Il 12 Settembre del 1981, a Milano moriva il grande poeta Eugenio Montale.
Era nato nel 1896 a Genova e fu anche scrittore, traduttore, giornalista, critico letterario, critico musicale e pittore. Con spiccata originalità, fin dalla sua prima raccolta “Ossi di Seppia”, del 1925, Montale fissò I termini di una poetica del “negativo”, nella quale il “male di vivere” si esprime dalla “corrosione” dell'”Io lirico” tradizionale e del suo linguaggio. Una teoria poetica che in seguito trovò approfondimento nell’opera “Occasioni”, del 1939, nella quale alla riflessione sul “male di vivere” subentrò la “poetica dell’oggetto”. Montale tende quindi a concentrare la sua attenzione su oggetti ed immagini chiare e nettamente definite, spesso provenienti dai ricordi, ma proposte come una sorta di “rivelazioni” temporanee, destinate a svanire. Dopo “La Bufera e Altro”, del 1956, raccolta delle poesie create negli anni della seconda guerra mondiale e di quelli immediatamente successivi, per circa un decennio si dedicò alla critica musicale, teatrale e letteraria, accantonando l’attività poetica. Solo nel 1963, dopo la morte della moglie, Montale riprese a scrivere componimenti poetici, affrontando nuove tematiche e sperimentando anche nuovi stili che si concretizzarono in opere come “Satura” del 1971, “Diario del ’71 e ’72” del 1973, e “Quaderno di Quattro Anni” del 1977. Nel 1967 fu nominato Senatore a vita e nel 1975 gli fu conferito il “Premio Nobel” per la Letteratura. Viene considerato tra I più prestigiosi poeti italiani del ‘900.
Questa mia opera a seppia che nel 2020 fu esposta nella mia mostra personale allestita nei saloni del Festival di Libri, Cultura e Arte “Lucca Città di Carta”, presso il “Real Collegio” di Lucca, è in suo omaggio e memoria.
Bruno Pollacci
Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa