“Stacco matto: Il gioiello come pittura”. La mostra di Fausto Cardinali
Dall’1 ottobre al 26 novembre la galleria Babs Art Gallery ospita la mostra personale di Fausto Cardinali (1961) dal titolo “Stacco matto: Il gioiello come pittura”. L’esposizione – organizzata in collaborazione con Lorenzelli Arte – presenterà 15 opere dell’artista italo-francese, sintesi degli ultimi 10 anni di ricerca. Una panoramica in grado di dar conto del profondo legame che unisce arte e creazione del gioiello in tutta la sua pratica.
Negli anni Ottanta il suo linguaggio è un trionfo barocco. Sperimenta con le materie, accosta e sovrappone consistenze con quell’approccio alchemico che caratterizza ancora oggi il suo lavoro. Nel 1991 torna a Parigi dove fonda, insieme a un gruppo di artisti internazionali, l’associazione “Artsenal”, con sede in una fabbrica abbandonata. Da allora inizia la produzione di installazioni monumentali e insieme di importanti pezzi unici, sculture indossabili, che presenta all’Ircam Centre Georges Pompidou (1998), al Museo d’Arte Moderna di Parigi (2017), al Palais de Tokyo (2017) e al MAD – Musée des Arts Décoratifs (2018).
I suoi gioielli, oggi presenti nelle collezioni pubbliche e private tra le più prestigiose al mondo (dal museo Louvre a quelle private di Diane Venet, Solange Thierry de Saint Rapt, François Laffanour) sono oggetti complessi che seguono il filo della sua poetica, una riflessione sull’integrazione degli opposti: visibile e invisibile, dicibile e indicibile, ordinario e raro.
I contrasti si esprimono, ad esempio, nella scelta antigerarchica dei materiali. Metalli, elementi vegetali e pane carbonizzato convivono con oro, argento, diamanti.
Anche gli anelli in mostra alla Babs Art Gallery hanno questa caratteristica. In molti casi la loro parte centrale è realizzata in alluminio. Un materiale che l’artista nobilita, anche attraverso particolari processi di fusione che lo rendono sottile e luminoso come madreperla. All’oro e ai diamanti incastonati, spiega Faust “è riservato uno spazio introverso, ma nell’insieme ogni elemento convive in perfetto equilibrio senza prendere il sopravvento”.
In molti dei lavori di oreficeria, come in pittura, Cardinali impiega un liquido polivinilico, che dice di usare “come una linfa, una seconda pelle delle opere”. Sotto questa trasparenza lattiginosa – che ricopre i lavori come un velo – ogni altro elemento si rivela, affiora, vive e pulsa. In mostra si vede, ad esempio, la serie di spille “Plastica Moralia” (2016-2024) dove i rametti di legno sono immersi nella resina e montati con pietre preziose, creando l’effetto di oggetti fossili.
L’eco delle ricerche del Dadaismo e Surrealismo si manifestano nella scelta di forme indocili, che cercano un’altra narrazione del presente. Come nel caso della serie di bracciali “Botellum”, anche questi in mostra, realizzati in argento, che ricordano i corpi flessibili dei serpenti. Linee sinuose che ritornano anche nei 3 pugnali dalle lame ricurve appositamente realizzati per l’esposizione “dato che”, spiega Cardinali “ogni pezzo è un campo libero. E così un gioiello può essere anche un utensile, che all’occorrenza può servire per difendersi”.
Ci sono ciondoli e spille in cui le pietre, incastonate nelle pieghe dei metalli, lavorati con la tecnica della “smagliatura a caldo” sembrano spuntare come piccoli, inquietanti occhi.
La mostra di Faust Cardinali è stata concepita anche come evento performativo, e vedrà l’artista tornare più volte negli spazi di Babs Art Gallery (a cominciare dall’1 ottobre, durante l’opening della mostra) per lavorare al suo interno. Sulla parete sinistra dello spazio espositivo è infatti allestita una lunga grondaia sulla quale galleggia liquido polivinilico. L’artista, attivandone lo scorrimento e mescolandolo a polveri colorate, userà la resina in sgocciolamento per realizzare quadri su tavole di alluminio sbalzato. Sul lato destro della galleria è invece presente l’installazione “Spazzamatrix”, una composizione scenografica di 12 scope da netturbino, immerse nella resina e ricoperte di polveri di metallo “che le illuminano e le fanno brillare, “spiega l’artista “sono residui di memoria, sospesi nel tempo. Queste stalattiti/stalagmiti in resina polivinilica riuniscono in loro passato, presente, futuro e rappresentano un simulacro del tempo assoluto”.
Immagine in evidenza
Faust Cardinali – Nero chimera, 2019. Argento, Oro 18 kt, Onice nera, Smeraldi, Lapislazzuli, Smalti, Polivinile, Poliestere, 13 × 9 × 4.5 cm. Pezzo unico