Una finestra sul mondo dei geoparchi – Installazione multimediale all’Università di Torino
Martedì 4 ottobre, nel cortile del Rettorato dell’Università di Torino, alle ore 18, inaugura l’installazione multimediale “GeoDiversUniTo – Il bosco delle rocce” che fino al 4 novembre trasformerà il cuore di UniTo in “una finestra sul mondo dei geoparchi” e farà scoprire al pubblico quanto anche le rocce siano vive.
Il progetto, che prevede un articolato percorso espositivo, è promosso da UniVerso, osservatorio sulla contemporaneità e festival permanente di UniTo, in occasione della prima Giornata internazionale della Geodiversità proclamata dall’Unesco, che si terrà il 6 ottobre. La geodiversità è la varietà degli elementi geologici, degli ambienti geomorfologici e delle caratteristiche del suolo della Terra: una giornata mondiale dedicata a questa fondamentale parte del mondo naturale si pone l’obiettivo di sensibilizzare la società sull’importanza che ha per il benessere e la prosperità di tutti gli esseri viventi del Pianeta.
L’ideazione e il coordinamento scientifico del progetto sono della Prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio e di Marco Giardino e Vincenzo Lombardo; il curatore è Marco Giardino (docente di Geomorfologia fisica e Geomorfologia all’Università di Torino e vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano), mentre la realizzazione e il coordinamento artistico sono di Luca Morino (musicista, storico leader dei Mau Mau, geologo, che ha ideato l’opera e coordinato gli aspetti artistici e il sound design).
L’opera, collocata nel cortile del Rettorato, illustra la varietà di morfologie, i materiali (rocce, sedimenti, acqua e ghiaccio) e i processi geologici che caratterizzano il Sesia Val Grande UNESCO Global Geopark, uno spazio di geodiversità unico che ospita una eccezionale sequenza di rocce che va dal mantello terrestre alla crosta inferiore fino alle rocce di copertura. Una sezione geologica di estremo valore scientifico, ben visibile in superficie e con continuità solo in questa zona della Terra.
“Il bosco delle rocce” è una rappresentazione di questo patrimonio geologico e culturale: gli elementi naturali di geodiversità si “trasformano” nell’installazione in fiori e alberi collocati in cima a steli metallici. L’immagine d’insieme rimanda a un bosco incantato (e quindi a naturali forme di vita) ma anche a un agglomerato di grattacieli, simbolo – nel bene o nel male – del progresso del genere umano. Le rocce, come piante e animali, si muovono e si trasformano, impiegando, però, tempi lunghissimi al di fuori della scala umana. Il bosco delle rocce è immerso in un ambiente sonoro quasi impalpabile, è “aria che vibra”: musica e ritmo indecifrabili ma al tempo stesso avvolgenti, suoni del sistema geoparco, naturali e antropici, legati al lavoro dell’uomo sui materiali geologici.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra Università di Torino e Associazione Sesia Val Grande Geopark e ha avuto come prologo la 16° European Georpark Conference (EGN2022) a Verbania. L’installazione è accompagnata da un’esposizione divulgativa lungo il porticato del Rettorato, divisa in quattro sezioni tematiche che illustrano il ruolo degli elementi della geodiversità nel determinare il valore del patrimonio naturale e culturale. Oltre a celebrare la geodiversità, l’iniziativa vuole valorizzare il patrimonio geologico italiano e promuovere il geoturismo.
“Il bosco delle rocce”, come elemento dimostrativo del Geoparco, avrà il suo luogo definitivo di residenza negli spazi espositivi di Villa Caccia a Romagnano Sesia (Novara), proprio nel cuore del Geoparco Unesco Sesia Val Grande.
In collegamento con il bosco delle rocce, nella sala Principi d’Acaja del Rettorato, viene, inoltre, esposta l’opera S+T+Arts4Water “Glacier” di Theresa Schubert, artista e ricercatrice berlinese che esplora il rapporto tra uomo, macchina e natura unendo arte, tecnologia e scienza. L’opera, realizzata grazie al supporto di Unidee Residency Programs della Fondazione Pistoletto e alla consulenza scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, si concentra – partendo dai ghiacciai come riserve d’acqua e memoria – sull’evoluzione dei rilievi montuosi e dei bacini idrografici in quanto indicatori dei cambiamenti climatici e del relativo impatto.