Nell’ultimo anno e mezzo tutti noi, persone e governi, siamo stati impegnati a fronteggiare la pandemia. Le grandi multinazionali hanno approfittato di questo momento in cui l’attenzione sui temi ambientali si è abbassata, e hanno continuato a fare affari per produrre miliardi di tonnellate di plastica monouso.
Cosa resta degli impegni contro la plastica, presi solo un anno e mezzo fa, da politici e aziende? Solo qualche spot pubblicitario sul falso mito del riciclo.
Greenpeace torna a sfidare le multinazionali come Coca-Cola, Nestlé, PepsiCo, San Benedetto e Sant’Anna: a loro si chiede di ridurre drasticamente l’uso di bottiglie di plastica, il prodotto in plastica più conosciuto, e non a caso uno dei rifiuti più presenti nei mari e nelle nostre spiagge.
Stop bottiglie di plastica!
Uno dei rifiuti più presenti nei mari e nelle nostre spiagge è ancora tra i più venduti dalle multinazionali.
Chiedi a Coca-Cola, Nestlé, PepsiCo, San Benedetto e Sant’Anna di ridurre l’uso di bottiglie in plastica usa e getta!
Firma la petizione
Se la Direttiva Europea contro la plastica monouso sarà applicata correttamente, ci libereremo presto da cannucce, posate e pochi altri prodotti usa e getta.
Ma c’è un prodotto che le aziende non vogliono assolutamente mollare: le bottiglie. Perché qui il business è enorme.
In Italia consumiamo più di 11 miliardi di bottiglie di plastica all’anno per l’acqua minerale e le bevande. Il nostro Paese è il terzo nel mondo -dopo Messico e Thailandia- e primo in Europa per il consumo di acqua minerale in bottiglie di plastica. Negli ultimi dieci anni, le vendite totali delle sole acque minerali imbottigliate in plastica sono passate dai circa 5 a circa 10 miliardi di bottiglie l’anno.
Le percentuali di riciclo? Meno del 50% del totale.
Il resto finisce in inceneritori, discariche o disperso nell’ambiente e in mare. Non possiamo più permettercelo, il problema va risolto alla radice.
Partecipa alla Campagna di Greenpeace.
La produzione mastodontica di bottiglie non è un problema solo per la salute dei nostri mari, ma anche per il clima. Più plastica infatti significa più petrolio e gas fossile.
Per capire questo legame basta pensare che le principali compagnie responsabili dei cambiamenti climatici, tra cui ExxonMobil, Shell, Eni, Ineos e Chevron Phillips, sono anche responsabili della produzione di plastica.
Oggi più che in passato le alternative alla plastica esistono, ma le aziende non vogliono usarle. Anche se con i tuoi consumi individuali hai ridotto l’uso della plastica, gli scaffali dei negozi continuano ed esserne stracolmi.
Qualcun altro, meno sensibile e meno attento di te, la comprerà.
Per convincere le big companies a investire su imballaggi riutilizzabili dobbiamo metterle con le spalle al muro. Come? Facendo sentire che siamo in tanti, che la sensibilità dei consumatori è cambiata, che chiediamo in milioni un cambiamento.