«Strano lavoro, il mio. Ma forse è sbagliato chiamarlo così; meglio sarebbe dire: strana occupazione la mia. A pensarci bene, però, la mia attività non corrisponde né ad un vero lavoro, né ad una vera occupazione, come s’intende oggi. In questo secolo? in questo decennio? Perché le cose possono cambiare, e anche rapidamente: abbondano gli esempi. Di sicuro posso affermare che oggi non troverei un documento d’identità personale nel quale, in corrispondenza della voce ‘professione’ sia scritto ‘ascoltatore’».
Questo è l’incipit de “L’ascoltatore”, uno dei nove racconti che compongono “Sassi di torrente”, il quarto libro dello scrittore casertano Eugenio Lanna. Dopo “La piazzola della Chiesa”, “Echi nel vento” e “Ferragosto”, l’ex professore di Lettere torna a raccontare storie di un passato sempre recente, che, attraverso personaggi realmente esistiti ma i cui tratti sono arricchiti dall’inevitabile ed imprevedibile fantasia dell’autore, delinea i contorni, quasi mai lineari, di problemi ancora irrisolti, in ambito lavorativo, e non solo.
“L’ascoltatore”, allora, può essere ciascuno di noi quando, in veste di amico fidato, raccoglie le confidenze di altri che a lui si rivolgono, sperando di trovare orecchi attenti. Un vero e proprio lavoro, che sottrae tempo ed energie, ma che il nostro eroe non si vedrà riconosciuto. Nel mondo attuale, la delusione è dietro l’angolo; perché, ieri con le occupazioni d’un tempo, oggi con l’attenzione rivolta ai bip del proprio cellulare, son tutti distratti e presi da sé stessi.
Da questa premessa, si desumono i tratti comuni ai vari personaggi del testo che, come una catena, collegano vicende solo apparentemente diverse, ma il cui sfondo è composto da un puzzle i cui pezzi sono insostituibili. Precarietà esistenziale, assenza di certezze, sfiducia nel domani, sono solo alcuni di questi elementi, che, da sempre, almeno una volta, hanno scardinato le incrollabili certezze di ciascun essere umano. C’è chi si rifugia nell’immaginazione, chi in questa o quell’altra cosa, chi nella fede. Sta al proprio intuito, poi, stabilire il luogo in cui trovare maggior consolazione.
Ecco, a grandi linee, il contenuto di ciascun racconto: in “Silvestro” incontreremo ‘un tipo originale’ senza fissa dimora, al quale rimarremo sempre affezionati; in “Sfolgorio di stagno” verremo a conoscenza di Saverio e Remo che, dopo la scomparsa del secondo genitore, ‘avevano provato a vivere da soli con risultati non entusiasmanti, ma neanche deludenti’; in “Quelle strane seduzioni” faremo un viaggio virtuale in un territorio del meridione peninsulare, alla scoperta di Borgoplano, ‘un villaggio circondato da campi coltivati in bell’ordine’. Ne “La nostra collina” incontreremo una donna di nome Robinia, che innesca la curiosità degli abitanti del posto, come tutti i nuovi arrivati. C’è poi “Il vigilante” Gregorio, guardiano di notte (ma spesso anche di giorno); inoltre il mugnaio Gastone, che nel mulino di famiglia aveva trovato la propria ragione esistenziale. Infine, “Il mio vecchio compagno di classe” ed “Il cacciatore e il vecchio”.
I nostri eroi vivono prevalentemente in “Terra di Lavoro”; ma, prendendo spunto da questa denominazione, si potrebbe dire, a ragion veduta, che sentimenti, disagi, aspettative, aspirazioni e problematiche da loro narrate e vissute, appartengono al l’intero Pianeta Terra, senza confini di spazio e tempo, e la vita, in fondo, non è che un mistero; come quello tratteggiato nei nove racconti.
Teresa Lanna
Eugenio Lanna è nato a Francolise, in provincia di Caserta. Dopo la laurea in Lettere, presta servizio in varie scuole di Caserta e provincia. Negli ultimi anni, fino al 2008, ha insegnato nell’Istituto tecnico e professionale di Sessa Aurunca (CE). Appassionato di Storia romana e poemi classici, da sempre considera Giulio Cesare l’uomo politico perfetto. Tra i suoi autori prediletti, vi sono Dostoevskij e Turgenev. Ama la musica classica; in particolare Chopin e Beethoven. Nondimeno, il cinema d’autore. Tra i suoi registi preferiti: Bergman, Hitchcock e Leone.