Dal Monte Ceceri Leonardo Da Vinci fece volare un uomo, si racconta. La sua macchina da volo si alzò nel 1506 con Tommaso Masini, detto Zoroastro da Peretola, in una traiettoria che puntava verso Firenze.
Oggi il mito ritorna su quell’altura, da cui si narra Leonardo osservasse il volo degli uccelli, grazie al lavoro degli studenti della Scuola di Architettura dell’Università di Firenze.
Si chiama “Il Nibbio”, è un’installazione temporanea che riprende l’essenza di quella straordinaria esperienza e sarà possibile ammirarla per i prossimi tre mesi.
Verrà inaugurata il 12 ottobre alle 15:30.
E’ un’opera realizzata interamente in legno costituita da dieci file di blocchi sovrapposti che evocano i macigni un tempo estratti dalle cave di Maiano. I blocchi si spaccano e ruotano via via in maniera crescente secondo un movimento elicoidale che genera l’immagine di una grande ala protesa verso il vuoto, in procinto di spiccare il volo sopra la città di Firenze. Sono anche gradini, che uniscono idealmente la roccia delle cave al cielo delle macchine volanti leonardiane, con la spinta propulsiva delle intuizioni di cui Leonardo diede la massima espressione umana.
Affidandosi ai suoi disegni, gli studenti hanno anche ricostruito e reinterpretato una macchina volante che, con un’apertura alare di 3, 5 metri, volerà il giorno dell’inaugurazione appesa a un cavo dal piazzale Leonardo alla base delle rupe, compiendo una traiettoria di trenta metri di lunghezza e circa dieci di dislivello.
“Tra i diversi contributi dell’Università di Firenze alle celebrazioni dell’anno leonardiano – racconta Francesca Mugnai, del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze -, “Il Nibbio” è l’opera prima di un gruppo di studenti della Scuola di Architettura. Si tratta di un piccolo manufatto architettonico dedicato a Leonardo e agli studi sul volo, esito di una felice esperienza didattica fondata su quel “cimento delle cose” che proprio Leonardo poneva alla origini del sapere. Collocata nel Parco di Monte Ceceri, dove rimarrà per tre mesi, l’opera è anche il frutto di una riflessione sulla memoria dei luoghi e sull’architettura come possibile ponte tra il tempo e lo spazio, in grado di dare nuovo senso alle tracce della storia disseminate nel paesaggio. A latere di questa operazione, gli studenti hanno infine ricostruito, liberamente interpretandola, una macchina volante che lanceranno per l’inaugurazione come giocoso omaggio al leggendario volo”
Il filo che unisce Leonardo alla tenuta di Maiano, e in particolare a Monte Ceceri, sarà uno dei temi trattati da un volume edito dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, in uscita a fine anno e dedicato al parco e alle cave di Maiano nei diversi aspetti naturali, storici e antropologici. Dalle antiche cave di pietra serena fu estratta la materia prima per la realizzazione di molti dei principali monumenti rinascimentali di Firenze. Le frequentavano Michelangelo e Brunelleschi: il primo per estrarvi la pietra serena utilizzata per edificare la Sagrestia Nuova della Basilica di S. Lorenzo e la Biblioteca Medicea Laurenziana, il secondo per il cantiere del Duomo. Brunelleschi, come attestano i documenti dell’Archivio dell’Opera del Duomo, si recò nel settembre 1426 presso le cave situate “nel tenimento della Villa di Maiano” – dal 1855 di proprietà Temple Leader e in seguito della famiglia Corsini Miari-Fulcis – per estrarre le pietre “che servirono alle leghe nella fabbrica di Santa Maria del Fiore”. Inoltre, come attesta Giorgio Vasari, dalla Cava delle Colonne fu tratta la pietra per le colonne della Basilica di San Lorenzo, di Santo Spirito e per il Coro della SS. Annunziata.
Grazie alla consultazione dei documenti conservati nell’archivio del Comune di Fiesole e negli archivi privati della famiglia Corsini Miari Fulcis, il volume traccia la storia delle cave sin da quando nel 1427 vennero affittate dalla fiesolana Mensa Vescovile alla famiglia Degli Alessandri di Firenze. Dal Rinascimento, attraverso i diversi passaggi di proprietà, si arriva all’epoca del nobiluomo inglese John Temple Leader, che tra il 1850 al 1873 comprò le cave, la Villa e il Monastero creando una proprietà unitaria dall’organico tessuto produttivo, una Fattoria all’avanguardia che si è sviluppata fino a diventare una importante realtà economica e culturale sulle pendici di Fiesole. Una inedita documentazione d’archivio illustrerà anche le tappe costruttive del celebre Laghetto delle Colonne, che nel 1893 incantò la regina Vittoria d’Inghilterra, e della sua torre neogotica che Leader edificò tra il 1883 e il 1886, creandovi attorno un parco romantico e un Giardino Botanico ricco di essenze che oggi, dopo un lungo lavoro, la famiglia Corsini Miari Fulcis ha riportato alla luce e aperto al pubblico. Un’attenzione particolare è rivolta alle vicende di rimboschimento del Monte Ceceri avviata nel 1929 dal chirurgo Teodoro Stori e dalla moglie Elisabetta Corsini, propedeutico alla costituzione dell’Area naturale Protetta promossa col Comune di Fiesole nel 2001.