Il 23 Novembre del 1921, a Torino nasceva il cantautore, polistrumentista ed attore Fred Buscaglione.
Appassionato fin da bambino di musica, ad 11 anni fu ammesso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, istituto che abbandonò dopo tre anni per scarso interesse verso la musica classica e per le difficoltà economiche della sua famiglia. Iniziò già da adolescente ad esibirsi nei locali notturni come cantante Jazz e polistrumentista (suonando il contrabbasso, il pianoforte, il violino e la tromba). Durante la Seconda Guerra Mondiale fu distaccato in Sardegna, dove organizzò spettacoli per le truppe. Fatto prigioniero dagli statunitensi fu poi contattato da Franco e Berto Pisano per formare il “Quintetto Aster”, un gruppo musicale con il quale si esibì per la radio alleata e per Radio Sardegna, riuscendo così a fare musica e sperimentare le musiche ed i nuovi ritmi americani.
Dopo la guerra suonò in varie orchestre, girovagando anche in vari Paesi Europei e consolidando l’amicizia e la collaborazione musicale con Leo Chiosso, con il quale iniziò a scrivere pezzi originali che spesso trattavano di bulli e pupe, di Chicago e di New York, di duri spietati con i nemici ma in balia di donne ed alcool, dando così vita alle canzoni che lo fecero conoscere in tutta Italia, non solo attraverso registrazioni discografiche, ma anche attraverso spettacoli live e televisivi, alcuni in coppia con la moglie Fatima. Calato nel personaggio, si fece crescere un paio di baffetti, esibendosi spesso con abiti gessati a doppio petto, cappelli a larghe falde, ispirandosi ai gangster americani.
Le sue erano canzoni innovative, trasgressive ed inconsuete per l’epoca e le case discografiche facevano difficoltà a fargli incidere i propri pezzi.
Solo grazie alle forti insistenze del cantante Gino Latilla, il quale arrivò ad anticipare le spese di tasca propria, nel 1955 la Cetra accettò di pubblicare un singolo di Fred a 78 giri, con “Che Bambola” e “Giacomino”, che senza alcuna pubblicità vendette 900.000 copie, dando il via al successo.
Da quel momento s’intensificarono le pubblicazioni discografiche e le partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e televisive che decretarono il grande successo nazionale anche grazie al suo personaggio di simpatico spaccone.
Richiestissimo ovunque, arrivò a girare due film contemporaneamente la mattina, registrando spettacoli televisivi nel pomeriggio, incidendo dischi la sera ed esibendosi nei “Night” durante la notte. Alla fine degli anni ’50 attenuò la sua figura di “duro”, interpretando canzoni più melodiche e romantiche.
Morì all’età di 38 anni, nel 1960, a Roma, in un incidente stradale con la sua Ford Thunderbird lilla, scontrandosi con un camion, durante il rientro in Hotel dopo un’esibizione in un Night. Rimase il suo mito ed il film appena terminato pochi giorni prima della morte, intitolato “Noi Duri”, ebbe uno straordinario successo. Le sue canzoni continuarono ad essere suonate per anni nei juke-box e nelle radio. Tra le tante canzoni portate al successo, possiamo ricordare: “Eri Piccola Così”, Che Bambola!”, “Il Dritto di Chicago”, “Love in Portofino”, “Le Rififi”, “Guarda che Luna”, “Whisky Facile”, “Che Notte”, “Porfirio Villarosa”, “Teresa non Sparare”.
Questa mia opera a grafite è in suo omaggio e memoria.
Bruno Pollacci
Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa