il lontano Oriente misterioso e fragrante, imperatori e regnanti di terre sconosciute, la favola della principessa Turandot che giunge in Occidente che si inebria dei suoi misteri e profumi. Il grande impero cinese e il suo imperatore Altoum che si deve districare tra affetti paterni e obblighi pubblici. Timur e Elmaze, sovrani di Astracan, costretti ad abbandonare il regno e nascondere il loro stato regale, ritrovando il sincero affetto della Balia. La principessa Turandot colta, intelligente che sfida i suoi pretendenti a suon di enigmi, facendo rotolare giovani teste coronate. L’intraprendenza di Calaf, principe temerario che non indietreggia nell’affrontare le prove di Turandot, disposto a perdere la vita per conquistarne il cuore. Venezia imponente e graffiante, omaggiata dal Gozzi e dalle maschere che ne sottolineano la supremazia conducendo i personaggi con oculata astuzia e saggezza popolare.
NOTE DI REGIA
Nascondere per rivelare
Il copione di “Turandot” è stato da me affrontato tenendo presente la “storia” personale che il mio percorso artistico ha prodotto sino a questo momento. Perché ho ritenuto importante definire fin da principio questo collegamento? Negli anni sono andato, sempre più, convincendomi che lo spazio sia un elemento decisivo nella ricerca registica che mi riguarda. Uno spazio particolare con un boccascena ridotto, gli attori visibili talvolta a mezzo busto in una rappresentazione che trova evidenti precedenti nel cosiddetto “Teatro dei burattini”. Un luogo quindi che potesse consentirmi di poter fare ricorso a interventi a sorpresa. L’azione è quindi limitata a quello che da dietro un grande pannello può essere “rubato”, sbirciato dal pubblico privato della canonica visuale a tutto campo. La centralità dei pannelli che utilizzo (baracchini, tende ecc. ) significa che l’idea dell’in mezzo è cruciale per me, affascinato sempre più dai sipari… dalle porte. Nei miei spettacoli abbondano le soglie, spazi che evocano un passaggio da un mondo a un altro. A volte possono essere visti solo frammenti corporei o brevi azioni compiute dagli attori sul palco, Una selezione del materiale fantastico ed espressivo/drammaturgico rigorosa, affinché qualunque azione avvenga davanti agli occhi dello spettatore possa avere il risalto di un’epifania. Si tratta in altre parole di capovolgere l’abituale visione. La scenografia non rappresenta più l’ambiente sociale in cui prendono vita i personaggi dell’azione drammatica né un fondale decorativo della stessa. Essa deve, con la mimica e una recitazione venata di “sense of grotesque”, interpretare il dramma, sottolinearne i significati segreti. Una ricerca aperta al dubbio e ai problemi dell’espressione; per certi aspetti così antica e così rivoluzionaria nella sua tensione all’essenziale sia della parola sia del gesto.
dal 28 febbraio al 5 marzo 2023
TURANDOT
Di Carlo Gozzi
Drammaturgia di Francesca e Natale Barrea
Regia di Stefano Maria Palmitessa
Interpreti
Arina Sazontova, Giovanna Castorina, Alessandro Laureti
Mary Fotia, Marco Laudani, Carmen Pompei,
Simone Proietti, Giovanni Prattichizzo
Assistente alla regia e musiche
Giovanna Castorina
Costumi
Mary Fotia
TEATRO LE SALETTE
Vicolo del Campanile, 14, Roma
Immagine in evidenza
Stefano Maria Palmitessa