Ogni giorno i giornali e i media italiani si riempiono di notizie su ondate di calore e siccità. Lo chiamano “maltempo”.
Ogni giorno, il politico di turno annuncia un provvedimento emergenziale perché tali disastri non si ripetano mai più. La chiamano “transizione ecologica”.
Ecco cos’è il Greenwashing. Strane cose verdi che popolano il mondo patinato degli annunci media e TV, mentre la realtà è completamente capovolta, ed è un inferno climatico.
Non siamo in una nota serie TV, e questa storia non avrà un lieto fine se non agiremo subito!
Dietro gli spot pubblicitari patinati delle presunte iniziative “green” si nasconde un’industria che vuole solo espandersi continuando a estrarre e bruciare petrolio e gas, fino a quando la vita sul Pianeta non sarà irrimediabilmente compromessa. Non è un’industria da promuovere.
Perché tutto questo finisca, Greenpeace sta portando avanti una Campagna Europea che ha l’obiettivo di chiedere all’Unione Europea una legge per impedire ai media di fare pubblicità “finta green” alle aziende inquinanti.
Serve l’aiuto di tutti per raggiungere l’obiettivo di 54.000 firme, necessario per vincere e fare in modo che l’Europa prenda in seria considerazione l’eliminazione delle pubblicità delle fonti fossili dai media nazionali e internazionali.
Questa campagna si può vincere!
Quando si verifica un evento climatico estremo aziende come ENI – una delle maggiori responsabili della crisi climatica al mondo e inserzionista di punta dei principali quotidiani italiani – non a caso non vengono mai nominate o chiamate in causa. Non solo, i giornali sono pieni di pubblicità in cui queste aziende promettono di rivoluzionare il loro modello di business diventando “più green e a impatto zero”.
Ricorderai Sanremo, o il Concerto del Primo Maggio a Roma, dove lo sponsor “finto green” era proprio ENI. Basta gettare fumo negli occhi dei cittadini, la crisi climatica va fermata anche dicendo la verità sui responsabili e sulle sue cause!
L’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei), è uno strumento di partecipazione previsto dalle leggi europee, che ha già dato i suoi frutti per importanti campagne storiche, come quella contro il glifosato.
Le firme vengono indirizzate alla Commissione Europea che, per validare legalmente la firma, ha bisogno dei dati che dimostrino che i cittadini firmatari siano europei e che abbiano firmato una volta soltanto.
Per questo oltre a nome e cognome vengono richiesti dall’Unione Europea anche altri dati come il numero del documento di identità.
Assicurati di averlo a portata di mano al momento della firma, e non ti scoraggiare, serve solo un minuto del tuo tempo e firmare è sicuro!
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foto di Chris LeBoutillier, pexels.com