Teatro: “Harrogate” di Al Smith
Un uomo, un padre, un marito, nel corso di un pomeriggio si troverà a confrontarsi con tre donne, tre rappresentazioni carnali della parte più intima e oscura di sé stesso e ad affrontare le sue ossessioni pur di difendere la propria famiglia.
Per il terzo capitolo della stagione epico-teatrale “Argo(t)nautiche – Cronache dal mondo sommerso”, Marco Quaglia e Alice Spisa, diretti da Stefano Patti, traducono scenicamente Harrogate, scritto dal drammaturgo inglese Al Smith.
Harrogate è un testo che affronta il delicato tema di come ci nascondiamo dietro a una maschera, di come recitiamo sempre una versione diversa di noi stessi a seconda di chi abbiamo davanti e di come proiettiamo sugli altri variazioni di persone che vorremmo vedere pur di accettare chi abbiamo di fronte.
Harrogate è un trittico sull’ossessione, la repressione e la lussuria.
HARROGATE
di Al Smith
traduzione Alice Spisa
con Marco Quaglia e Alice Spisa
regia Stefano Patti
luci Paride Donatelli
musiche originali Virginia Quaranta
scene Daniela Patti
foto di scena Manuela Giusto
aiuto regia Cristiano Demurtas
produzione Argot Produzioni
in collaborazione con 369gradi
Note di regia
C’è un’eleganza dei drammaturghi inglesi nell’affrontare il tabù, un’eleganza disturbante e allo stesso momento affascinante. La spettacolarità del teatro viene affidata all’autore che in “Harrogate” decide di far partire il dramma dai demoni che custodiamo dentro ed è da essi che parte la magia della storia, una magia che non è per niente rassicurante e che ci obbliga a confrontarci con la parte più oscura di noi stessi. Ciò che mi ha catturato sin dalle prime battute del testo di Al Smith è la necessità di porsi, assieme al pubblico, delle domande sull’essere umano all’interno di una società ormai colma di regole su come vivere. Cosa succede quando ciò che sentiamo dentro di noi non è compatibile con la struttura imposta dalla società? Come facciamo a sopravvivere?