Arriva anche in Veneto la spedizione “Acque senza veleni” di Greenpeace Italia che, per cinque settimane, toccherà 220 città in tutte le Regioni italiane per raccogliere campioni di acqua potabile alla ricerca di PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche), un gruppo di sostanze chimiche pericolose per la salute e conosciute come “inquinanti eterni”. L’obiettivo dell’organizzazione ambientalista è realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione dell’acqua potabile a livello nazionale. I dati relativi ai campionamenti saranno diffusi a inizio 2025.
In Veneto, Greenpeace Italia sta effettuando campionamenti a Verona, San Giovanni Lupatoto, San Bonifacio, Vicenza, Montecchio Maggiore, Padova, Lonigo, Rovigo, Adria, Cavarzere, Venezia.
Una volta dispersi nell’ambiente, i PFAS si degradano in tempi lunghissimi e possono inquinare fonti d’acqua, aria e coltivazioni. Attraverso l’acqua e gli alimenti, queste molecole possono quindi diffondersi nel nostro sangue, con gravi rischi per la salute. Una di queste sostanze, il PFOA, è stato ad esempio classificato come cancerogeno per le persone, mentre l’esposizione a diverse molecole PFAS può causare problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.
«In queste ore stiamo raccogliendo nuovi campioni di acqua potabile in diverse città del Veneto per valutare l’estensione della contaminazione da PFAS e verificare qual è la situazione oggi a poco più di dieci anni dalla scoperta del grave caso Miteni», spiega Giuseppe Ungherese di Greenpeace Italia. «In una delle aree più contaminate d’Europa è paradossale che non sia stata avviata la bonifica del sito Miteni. Chiediamo alla Regione Veneto di accelerare e definire tempi certi per questa operazione: le comunità del Veneto, sacrificate alla logica del profitto, hanno il diritto a vivere in un ambiente sano e non contaminato».
Il Veneto è da anni teatro di una delle più gravi contaminazioni da PFAS in tutta Europa, a causa di un inquinamento ambientale che coinvolge anche le acque potabili di diversi comuni nelle province di Vicenza, Verona e Padova. Le analisi fatte da ARPA Veneto tra il 2019 e il 2022 sulla presenza di PFAS nei corpi idrici (fiumi, laghi e acque sotterranee) hanno rivelato un tasso di positività del 30%, il secondo valore più alto in Italia. Ancora oggi non è stata realizzata la bonifica del sito Miteni e dal sottosuolo continuano a diffondersi PFAS nell’ambiente. Intanto contaminazioni ambientali vengono abitualmente rilevate anche in aree non interessate dall’inquinamento che ha origine dal sito Miteni, incluse alcune zone delle province di Venezia o l’area di Bassano del Grappa nel vicentino.