La salute, la biodiversità, la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma anche l’occupazione “green”, la ripartenza post-pandemia, fino al futuro stesso dell’intero pianeta: sono tanti i motivi per cui le foreste sono il cuore pulsante della vita sulla Terra e irrinunciabili per dare un futuro all’umanità.
Per questo il prossimo 21 marzo, Giornata internazionale delle Foreste, istituita nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, diventa il momento forte non tanto per celebrare quanto per soffermarsi a riflettere e quindi agire, tanto più dato il tema principale dell’edizione del 2021: il ripristino delle aree forestali degradate.
FSC Italia (Forest Stewardship Council) – l’organizzazione che si occupa di gestione forestale responsabile e che proprio quest’anno festeggia i primi 20 anni di attività nel nostro Paese – indica una serie di possibilità e di azioni concrete nell’immediato, tenuto conto che in alcune aree del Pianeta si paga il prezzo di forti azioni di deforestazione per far posto a pascoli, mentre in altre, come l’Europa il problema è invece la fragilità dei boschi.
1 – Europa: preservare le foreste esistenti.
Diversamente da altri continenti, in Europa le foreste sono in crescita: il problema non è quindi la deforestazione ma la preservazione e il miglioramento della loro qualità biologica ed ambientale. Lo conferma anche una recente ricerca del tedesco Max Planck Institute for Biogeochemistry, che ha analizzato i fattori di disturbo per gli ecosistemi forestali nel Vecchio Continente (che coprono un terzo del territorio, 2 milioni di chilometri quadrati) nel periodo 1979-2018: metà delle foreste europee (quelle della fascia più a nord e a sud, maggiormente esposte ai cambiamenti climatici) sono risultate infatti molto vulnerabili a fenomeni esacerbati dalla crisi climatica, come gli incendi, l’arrivo di insetti nocivi, venti eccessivamente forti, o una combinazione di tutti questi fattori. Paradossalmente, questi stessi ecosistemi forestali sono anche i nostri alleati principali nella mitigazione degli impatti negativi del riscaldamento globale: per preservare il loro ruolo ne va quindi migliorata la preservazione e la qualità. In particolare, grazie alla verifica dei servizi ecosistemici promossa da FSC si possono sviluppare incentivi per conservare ciò che le foreste naturalmente forniscono: fonti di acqua potabile, fertilità del suolo, fissazione del carbonio, conservazione della biodiversità e opportunità per lo sviluppo di attività ricreative e culturali “slow”. L’Italia, su questo è capofila: sono già sei le verifiche di FSC sui servizi ecosistemici attive nel nostro Paese (il primo al mondo a misurarli e certificarli), per un totale di 55. 685 ettari interessati.
2 – La tecnologia in aiuto delle foreste.
È possibile aumentare la conoscenza delle foreste e del loro stato di salute grazie ai big data: FSC infatti ha recentemente lanciato una piattaforma digitale in cui informazioni geospaziali vengono incrociate con dati satellitari aggiornati delle aree forestali certificate. Il Geographic Information System (GIS) è infatti un sistema di informazione geografica per la raccolta, la gestione e l’analisi dei dati che consente anche di realizzare modelli predittivi. I dati geo-spaziali open-source che costituiscono il database sono relativi a indici come la perdita di copertura forestale, il censimento dei paesaggi forestali intatti e delle aree protette, delle aree ad uso di comunità locali e popolazioni indigene, dei corsi d’acqua e dei confini delle aree forestali certificate.
3 – Le foreste si preservano meglio dove la comunità è partecipe.
Un rapporto del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) del 2019 rileva come l’utilizzo che facciamo del territorio, foreste comprese, farà un’enorme differenza nel determinare il corso della crisi climatica. In questo senso, afferma l’IPCC, le foreste gestite dalle comunità locali subiscono minori tassi di deforestazione e immettono minori quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Dal canto suo, la certificazione di gestione forestale responsabile prevede il coinvolgimento a tutti i livelli delle comunità locali attraverso un meccanismo di consenso preventivo e informato (free, prior and informed consent, FPIC): dalla fase decisionale a quella operativa.
4 – Piantare nuovi alberi: dipende come.
Oggi riscuote molto consenso l’impegno di enti pubblici e privati nel rimboschimento, utilizzato spesso anche come strumento di compensazione – reale o solo a livello di comunicazione – delle emissioni di anidride carbonica. “Gli effetti di azioni di questo tipo però – commenta Diego Florian, direttore di FSC Italia – potranno essere valutati e misurati solamente tra 20 o 30 anni. Per questo devono essere accompagnate da una gestione attiva e responsabile del patrimonio forestale esistente, e da relative strategie di resilienza e mitigazione. Inoltre, le attività di impianto e compensazione hanno senso solo se non si tratta di un gesto fine a se stesso, ma s eesso produce impatti reali e misurabili, all’interno di progetti che mettono davvero gli alberi al centro della risposta al cambiamento climatico”.
5 – Scegliere prodotti sostenibili.
Legno, carta, tessuti certificati consentono a pubbliche amministrazioni, aziende e singoli cittadini di contribuire con piccoli gesti ad una gestione forestale rispettosa dal punto di vista ambientale, benefica a livello sociale ed economicamente efficace. FSC da sempre infatti mette tutto il suo impegno affinché le foreste nel mondo soddisfino i bisogni sociali, ecologici ed economici della generazione presente senza compromettere quelli delle generazioni future.