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"Malaterra. Come hanno avvelenato l’Italia", il libro di Marina Forti

“Malaterra. Come hanno avvelenato l’Italia”, il libro di Marina Forti

Domenica 27 gennaio alle ore 18:00 presso SpazioAref viene presentato il libro “Malaterra. Come hanno avvelenato l’Italia” di Marina Forti, pubblicato nel 2018 dagli Editori Laterza. Introduce la serata Marino Ruzzenenti; sarà presente l’autrice.
Ingresso libero con prenotazione consigliata.

“Scrivere di territori devastati dall’inquinamento industriale è un’impresa coraggiosa di per sé, in un Paese che ama rimuovere tutti i buchi neri della propria storia in omaggio al mito consolatorio di italiani brava gente. E’ quello che fa Marina Forti in Malaterra. Come hanno avvelenato l’Italia. E lo fa magistralmente, con il piglio desueto del giornalismo d’inchiesta d’altri tempi, ovvero andando di persona sui luoghi ad incontrare e sentire innanzitutto i cittadini inquinati, ma anche documentandosi in modo rigoroso con circostanziati rinvii alle fonti. Sono nove i casi indagati in Malaterra, […] scelti per la loro rappresentatività […] come la Caffaro di Brescia, o […] Montichiari nel Bresciano martoriata da innumerevoli discariche di rifiuti industriali, anche tossiconocivi. Emerge la costante di un enorme ritardo tra l’immissione nelle produzioni di nuove sostanze, interessanti per il mercato e per i profitti connessi, e l’evidenza della loro tossicità per l’ambiente e la salute. Questo ritardo, spesso durato decenni, in cui a nostra insaputa si perpetrava il disastro ambientale e sanitario, fu determinato non solo dalla disattenzione o insipienza della ricerca scientifica e tossicologica, ma spesso dal fatto che quest’ultima preferiva sottacere il lato oscuro di queste sostanze o perché frenata dai conflitti di interesse o per non scontrarsi con il potere economico. Un altro aspetto che emerge, in particolare dai casi che hanno una lunga storia di industrializzazione (Caffaro, Porto Marghera, Valle del Sacco, Taranto, Augusta…), è il ritardo con cui è stato scoperto l’inquinamento prodotto da queste industrie nel territorio circostante, anche decenni dopo che pure il tema del risanamento degli ambienti di lavoro era stato posto con forza dai sindacati tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Questa sorta di “colonizzazione” pervasiva del territorio sembra essere avvenuta in Italia ad opera di iniziative industriali prevalentemente autoctone, per cui, potremmo forse parlare di “autocolonizzazione” e di “autosfruttamento” del proprio ambiente di vita. In sostanza, i meccanismi erano simili a quelli classicamente coloniali, ma nel caso italiano erano messi in opera da forze interne che appartenevano allo stesso Paese che – se così si può dire – si “autosfruttava” in un contesto democratico e con il consenso pressoché unanime delle forze sociali e delle rappresentanze politiche. Ambedue i contendenti calpestavano senza alcun riguardo lo stesso ambiente. […] Così accadde che il versante esterno di processi produttivi inquinanti, quello che ha investito il territorio circostante, sia emerso solo in anni recenti o quando le imprese sono entrate in profonda crisi fino alla chiusura delle stesse, o quando una nuova sensibilità ambientale e norme di tutela finalmente adottate, anche se con decenni di ritardo rispetto ai Paesi più avanzati dell’Ue, hanno fatto venire alla luce lo sporco per lungo tempo celato sotto il tappeto. E in questi casi si è riproposto il conflitto, in gran parte irrisolto, tra salvaguardia dell’occupazione e tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. […] Negli anni Sessanta fu elaborato il cosiddetto “modello operaio” di intervento per la bonifica degli ambienti di lavoro, largamente sperimentato e praticato con eccellenti risultati per circa due decenni. […] I nove casi di studio proposti, inoltre, ci consegnano un sostanziale stallo dei necessari processi di bonifica e di risanamento. Nessun governo nei vent’anni che ci separano dalla prima normativa sui siti inquinati e sugli obblighi di bonifica ha mai preso in carico con la necessaria determinazione questo grande problema affrontare seriamente il grande problema della riparazione dei danni prodotti dall’inquinamento industriale e del risanamento dei territori contaminati significherebbe riconoscere che quel modello di sviluppo industriale è insostenibile […] Questi ed altri motivi di riflessione sul nostro futuro vengono suggeriti dall’importante lavoro di inchiesta che ci regala Marina Forti”.
(Marino Ruzzenenti, La malaterra italiana, in “Gli asini”, n. 58-59, dicembre-gennaio 2018).

Malaterra. Come hanno avvelenato l’Italia
di Marina Forti

domenica 27 gennaio 2019
ingresso libero
prenotazione consigliata
ore 18.00

SpazioAref
Piazza della Loggia 11/f
Brescia
aref-brescia.it
info@aref-brescia.it
030 3752369
333 3499545

"Malaterra. Come hanno avvelenato l’Italia", il libro di Marina Forti