“The library at night”: installazione in realtà aumentata
La mostra The Library at Night arriva per la prima volta in Italia, a Genova. Ispirata all’omonimo libro dello scrittore argentino naturalizzato canadese Alberto Manguel e ideata dal regista canadese Robert Lepage – Ex Machina (ha diretto anche opere alla Scala di Milano), casa di produzione canadese di opere interdisciplinari, l’installazione in realtà aumentata porterà i visitatori alla scoperta delle più grandi biblioteche al mondo esistenti e mai esistite.
Quello di The Library at night è un invito a perdersi in una foresta ed esplorare strutture architettoniche, frugare tra gli scaffali e perdersi nei corridoi di 10 celebri biblioteche, inclusa la biblioteca per antonomasia, la perduta di Alessandria e poi Admont (Austria), Alessandria, Copenaghen, Hasedera (Giappone), Città del Messico, Parlamento di Ottawa, National and University Library di Sarajevo, Sainte-Genevieve, fino all’immaginaria del Nautilus, ricavata dalle suggestioni del libro di J.Verne.
Muniti di cuffie e visore, seduti su sedie girevoli per sfruttare appieno la visione a 360°, una tecnologia finora riservata al mondo dei videogiochi, i visitatori viaggeranno tra biblioteche favolose, vere, immaginarie o perdute, ciascuna rappresentante un’epoca, una cultura o una funzione assegnata a questi luoghi della memoria.
Manguel descriveva così la visita notturna dentro una biblioteca: “Le biblioteche di giorno suggeriscono l’eco del desiderio di ordine severo e ragionevole del mondo, mentre di notte sembrano gioire dell’essenziale confusione della realtà.” E ancora: “addentrarsi in una biblioteca è come tornare a casa, perché ogni lettore è un girovago che fa una sosta o un viaggiatore che fa ritorno” cui la sterminata raccolta di parole – che tale è la modesta libreria domestica o la celebre istituzione letteraria -, sebbene non potrà mai offrirgli “un mondo ‘reale’ nel senso in cui è reale il mondo quotidiano di sofferenze e felicità”, potrà, invece, offrirgli “un’immagine aperta di quel mondo reale che, per dirla con le parole del critico francese Jean Roudaut, ‘ci concede gentilmente di concepirlo’, come pure la possibilità di sperimentare, conoscere e ricordare qualcosa che abbiamo intuito in un racconto o immaginato grazie a una riflessione filosofica o poetica”.