La scoperta dell’arte, il pubblico e la tecnologia, il rapporto tra gli artisti contemporanei e il consumismo. Si sono trovati a tu per tu con Jeff Koons alcuni studenti di Polimoda, educational partner di Palazzo Strozzi per la mostra “Jeff Koons. Shine” e con le loro domande hanno provato a capire chi fosse oggi Jeff Koons e come guardare alla sua arte.
“Al mio primo giorno di scuola dell’arte – racconta Koons ai ragazzi – ci hanno portato a visitare il Baltimore Museum of Art nel Maryland negli Stati Uniti e mi sono reso conto che non sapevo nulla di arte. La lezione di storia dell’arte ha trasformato la mia vita: parlava di un dipinto di Manet, Olympia, dei contatti con l’opera di Goya, del simbolismo del gatto nero e del suo significato nella Francia del XIX secolo e all’improvviso mi sono reso conto che l’arte sarebbe stata un veicolo per arrivare alla filosofia e alla psicologia, alla teologia, alla fisica e all’estetica, che oggi, davvero, ritrovo tutte contenute in questa mostra. Da quel momento, mi sveglio ogni giorno entusiasta della possibilità di trascendere attraverso l’arte”.
Un gruppo di studenti di Polimoda, provenienti da diversi Paesi e discipline, dal fashion curation al trend forecasting, dal fashion business al brand management, a settembre ha potuto osservare in anteprima le opere di Koons mentre l’artista stava dando gli ultimi ritocchi alla mostra Shine e hanno avuto l’opportunità di incontrarlo per rivolgergli domande come questa: “Sappiamo tutti come il consumismo abbia inevitabilmente influenzato l’arte contemporanea, direbbe che anche l’arte contemporanea può essere considerata un bene di consumo oggi?”
“Non credo che il denaro sia ciò che interessa nell’arte – ha risposto l’artista – Non guardo un’opera d’arte e penso ai soldi. Guardo un’opera d’arte e penso alla capacità che ha di informarmi sull’esperienza della vita e, spero, di darmi il coraggio di essere più aperto alla vita”.
Seduto di fronte a Balloon Venus Lespugue (Red), l’artista risponde alle domande di Alisa Rebecca Watson, Rano Karimova, Autumn Caroline Mowery, Ario Mezzolani, Ana Maria Barth Teixeira and Julian Restrepo Espinal. Tra le tematiche affrontate, anche del rapporto tra il pubblico e la tecnologia: “Il modo in cui le persone vedono l’arte, e interagiscono con essa è cambiato, grazie all’accesso ai nuovi media, alle tecnologie. Le persone vanno alle mostre e cercano di catturarle nei loro telefoni, invece di osservare semplicemente le opere e lasciarsi coinvolgere. Possiamo indagare su tutto grazie alla tecnologia, ma allo stesso tempo le persone non si aprono all’esperienza della vita e ci stiamo allontanando sempre di più da essa. Credo si debba provare invece a restare in contatto con la natura, essere aperti e interagire con le persone, e sentire la vitalità della vita, del desiderio, dei sensi e cosa significa essere umani in questo mondo”.
E poi c’è Shine, il senso di una mostra nata dal “desiderio”: “Guardo i miei artisti preferiti, come Tiziano – spiega Koons – e chi come lui ha davvero affrontato il desiderio, mostrando quanto sia bello. Shine è un simbolo di trascendenza, è l’idea di persone che irradiano, che vogliono essere connesse al potere della luce, a loro volta attratte da un oggetto luccicante. Un oggetto luccicante è fantastico, come lo scintillio della luce attraverso l’acqua, è una forma di astrazione. Quella lucentezza sulla superficie degli oggetti per me è davvero il riferimento a tutto; l’idea di riflettere l’ambiente per essere in sintonia con le persone. Questa è davvero un’esperienza di vita”.
Il risultato della collaborazione tra Polimoda e Palazzo Strozzi è un video di 20 minuti che è stato presentato sui canali digitali delle due istituzioni. Gli studenti hanno inoltre preso parte ad un progetto didattico per la realizzazione di una campagna di comunicazione video per Instagram dedicata alle più celebri opere di Jeff Koons presenti nella mostra.
I migliori video realizzati in formato Reel saranno pubblicati sul profilo Instagram di Palazzo Strozzi, qui il primo video pubblicato.