Science Art Visions

Mostra: “Sport Shots. Scatti di valore”

In occasione di Monza Photo Fest 2024, la rassegna diffusa di fotografia d’autore in corso negli spazi pubblici e privati della città, Fondazione 3M presenta il progetto fotografico “Sport Shots. Scatti di Valore” pensato per sviluppare e divulgare messaggi positivi e attuali intorno allo sport in vista dei prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali 2026. Dopo la tappa di partenza milanese nello scorso mese di maggio, la mostra è esposta presso la Sala Espositiva Binario 7 di Monza dal 17 ottobre al 10 novembre 2024, grazie alla collaborazione con il Comune di Monza.

Voluto da Fondazione 3M e patrocinato da CONI – Comitato Regione Lombardia, il progetto “Sport Shots. Scatti di Valore” prevede esposizioni e momenti divulgativi diffusi sul territorio lombardo, per sensibilizzare e coinvolgere il grande pubblico.

Alla base del progetto, l’idea che il legame tra sport e fotografia non trova la sua realizzazione solo nelle immagini spettacolari di performance e vittorie, ma ha molto altro da portare al pubblico. Testimonia i valori educativi agiti, gli aspetti sociali non necessariamente competitivi, i contesti ambientali, rappresenta l’inclusione di tutte le diversità, la fiducia, la valorizzazione degli individui nei gruppi e molto altro.

Curata da Roberto Mutti, la mostra si articola in quattro sezioni monografiche in sequenza di tempo, dagli anni 30 a oggi, che danno conto dei tanti aspetti della dimensione sportiva che la fotografia sa indagare: si parte necessariamente dall’indagine che un grande autore come Elio Luxardo ha compiuto sul corpo e da qui si mettono a confronto le immagini in bianconero dei primordi della fotografia così serie e composte nei costumi come nei gesti con quelle a colori della seconda metà del Novecento tutte incentrate sulla spettacolarità. Sono gli autori contemporanei, infine, ad indagare sui valori che lo sport rappresenta: lo fanno con immagini che vanno oltre gli aspetti descrittivi per usare la metafora, la simbologia, l’allegoria con immagini caratterizzate da una notevole forza evocativa.

IL LABORATORIO DEL CORPO
Elio Luxardo, una lezione di stile

Elio Luxardo (1908-1969) nasce da genitori di origini italiane in Brasile dove si segnala dapprima come atleta di valore e poi come autore di documentari. Dal padre fotografo di professione impara molto lavorando con i fratelli nello studio di famiglia ma quando, nel 1932, si trasferisce a Roma, si iscrive al Centro sperimentale di cinematografia che poi, insofferente della disciplina, abbandona per sposare definitivamente la fotografia affermandosi soprattutto come ottimo ritrattista. Nel suo studio romano dapprima e, dal 1944, in quello milanese, sperimenta soprattutto quel particolare uso delle luci che aveva imparato sui set e che ritrovava, da grande e competente appassionato del cinema, soprattutto nei film americani. Tutto ciò caratterizza in modo evidente anche le sue ricerche personali sul corpo che colpiscono per la loro bellezza asciutta e suggestiva. I nudi femminili e quelli maschili sono il frutto dei giovanili esordi come scultore, ma soprattutto provengono dalla sua capacità di considerare il corpo in una sua assoluta plasticità lontana in egual misura dalla morbosità come dalla retorica e semmai vicina a quell’antica ammirazione per il corpo degli atleti assunto a modello di armonia. In Luxardo quello femminile è di una bellezza eterea che sembra plasmato dalla luce e disegnato da una grazia leggera mentre quello maschile è scattante, elastico, capace di evocare una classicità antica ma anche di anticipare quella forza prorompente e sfrontata poi cara a Robert Mapplethorpe.

ACCENDERE LA PASSIONE
Lo sport come vissuto condiviso

Ai suoi primordi, la fotografia si è dovuta confrontare con il tempo perché la bassa sensibilità dei materiali costringeva i soggetti a lunghe pose e ogni movimento non poteva essere facilmente registrato. Quando è migliorata la qualità di lastre e pellicole, i fotografi si sono aperti a nuove prospettive cui hanno aderito con entusiasmo e così lo sport è entrato a pieno diritto nella loro espressività. Gli esperimenti di Eadweard Muybridge nel 1878 sui movimenti di un cavallo al galoppo possono essere considerati come le prime fotografie di sport esattamente come le ricerche di Étienne-Jules Maray che nel 1880 riprende su un’unica lastra i tanti movimenti di un saltatore d’asta e quelli di uno schermidore. Da allora, in un’epoca dominata dal bianconero, i fotografi si sono impegnati a realizzare immagini spesso commissionate da giornali e riviste che davano loro il giusto risalto. Se in un primo momento ai soggetti si richiedeva di mettersi in posa, magari in studio davanti a fondali dipinti, man mano i fotografi cercano di raccontare il dinamismo che caratterizza ogni disciplina sportiva. Pur potendo contare su attrezzature non certo paragonabili a quelle cui oggi siamo abituati, sono in molti a realizzare riprese di prestigio. Accanto a fotografie più classiche che fermano il gesto atletico di superare un’asticella, di tuffarsi con eleganza, di misurarsi con un ostacolo, compaiono così ricerche spettacolari vere e proprie come quella del famoso fotografo tedesco Heinrich von Der Becke che riprende una gara di nuoto da una inedita prospettiva subacquea.

LA FOTOGRAFIA COME SPETTACOLO
Quando lo sport sa affascinare

C’è stato un momento nella storia della fotografia, a partire dagli anni Sessanta, in cui alcuni fondamentali aspetti tecnici hanno profondamente influenzato l’estetica delle immagini che venivano scattate, pubblicate, esposte, viste. Nelle borse dei fotografi sono entrate nuove, maneggevoli fotocamere reflex e innovative pellicole grazie alle quali si potevano ottenere immagini caratterizzate da colori intensi e vividi. In breve, le bellissime biottiche tedesche Rolleiflex e Rolleicord usate dai professionisti per i ritratti, la cronaca e il reportage anche sportivo rivelarono tutti quei limiti che l’abilità dei fotografi aveva nascosto. Le nuove reflex giapponesi che potevano persino montare dei motori per l’avanzamento delle pellicole avevano una dotazione di obiettivi che andavano dai grandangoli ai lunghi teleobiettivi grazie ai quali i fotografi potevano ottenere immagini di una straordinaria spettacolarità. Così, gli autori si concedono nuove audaci prospettive e angoli di visuale insoliti che, a ben guardare, sono anche il frutto di un’epoca che stava abbandonando il passato per guardare con fiducia al futuro perché allora tutto poteva o sembrava essere possibile. I giocatori di basket e i tennisti possono ora essere ripresi dall’alto, i corridori dal basso, i momenti importanti come quelli delle motociclette in corsa congelati definitivamente. Gli obiettivi grandangolari che allargano lo sguardo, i teleobiettivi che permettono di avvicinare i soggetti per coglierne le espressioni e creare giochi di prospettive fra i piani pieni di dettagli e quelli volutamente sfocati sono tutti elementi che conferiscono alle fotografie di sport di quest’epoca un fascino tutto particolare. Queste immagini non sono esenti da qualche limite eppure, forse proprio per questo, conservano una forza espressiva un fascino e perfino certe ingenuità che ce le rendono particolarmente care.

IL CORAGGIO DEI SENTIMENTI
Lo sport come valore

Quando la fotografia contemporanea si avvicina allo sport lo fa in due modi differenti: puntando ancora una volta sulla ripresa dei gesti degli atleti per ottenere immagini che, anche grazie all’evoluzione dei materiali che consentono di ottenere risultati di grande efficacia, colpiscono per la loro spettacolarità oppure cercando di far emergere quanto di più profondo si trova nei valori su cui lo sport si fonda. Ovviamente questa seconda ricerca è più complessa perché una cosa è la comprensione di parole comuni anche se importanti come lealtà, coraggio, audacia, una cosa è avventurarsi nell’impresa della loro rappresentazione attraverso le immagini. Gli autori qui coinvolti talvolta hanno trovato nei loro archivi opere che ben rientravano in questo progetto ma in altri casi hanno lavorato per produrre nuove fotografie che si muovessero all’interno di questa logica. È stata una vera e propria sfida a cui ognuno ha contribuito con la propria sensibilità e il proprio stile. C’è chi lo ha fatto – è il caso di Occhiomagico con la sua pulizia formale, Giancarla Pancera con le sue intuizioni fulminee, Alessandra Danieli e Adriano Meis con i loro richiami simbolici, Lucrezia Roda con le sue elaborazioni visive, Pietro Sala con il suo rigore formale – operando in una dimensione metaforica dotata di una forte capacità evocativa e chi, come Luigi Erba, Alice Arcando, Enzo Rocca, Michela Albert, ha trovato nelle proprie immagini tagli compositivi di forte impatto emotivo. Ci sono poi autrici ed autori che hanno saputo riassumere intere storie grazie a scatti dotati della capacità di fantasticare: da qui emergono l’immaginario di Maurizio Galimberti, il dinamismo di Roberto Rognoni, la delicatezza intima di Raoul Iacometti, il senso compositivo di Francesca Meloni, la capacità di sintesi di Benedetta Pitscheider, la leggerezza di Marta Baffi.

“Fin dalla sua nascita lo sport è un fenomeno collettivo che inorgoglisce chi lo fa e affascina chi lo osserva. Un tempo questo senso del vivere ricco di simbologie, ritualità, metafore era descritto solo nelle parole di grandi poeti come Omero e rappresentato nella statuaria o nella pittura vascolare. L’avvento della fotografia ha cambiato profondamente la nostra percezione dello sport perché quanto ci si immaginava ora aveva un corrispettivo reale con cui da allora tutti ci si è dovuti confrontare: gli atleti nel loro presentarsi, gli spettatori nell’osservarli, i fotografi nel riprenderli. Se i ritratti sono diventati interessanti testimonianze di sapore antropologico, è la documentazione dei gesti atletici che ha rivelato da una parte il fascino di quanto l’occhio poteva aver solo recepito per un attimo e dall’altra l’abilità del fotografo nel cogliere l’istante decisivo, nello scegliere l’inquadratura più suggestiva, nel racchiudere in una sola immagine quel senso di epicità che da sempre attraversa lo sport.” – Roberto Mutti.

Le opere della mostra appartengono all’archivio di Fondazione 3M – ETS, istituzione culturale permanente di ricerca e formazione e proprietaria di uno storico archivio fotografico di oltre 110 mila immagini. Da oltre vent’anni la Fondazione si propone come esempio dell’attenzione che una delle più innovative realtà industriali esercita in ambito scientifico, culturale, economico e sociale.

La mostra “Sport Shots. Scatti di Valore” sarà inaugurata giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 18 e resterà aperta al pubblico fino al 10 novembre nei seguenti giorni e orari: martedì-venerdì 15-18; sabato e domenica 10-12/15-18. Venerdì 18 ottobre alle ore 17 è prevista la visita guidata della mostra nell’ambito della X edizione di Archivi Aperti, la manifestazione promossa da Rete Fotografia quest’anno intitolata “Pagine di fotografia” e dedicata al rapporto tra fotografia ed editoria. L’iniziativa sottolinea la particolare attenzione che la Fondazione 3M – ereditando lo spirito che aveva animato la rivista “Ferrania” (1947-1967) – dedica alla realizzazione di libri, cataloghi e pubblicazioni.

SALA ESPOSITIVA BINARIO 7
Via Filippo Turati 8, Monza

Informazioni
fondazione3m.it

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